Prima una nota sui social, poi una pec mandata alla Lega Serie A per chiedere giustizia. Alla Lazio sono furiosi per il gol subito al 95esimo contro l’Udinese: Keinan Davis controlla la palla col il braccio, passa qualche secondo, calcia e segna, la squadra di Maurizio Sarri perde due punti. La rete era da annullare? Se il tocco con la mano o il braccio precede “immediatamente” il gol si deve fischiare, questo dice il regolamento. Siamo alle solite: quanti secondi devono passare affinché si concretizzi l’immediatezza è questione di interpretazione. Il momento per la classe arbitrale è complicato, lo sa l’Aia e lo sanno le società, che sfruttano ogni passo falso dei direttori di gara per mettere pressione, sperando di trarre (indirettamente, nessun “sistema”) qualche vantaggio nel prossimo futuro. Della serie: protestano tutti? Allora nemmeno noi possiamo stare in silenzio. Quel gol di Davis, forse, era davvero da annullare. Ma la reazione della società di Claudio Lotito è durissima. Su Instagram si parla di “rispetto”, parola fondamentale nel gergo calcistico, oltre a “uniformità di giudizio e maggiore attenzione”, poiché sarebbero tanti gli “episodi che stanno incidendo in modo evidente sul lavoro della squadra e sull’equità della competizione, generando rilevanti danni economici al Club e ledendo profondamente la passione, l’impegno e i sacrifici di una tifoseria che sostiene questi colori, in ogni stadio e in ogni contesto”. La pec inviata alla Lega è ancora più netta.
La Lazio si è detta pronta a “intraprendere ogni iniziativa consentita a tutela dei propri diritti, dei danni economici subiti anche in considerazione dello status di società quotata, della regolarità sportiva e del rispetto dovuto ai propri tifosi. La S.S. Lazio richiama preliminarmente la Nota Ufficiale del 10 novembre 2025, con la quale la Società - in modo chiaro e responsabile -, ha ribadito il proprio rispetto per il ruolo arbitrale, sottolineando al contempo la necessità di accompagnare con equilibrio l’attuale fase di rinnovamento generazionale della classe arbitrale, valorizzandone formazione e crescita. Si ritiene altresì doveroso evidenziare che la S.S. Lazio è una società quotata, soggetta a stringenti obblighi di trasparenza, correttezza gestionale e tutela del valore nei confronti del mercato e dei propri azionisti, ai quali il Club è chiamato a rispondere anche in relazione a eventi e decisioni che incidono in modo diretto sui risultati sportivi, economici e patrimoniali”. Ci sono tanti soldi di mezzo, in poche parole, quelli dei tifosi e degli investitori. “Non è più tollerabile”, prosegue la lettera, “che, nel corso di questo campionato, si continui ad assistere al ripetersi di episodi arbitrali e a valutazioni Var incoerenti, disomogenee e determinanti, che stanno producendo un pregiudizio sportivo evidente ai danni della S.S. Lazio, minando al contempo la credibilità dell’intero sistema e generando rilevanti danni economici. Non si tratta del singolo errore, fisiologico nello sport. Si tratta di una sequenza di episodi che, per frequenza, natura e impatto, non è più archiviabile come casualità”. Si parla chiaramente di “pregiudizio”, quindi una certa postura della classe arbitrale nei confronti dei biancocelesti.
Sono 5 i punti evocati dalla dirigenza laziale su cui occorre lavorare: “Convocazione urgente di un tavolo istituzionale promosso dalla Lega Serie A, con il coinvolgimento della FIGC e dei referenti arbitrali competenti, finalizzato a un confronto operativo sui criteri applicativi e sulle criticità riscontrate”; “riscontro formale scritto” sui presunti episodi sfavorevoli alla Lazio; “definizione e diffusione di linee guida operative vincolanti e coerenti su casistiche determinanti (rigori, falli di mano, fuorigioco, condotta violenta e gravi falli di gioco), con soglie di intervento Var non ambigue”; trasparenza su ogni decisione, quindi spiegazione istituzionale, chiara e tempestiva”; infine “assunzione di responsabilità e controllo di qualità”, con “conseguenze tecniche nei percorsi di valutazione, formazione e designazione”. Specialmente l’ultimo punto sembra il più polemico: chi sbaglia non può essere lasciato ai vertici della classe arbitrale e deve essere penalizzato. Gli annunci Var di fronte a uno stadio intero non bastano come segno di trasparenza. E nemmeno gli “open Var” di Rocchi o le spiegazioni degli arbitri in telecronaca. Ormai gli errori sono troppi, tutti sono scontenti, la pressione sui direttori di gara insostenibile. Serve chiarezza, ripete il coro, ma non da dove bisogna cominciare? Le rivendicazioni della società di Lotito possono essere comprensibili. La sensazione, però, è che se ognuno fa da sé il sistema non ne trarrà beneficio. Nelle richieste individuali contano: il peso (economico e simbolico) di una società, le capacità dei dirigenti, rapporti di forza consolidati nel tempo, relazioni. Protestare singolarmente aiuta i singoli. L’idea di un tavolo è corretta e necessaria. Se non altro per evitare che la classe arbitrare rimanga unica giudice di se stessa. Le lettere inviate alla Lega, però, servono solo ad aumentare la confusione generale, aggravando le criticità che ogni weekend si ripetono su ogni campo, a favore e contro chiunque. Lettere in cui viene chiesta chiarezza, ma che senza un’azione collettiva aggiungono sale sulle ferite.