Il 31 luglio 1994, esattamente 27 anni, c'era fermento nel paddock di Hockenheim, dov'era in corso il Gran Premio di Germania. Un appuntamento molto atteso per gli appassionati tedeschi che tifavano in massa per la Benetton, dove l'eroe di casa - un giovane ragazzone semi sconosciuto fino all'anno precedente - stava cercando di portare a casa il suo primo titolo da campione del mondo. Michael Schumacher guidava la scuderia come pilota di punta e, alle sue spalle, a rotazione sedevano sulla seconda Benetton tre piloti: l'olandese Jos Verstappen, il finlandese JJ Lehto e il britannico Johnny Herbert.
Un anno difficile per la Formula 1, con il GP di Germania arrivato in calendario pochi mesi dopo la tragica morte di Roland Razemberger e di Ayrton Senna, entrambe avvenute nel weekend del 1 maggio a Imola.
Fermento, agitazione, consapevolezza che sì, la Formula 1 è ancora uno sport pericoloso e sì, un attimo può succedere di tutto.
E tutto infatti successe, anche in Germania. Schumacher fu costretto a ritirarsi al ventesimo giro del Gran Premio dopo una serrata lotta per salire sul podio a causa della rottura del propulsore della sua Benetton, deludendo le aspettative dei tifosi tedeschi.
Ma il vero evento che scatenò il panico nel paddock e che, ancora oggi, viene ricordato come uno dei momenti più assurdi della storia della Formula 1 riguarda il secondo pilota della Benetton: Jos Verstappen.
Il padre di Max portò la sua monoposto ai box per il consueto pit stop dove i meccanici sfilarono troppo rapidamente il bocchettone del carburante, una manovra che portò alla fuoriuscita della benzina che, in un attimo, inondò l'intera monoposto. Il retrotreno rovente fece il resto: le fiamme circondarono tutto, in un'immagine macabra a cui i meccanici riuscirono a dar seguito in fretta e con una freddezza invidiabile.
La velocità di reazioni trasformò il terribile incidente in un ricordo spaventoso ma, fortunatamente, senza gravi conseguenze. Verstappen uscì dalla Benetton sulle sue gambe e riportò solo ustioni superficiali.