Da quasi otto anni Michael Schumacher si è trasformato in un ricordo. Un pilota che appartiene al passato, che non concede interviste da vecchia gloria dei tempi andati, che non critica, commenta, che non fa tutto quello - un giorno di tanti anni fa - ci saremmo aspettati di vedere da un Kaiser ormai lontano dalla Formula 1. Michael è oggi un padre pilota che non accompagna il figlio Mick in circuito, che non lo segue nel paddock, che non consiglia e non sbraita. È un’assenza che pesa come una presenza, un vuoto che ancora si sente e che, con l’arrivo del figlio in Formula 1, è tornato prepotentemente dentro al mondo del motorsport.
Fanno commuovere, le celebrazioni silenziose del giovane Mick nei confronti del padre, e quel velo di privacy che un ragazzo così maturo riesce a mantenere, proteggendo una scelta che tutta la famiglia Schumacher prese nell’inverno del 2013 e che ancora oggi porta avanti: riservatezza, la più assoluta riservatezza nei confronti del Kaiser e delle sue condizioni di salute dopo l’incidente sulle nevi di Méribel.
Una privacy che ingloba tutto, dalla scelta di dove vivere alle persone a cui è permesso visitare casa Schumacher, passando per le parole sempre ponderate di Mick, Gianna e Corinna fino ad arrivare al modo in cui è stato pensato e scritto il documentario di Netflix che sarà disponibile sulla piattaforma a partire dal prossimo 15 settembre.
Un progetto che parte da lontano e di cui si è parlato a lungo, curato nei dettagli e approvato dalla famiglia del Kaiser, grande protagonista del documentario. All’interno di Schumacher saranno presenti anche i volti di grandi personaggi della Formula 1 che negli anni hanno accompagno Michael nella corsa ai sette titoli mondiali: Jean Todt, Bernie Ecclestone, Luca Cordero di Montezemolo, Piero Ferrari, Willi Weber, Sabine Kehm, Flavio Briatore, Mika Hakkinen, Damon Hill, David Coulthard e Sebastian Vettel.
Un “regalo” così è stato definito il documentario, “della sua famiglia ad un marito e padre amatissimo” e anche un dono per gli appassionati, per chi Michael lo ha amato tanto e per quei giovani tifosi che di lui sanno e conoscono troppo poco.
Un solo grande punto di domanda quindi sorge spontaneo quando si leggono i dettagli di questo attesissimo documentario: come si parlerà del Michael di oggi? Verrà ignorato? Si parlerà di lui al passato o al presente? Sarà dipinto come ricordo anche da parte di chi con il Kaiser vive oggi?
Come può l’estremo tentativo di mantenere privacy e riservatezza coincidere con un documentario sulla vita del sette volte campione del mondo? Forse solo guardando al passato ma, viene da chiedersi, ha davvero senso - a quasi 10 anni dall’incidente in cui è rimasto coinvolto - continuare a fingere che questa parte della vita del Kaiser non esista? Che Michael Schumacher sia solo il pilota e che tutti ricordano, sia bloccato lì, congelato quel giorno?
Che valore avrebbe un documentario che ignora completamente uno spaccato di vita che riguarda l’uomo? Michael Schumacher non è solo l’invincibile pilota di ghiaccio, il Kaiser, il dio della Formula 1. E un giorno dovremo smettere di credere il contrario, sperando che quel giorno coincida proprio con il prossimo 15 settembre.