Dall’ultima gara di Valentino Rossi siamo passati ai primi test senza di lui, per due giorni a Jerez de la Frontera. Anche se in pista ci sarà il suo team (con Luca Marini e Marco Bezzecchi) l’assenza del 9 volte iridato si fa comunque sentire. D’altronde da quel gennaio 2004 a Sepang, quando Valentino salì per la prima volta sulla Yamaha M1, sembra passata tutta una vita.
Il video qui sopra parla da solo: la moto, con la carena nera dei test, ci ricorda che a smuovere il circus erano ancora i tabaccai. Il suono della M1 ci riporta al motore screamer, prima che Yamaha introducesse gli scoppi irregolari poco più tardi. È cambiato anche l’abbigliamento, la tuta infatti appare meno aderente ed il casco non presenta tutto lo studio aerodinamico che viene garantito oggi dai costruttori. Poi ci sono le persone, l’ambiente, la copertura mediatica. Jeremy Burgess discute con Rossi, un giovanissimo Matteo Flamigni controlla i dati su di un computer ingombrante, il box è del tutto spoglio, senza i tipici cartelloni promozionali che ormai vengono montati anche per i test. I fotografi e la tensione però, non mancano. Valentino impenna sul rettilineo di Sepang, torna ai box e discute sulla posizione di guida, forse vuole un serbatoio diverso. In un’intervista, anni più tardi, ha raccontato di aver detto ad Alessio Salucci che con quella moto si poteva vincere e così è stato.
Qualche mese più tardi, il 18 aprile, il motomondiale vede in Valentino Rossi con la Yamaha M1 il suo primo vincitore, prologo del primo titolo con la Yamaha a cui ne seguiranno altri tre nel 2005, nel 2008 e nel 2009. Lui la ricorda come la vittoria più bella di sempre: “Mi ero stancato dei miei detrattori e dei miei avversari che dicevano che vincevo grazie alla Honda - ha raccontato a Meda in una lunga diretta a Misano - quando per me era chiarissimo che vincevo perché ero il più forte. Ma anche per loro era chiaro, quando sei in pista lo vedi. Secondo me è stata la più bella”.