Non importa quando velocemente si muova la Formula 1. Non importa che siano passati 27 anni da quel 1 maggio 1994 che cambiò per sempre il volto del motorsport. Non importa quante persone siano passate dalle strade di San Paolo dopo che una folla disperata, che sembrava contenere il Brasile intero, si riversò sulle strade per dire addio al suo pilota, l'unico, il più grande di tutti.
Non importa perché ancora oggi, quando la Formula 1 torna a Interlagos, ogni cosa parla di Ayrton Senna.
Il suo ricordo vibra, nel cuore di piloti che non l'hanno mai dimenticato, anche chi è troppo giovane per averlo conosciuto, per le strade, lungo i cordoli del circuito, e poi su fino al cimitero di Morumby, dove in un pomeriggio terribile di quasi 30 anni fa lo portano - sulle spalle - Gerhard Berger, Alain Prost, Emerson Fittipaldi e Rubens Barrichello.
Sulla lapide una sola frase: Nada pode me separar do amor de Deus. Una frase riportata dalla Scuderia Ferrari in questi giorni che, arrivata a San Paolo, è andata a rendere omaggio a Senna al cimitero della città.
Un passaggio obbligatorio, di chi visita la casa di qualcuno che da lì non se n'è mai davvero andato.
Il ricordo malinconico che questo weekend accompagna i tifosi: dal bellissimo nuovo Murales che sovrasta la città, alto ben 88 metri, al casco presentato da Lewis Hamilton, che per l'occasione rivela: "Ayrton Senna è stato la mia più grande ispirazione. Per il modo in cui guidava, per la sua passione per la vita e per lo sport. Ma più di ogni altra cosa per il modo in cui ha affrontato un sistema che non è sempre stato corretto nei suoi confronti. Che la sua eredità rimanga sempre, in modo particolare vibrante come questo weekend".
C'è, Ayrton Senna. Nella voglia di cambiare le cose di Lewis Hamilton, nella parole dei giovanissimi, come Leclerc e Gasly, che lo sognano compagno di squadra, mentore, ispiratore. C'è nelle persone che di lui non si sono mai dimenticate. E nel suo Brasile, che sempre parlerà di lui.