Come una filastrocca ridondante è ancora Max Verstappen a vincere un gran premio, in questo caso quello del Brasile. Si prende tutto e lascia poco agli altri da spartirsi in quel di Interlagos, solo Lando Norris riesce ad impensierirlo con una battaglia lunga poco più di un giro per poi accontentarsi di un secondo posto. Tutto il resto a San Paolo se lo sono presi Fernando Alonso e Checo Perez con un ruota a ruota che li ha visti impegnati nell’ultimissima parte di gara per arrivare sulla linea d’arrivo al fotofinish, con lo spagnolo davanti al messicano di solo cinquantatré millesimi. Con la folla impazzita per gli ultimi giri di fuoco e gli applausi di tutto il paddock per una tale performance, la lotta tra Alonso e Perez si porta con sé una delle verità più pesanti di tutto il weekend: in certi casi è ancora il pilota a fare la differenza.
È stata una gara ricca di colpi di scena, a partire dal ritiro di Leclerc per arrivare al disastro Mercedes, ma a rubare la scena a tutti, persino al vincitore, sono stati Fernando Alonso e Sergio Perez. Dopo due strategie coi fiocchi e la rimonta del messicano, i due si sono trovati ruota a ruota nella parte finale del gran premio. Non era scontato trovarli in questa situazione: lo spagnolo arrivava da una seconda parte di stagione in salita, dati gli aggiornamenti di Aston Martin poco proficui che non hanno reso possibile una lotta degna per la medaglia d’argento nel campionato costruttori, tantomeno delle battaglie per il podio ricorrenti. Lo si vedeva anche nelle performance del compagno di squadra di Alonso, Lance Stroll, che la AMR23 non è più riuscita a tirare fuori tutto il suo potenziale ritrovandosi spesso a dover faticare per portarsi a casa più punti possibile dopo un inizio anno incredibilmente performante.
Tra le difficoltà però Fernando Alonso ha sempre dimostrato di avere quel qualcosa in più rispetto al resto per emergere proprio come ha fatto sulla pista brasiliana, dimostrando di avere un buon passo già dalle prove libere del venerdì mattina. Con un assetto evidentemente azzeccato dal suo team è riuscito a partire quarto mantenendosi sempre in zona podio fino all’arrivo del secondo alfiere Red Bull, Sergio Perez. Una volta arrivati ai ferri corti, con il messicano ormai davanti grazie all’efficienza straordinaria del suo DRS, Alonso è riuscito a riprendersi la posizione qualche curva dopo con un sorpasso stellare - che viene già inserito tra i migliori dello spagnolo - per arrivare sotto la bandiera a scacchi solo cinquantatré millesimi davanti. Una volata finale al fotofinish che in Formula 1 non si vedeva da tanto, per ricordare qual è il sapore di questo sport che è stato fin troppo insipido ultimamente.
Lo spagnolo è riuscito a riportare l’Aston Martin sul podio dopo un digiuno durato qualche mese - visto l’ultimo secondo posto a Zandvoort - con un’impresa che forse vale di più di una vittoria. D’altronde uno dei suoi soprannomi è sempre stato Magic, ma ciò che Fernando Alonso è stato in grado di dimostrare ad Interlagos è qualcosa che ormai viene dato troppo per scontato in una Formula 1 fatta di domini tecnici di vetture che finiscono per far concentrare gli spettatori solo sul fatto che “il primo vince perché ha la macchina migliore”. Sicuramente non si può contestare quanto la preparazione della vettura a 360 gradi sia centrale negli ultimi decenni, ma ci sono dei casi, proprio come quello di Fernando Alonso, in cui è il piede e la furbizia del pilota a fare la differenza.
Checo Perez guida la stessa identica vettura di Max Verstappen eppure non è mai riuscito ad eguagliarlo minimamente, conducendo una stagione deludente e che sta mettendo parecchio a rischio il suo futuro in Formula 1. Con la monoposto che guida dovrebbe essere sempre al seguito del suo compagno di squadra e la sua performance stagionale non va che a confermare che in certi casi la macchina non fa tutto in questo sport. Ad Interlagos è andato in scena un duello tra una vettura superiore e un pilota superiore e a spuntarla è stato Fernando Alonso che sotto alla scocca non può dire di avere la vettura da campionato ma che si porta alle spalle due campionati mondiali e un’esperienza in mille categorie che lo rendono un fuoriclasse. Ciò che racconta questa battaglia è un concetto che la Formula 1 deve tenersi stretto, qualcosa di imprescindibile dalla sua natura: certo, le monoposto sono centrali, ma quando al volante c'è un pilota come Fernando Alonso bisogna guardare anche ad altro.