L'aggettivo che viene spesso associato a Cal Crutchlow all'interno del paddock è "istintivo". Di certo l'inglese non ha mai smarrito l'istinto del pilota veloce, competitivo in ogni condizione, nonostante da due anni a questa parte si sia accontentato di un "part time" in MotoGP, preferendo il ruolo di colladatore ufficiale alla vita frenetica del Motomondiale vissuto a tempo pieno. Quella MotoGP che ormai ti costringe ad essere lontano da casa e famiglia per 21 weekend all'anno, a cui si sommano impegni mediatici, allenamenti, viaggi, e meeting tecnici in fabbrica. I tempi del tester, invece, sono più blandi. Manca la pressione figlia della competizione dei fine settimana di gara, resta la certezza che il brivido della velocità - quella sensazione che solo la sella di una MotoGP garantisce - non si dissolverà. Perchè un collaudatore sa che, almeno una volta ogni tre mesi, sarà chiamato a domare il frastuono di 280 cavalli sotto ai glutei. Una tantum, poi, capita anche di dover sostituire i piloti titolari e disputare una gara. Cal Crutchlow ne ha fatte sei, di fila, nel finale del 2022, dopo il ritiro di Andrea Dovizioso. Alla guida della M1 dell'ormai ex Team RNF Yamaha, Crutchlow è andato a punti in ben quattro occasioni, siglando un onorevolissimo 12° posto a Sepang. Cal, sempre in Malesia, ha brillato nelle FP2, con un secondo tempo sull'asfalto umido. Ennesima riprova che il talento e l'istinto alla velocità del pilota di Coventry non sono mai scemati, al pari della sua spontaneità davanti a microfoni e telecamere.
Schietto, sincero, diretto e spiritoso. Cal, tuttavia, è un pilota che aldilà dell'istinto e della velocità innata, vanta altre qualità. Sulle sue spalle si contano dieci stagioni in MotoGP, nel corso delle quali ha guidato Yamaha, Ducati e Honda. La profonda esperienza, insieme alla competitività che ancora dimostra a 37 anni, rendono Cal Crutchlow un collaudatore ambitissimo in MotoGP. La Yamaha, non a caso, l'ha scelto al termine del 2020, dopo la breve esperienza da tester di Jorge Lorenzo. Cal - in una recente intervista ai colleghi inglesi di Crash.net - ha parlato di cosa si aspetta da Yamaha, Quartararo e Morbidelli nel 2023, sottolineando quanto sia cambiato negli ultimi tempi il ruolo del tester (della crescente importanza di Test Team e Team Performance ne parlava anche Davide Brivio, le sue parole le trovate qui), nei confronti del quale Iwata sembra dedicare sempre maggior attenzione: "Mi danno un sacco di cose da testare. La differenza tra quando ho iniziato a testare, all'inizio del 2021, e ora è incredibile. Spostano 27 dipendenti per ogni test! È uno sforzo completo, che è grandioso. Mi piace farlo e il Test Team sta lavorando sempre meglio. Abbiamo ottenuto molta più velocità massima con il motore 2023 che ho provato a Misano, ma questo comporta nuovi problemi, perchè la moto è meno docile di prima. La moto 2023 con più velocità in fondo al rettilineo sarà già più competitiva perché Fabio non sarà superato così facilmente e forse potrà anche sorpassare gli altri. Ha bisogno di qualcosa per essere in grado di combattere e credo che con quello che abbiamo fatto per il prossimo anno sarà della partita. Il problema è che quando Quartararo e Morbidelli provano nei test, lo fanno al lunedì su una pista con molto grip. Ma durante la stagione non è sempre così, all'inizio del weekend devono guidare in FP1, FP2 e FP3, quando l'aderenza è poca. Penso che Franco abbia solo bisogno di un po' di tempo libero durante l'inverno. Ha quasi vinto il campionato due anni fa. Abbiamo bisogno di due piloti forti nel team ufficiale e credo che li avremo la prossima stagione".