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Caso Horner: luci e ombre dal paddock del Bahrain

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

28 febbraio 2024

Caso Horner: luci e ombre dal paddock del Bahrain
La decisione di Red Bull è arrivata, dopo essere stata a lungo attesa, durante il primo giorno di attività in pista in Bahrain, al via del primo weekend di Formula 1 dell'anno: il team principal della Red Bull Chris Horner è stato assolto dalle accuse e resterà al comando della squadra campione del mondo. Tensioni, sorprese e molte domande dal paddock, mentre ci si interroga sul futuro

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

Nel paddock non si è parlato d'altro. In un mercoledì che assomiglia al consueto giovedì di gara, con tutti gli appuntamenti della Formula 1 dedicati alla stampa anticipati di un giorno per lo spostamento del Gran Premio da domenica a sabato, il fermento degli addetti ai lavori in Bahrain era alle stelle, in un clima tesissimo e diverso dal solito. Dalla mattina molto presto fino alla tarda sera, quando il vento freddo del deserto ha gelato l'aria del paddock, si è parlato solo di lui, di Chris Horner. L'assente, l'atteso. Il team principal della Red Bull che fino a pochi giorni fa era stato dato - da tutta la stampa internazionale - come spacciato, sembrava essere destinato all'inevitabile licenziamento: l'indagine interna condotta contro di lui, si diceva, era troppo grave. Si è parlato di comportamento inappropriato nei confronti di una dipendete, di uno scandalo sessuale con fotografie hard e messaggi compromettenti, di un tentativo di insabbiare tutto per oltre 700.000 euro, sperando di comprare il silenzio della donna in questione. Da qui l'inevitabile indagine interna, condotta da avvocati esterni alla casa madre, e la convinzione che per Horner non ci fossero vie d'uscita se non quella del licenziamento. 

La sentenza però, a partire da questa mattina all'interno del paddock, ha cominciato a sembrare a tutti meno sicura. "I thailandesi sono dalla sua parte", dicevano i meglio informati. La maggioranza delle quote dell'azienda è infatti nelle mani di Vorayuth Yoovidhya, da sempre dalla parte di Chris Horner in quella lotta - tanto raccontata nel corso dell'ultimo anno - scatenata all'interno di Red Bull dopo la morte del fondatore Dietrich Mateschitz, con la fazione austriaca (di cui farebbe parte anche Helmut Marko) lontanissima da quella thailandese. 

Nel primo pomeriggio del Bahrain è poi arrivata la conferma della partenza di Horner, che dopo i test aveva lasciato Manama per tornare in Europa e che, questa mattina, aveva invece preso un volo per fare ritorno in Bahrain. Un arrivo che ha delineato chiaramente l'intenzione di Red Bull di concludere la vicenda, mentre nel piccolo microcosmo del paddock si rimbalzavano notizie sempre più sicure: "Horner resta", "non se ne va", "domani arriverà con un ghigno da vincente". Il ghigno che aveva perso, durante i test della scorsa settimana, mentre in silenzio - per via delle indagini in corso - non poteva rispondere agli attacchi dei colleghi (Zak Brown su tutti), con la testa bassa e un atteggiamento mai visto sul volto del britannico. Un ghigno che sicuramente ora tornerà, vista l'ufficialità della sua assoluzione arrivata attraverso un comunicato pubblicato da Red Bull che pone la parola fine sulla spinosa questione.

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E le presunte molestie? Un caso come questo, assoluzione o meno, non può passare inosservato. A ripeterlo a gran voce nel corso degli ultimi giorni sono stati piloti (uno su tutti Lewis Hamilton, in conferenza stampa), team principal e lavoratori del paddock meno esposti alle telecamere. "Servono più donne" ha detto Toto Wolff, ma serve anche più inclusione, più attenzione, più capacità di captare situazioni lavorativamente non corrette. Parole forse scontate quelle di chi si è esposto, le uniche che potevano essere dette in un clima di grande incertezza nell'attesa di ufficialità, ma parole che ora si devono trasformare in fatti: il caso di Horner getta una macchia indelebile sull'abito sartoriale della Formula 1, comunque la si guardi.

Mentre in casa Red Bull il nome sulla sedia centrale del muretto del toro rimane quello di Chris Horner, con la certezza che - risorto da quello che sembrava dover essere il suo funerale lavorativo - il team principal sarà più agguerrito che mai, in pista, contro gli avversari (soprattutto quelli che lo hanno colpito nei giorni del suo silenzio) e contro la "fazione opposta" di questa Red Bull spaccata in due. Oltre al ruolo sibillino di Helmut Marko, con cui lo scorso anno ci sono stati importanti scontri interni, sembra che anche il ruolo di Jos Verstappen si sia inserito fortemente in questa questione, con il padre di Max in rotta di collisione con Horner. Come cambieranno le cose? Forse inizieremo a scoprirlo domani, con le prime luci del giorno sul paddock del Bahrain.

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