Fa passare le mani attraverso l’halo, Charles Leclerc, e se le mette in faccia, sfregandosi gli occhi attraverso la visiera aperta del suo casco. Si prende un attimo prima di alzarsi in piedi ed uscire da quella Ferrari, sogno e delusione di migliaia di tifosi nel weekend di Imola. C’è una ritualità nella disperazione del monegasco, come se avesse bisogno di un po’ di tempo per se stesso prima di tornare protagonista, pilota, predestinato. Sa che una volta entrato nel paddock e nel ring delle interviste tutto ciò che dirà dovrà essere meditato, educato e studiato, sa che l’errore in pista non può ripetersi nelle parole. E allora dategli un secondo, a questo ragazzo di ventiquattro anni, dategli un attimo per rimettere insieme i pezzi della sua delusione.
Lui che dopo la perfezione alla guida di tre gare lontane da casa, il Bahrain, Jeddah e Melbourne, voleva riportare in Italia, a casa, quel sogno rosso. Lui che di troppa foga, ancora una volta, è stato colpevole e vittima. Si appoggia con la schiena alla sua F1-75, i piedi ancora dentro la monoposto, si sfila i guanti e li lancia in avanti con stizza.
È deluso, a Imola lo sono tutti. È deluso perché, incapace di accontentarsi, ha voluto troppo per se stesso e per chi era lì per lui, e ha sbagliato il rigore. Un podio sarebbe andato bene, altro questa domenica non sembrava possibile ottenere, e i punti di un terzo posto sarebbero stati un buon bottino da portare a Miami. Avrebbe dovuto concedere alla Red Bull, e a Max Verstappen, un trionfo su terra amica per poi chiedere la rivincita oltreoceano, ma questo ragazzo non è fatto così.
Lo diceva Francesco De Gregori che non serve aver paura di sbagliare un calcio di rigore perché "non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore” e Leclerc la paura di calciare non l’ha mai avuta. Con un pallone davanti e una porta a disposizione Charles alza sempre la mano per prendersi il ruolo del protagonista, peccando negli eccessi ma dando sempre tutto quello che possiede.
E deve ricordarselo adesso, ora che la delusione è forte, che le accuse si fanno sentire, che il campionato - con una Red Bull così veloce e un Max Verstappen così concentrato - sarà acceso ad ogni gara, combattuto e pieno di insidie. Deve ricordarsi che ogni rigore sbagliato sarà la crepa per far entrare commenti e critiche ma ogni rigore non tirato sarà per lui una delusione ben peggiore con la quale fare i conti alla fine della gara. Perché Charles Leclerc è anche questo. Sopra le righe, sopra le aspettative, sopra le considerazioni degli altri, i calcoli dei punti, le strategie.
Sì, direte voi, ma i mondiali si vincono anche con i secondi posti mentre gli errori si pagano molto più cari. Sì, è vero. Ma avere un fuoriclasse in squadra significa anche prendersi la responsabilità di concedergli un guizzo di troppo, uno sbaglio inutile. Perché il vero problema di chi sbaglia i rigori è la paura di non volerli tirare più.