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Forse i migliori devono sempre essere in due

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

12 dicembre 2021

Forse i migliori devono sempre essere in due
Che la grandezza di Lewis Hamilton è chiara a tutti solo adesso, perché di fronte ha un vero avversario da battere. Che lo spirito di Max Verstappen resiste anche ora, mentre combatte contro il più vincente di sempre. Che forse "vinca il migliore" ha senso solo se i migliori sono due, perché nessuno è metro di giudizio di sé stesso

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

Come Ayrton Senna e Alain Prost. Come Niki Lauda e James Hunt. Come Michael Schumacher e Mika Hakkinen. Così, da oggi in poi anche Lewis Hamilton e Max Verstappen. Il vecchio e il nuovo che sul piatto di questo mondiale si giocano tutto: il primo titolo per uno dei due, per chi da anni pretende di diventare chi sa di poter essere, e l'ottavo per l'altro, quel numero che nessuno è mai riuscito a raggiungere prima di lui. 

Due piloti che sono uno scontro continuo, di parole, di fatti, di personalità e di vite, che si incontrano sempre, solo, in pista e lo fanno per l'ultima volta ad armi pari, ad Abu Dhabi, dove a vincere sarà il migliore.

Un pugno di rispetto e poi giù il casco, come nel più classico dei cliché. Perché ci deve sempre essere un migliore, no? Uno solo alzerà la coppa, uno solo porterà a casa il titolo e sarà vincente, mentre l'altro addosso si cucirà la definizione dello sconfitto.

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Ventidue testa a testa in un mondiale che è stato una maratona, una sceneggiatura perfetta, la trama di un romanzo impossibile da scrivere. Ventidue testa a testa che no, non decreteranno un vincitore e uno sconfitto.

Perché forse la banalità del "che vinca il migliore" non ha senso, se di migliore pretendiamo di averne sempre e solo uno. Perché la grandezza di Lewis Hamilton è chiara a tutti solo adesso, nonostante i titoli vinti in Formula 1 siano già sette, oggi che davanti a sé ha un avversario vero, terribile, disposto a tutto pur di prevalere. O lo spirito di Max Verstappen, il suo carattere inscalfibile, che resiste anche ora, dopo un anno di battaglie mai provate, mentre combatte contro il più vincente di sempre, un pilota che non sembra toccarlo, cambiarlo, incrinarlo.

Forse quindi "vinca il migliore" ha senso solo se i migliori sono due, perché nessuno è metro di giudizio di sé stesso e dentro la propria velocità, scavando fino alla base del proprio valore, c'è sempre il bisogno di un altro. Di un confronto, di un motivo per cui voler dominare, di un finale così: talmente bello che a nessun sembra più interessare chi poi, alla fine, sarà il migliore. 

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