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Lin Jarvis: “Chi è Marc Marquez? Tanta gente non ne ha idea. Invece tutti sanno chi è Valentino Rossi"

11 dicembre 2021

Lin Jarvis: “Chi è Marc Marquez? Tanta gente non ne ha idea. Invece tutti sanno chi è Valentino Rossi"
Lin Jarvis torna a parlare di Valentino Rossi, stavolta con toni concilianti: “Siamo stati in grado di allungargli la carriera, ma anche se sei un’icona prima o poi arriva il giorno del ritiro”. L’intervista

16 anni assieme, dal 2004 al 2010 prima e dal 2013 al 2021 poi. La storia tra Valentino Rossi e la Yamaha è lunga, conta quattro titolo mondiali e prosegue ancora adesso, anche se il fuoriclasse pesarese ha scelto di ritirarsi. Lin Jarvis, in una lunga intervista ai colleghi francesi di Moto Revue, racconta il suo rapporto con Rossi e gli anni passati assieme. Ecco i passaggi più interessanti.

“Come tutti, credo che il suo ritiro sia la fine di un mondo, la fine di un'era gloriosa - ha spiegato - È una di quelle icone sportive uniche che appaiono in ogni sport in un determinato momento. Ma per ogni icona c'è anche la fine di una carriera. Valentino ha trascorso sedici stagioni con la Yamaha, ci ha riportato a vincere in MotoGP e ci ha ridato fiducia, che sia come azienda che come marchio avevamo perso un po'. Con lui abbiamo capito che potevamo vincere ancora e gli dobbiamo molto. È stata una grande avventura, ma è ora che passi al prossimo capitolo della sua vita".

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Un post condiviso da Monster Energy Yamaha MotoGP (@yamahamotogp)

Quando gli chiedono della MotoGP dopo il suo ritiro, Jarvis spiega che tra Rossi e gli altri piloti del motomondiale resta un abisso: “Farà sicuramente effetto non averlo in MotoGP, perché è un pilota unico. Molta gente non ha idea di chi sia Marc Marquez, o magari Fabio Quartararo, ma se chiedi ‘Chi è Valentino Rossi?’ Chiunque può rispondere. Lo conoscono tutti. È ovvio che ha un enorme appeal globale, l’assenza di un’icona toglierà sicuramente qualcosa allo sport,  qindi sarà qualcosa che dovremo ritrovare, ma sono anche ottimista per il futuro della MotoGP perché le corse sono molto eccitanti adesso. Abbiamo un sacco di giovani, nuovi talenti, talenti entusiasmanti, altri ne arriveranno. Alla gente piace anche Fabio per esempio, lui ha una vera personalità, si diverte e lo comunica. Quello che apprezzo è anche il fatto che abbiamo ritrovato il rispetto reciproco tra i piloti che è mancato per molti anni. Probabilmente bisognerebbe tornare al 2010, o anche prima, per rivivere quella situazione”.

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Poi il britannico di Yamaha analizza le stagioni di Valentino, ognuna con i suoi momenti chiave: “Ci sono stati diversi capitoli in questa storia. L'inizio è stato molto positivo, ovviamente. Ci ha portato alla vittoria. Poi le cose sono cambiate un po' quando è entrato in scena Jorge Lorenz, che si è unito a noi nel 2008. Valentino ha vinto i suoi ultimi due titoli nel 2008 e nel 2009 e Jorge il suo primo in MotoGP nel 2010. È stato allora che Valentino si è infortunato e se n'è andato alla fine dell'anno. Ecco, il 2010 non è stato un buon anno. Non è stato affatto un bel periodo quando Valentino ha deciso di lasciare la Yamaha. Non credo sia stato per causa mia, piuttosto credo se ne sia andato perché avevamo ingaggiato Lorenzo: la loro rivalità era molto accesa. Quando ha deciso di tornare eravamo la squadra con cui si sentiva a suo agio e siamo stati in grado di dargli l'opportunità di allungare la sua carriera, credo, perché era piuttosto disperato dopo il suo periodo in Ducati. Con noi ha saputo rinnovarsi. Quando è tornato a vincere, ad Assen nel 2013, è stato un grande momento. Nel 2015 è andato molto vicino alla vittoria del campionato e direi che la quest’ultima parte di carriera con Valentino abbiamo avuto un rapporto più paritario e maturo. Era una fase diversa della sua vita, andava più d’accordo con il suo compagno di squadra (Maverick Vinales, ndr.) e apprezzava la lealtà di Yamana nei suoi confronti. Tuttavia negli ultimi anni non è stato in grado di vincere ed è un peccato ma, come ho detto, la carriera di tutti, anche quella delle icone, a un certo punto finisce”.

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  • Lin Jarvis
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