Casey Stoner è tornato a passi felpati nel paddock della MotoGP: dapprima in video, quando a Misano ha presentato un casco dedicatogli da Nolan per celebrare il suo ultimo titolo, poi fisicamente, quando l’Australia ha riaperto le frontiere e Casey ha potuto tornare a viaggiare. Vederlo a Portimaõ e Valencia in veste di coach per Ducati è stato bello per tutti, a cominciare dai piloti che, impressionati dalla sua esperienza, hanno proposto a Domenicali di ridurre il loro ingaggio per averlo nel box a tutti i Gran Premi. Se questa possibilità sembra lontana (come è stato spiegato da Gigi Dall'Igna) resta il fatto che Stoner sembra sempre più vicino alla MotoGP.
In un’intervista rilasciata ai canali ufficiali Dorna, l'australiano ha spiazzato un po' tutti ancora una volta, dichiarando che sarebbe felice di guidare una Yamaha M1, l’unica MotoGP vincente oltre alle due (Ducati e Honda) che ha guidato durante la sua carriera: “La Yamaha è sempre stata la moto più difficile da battere - ha spiegato - Sarei interessato a capire come ci si sente in sella. Ho potuto osservare la Yamaha molto da vicino, vorrei sperimentare direttamente come funziona. Sono interessato alla Yamaha perché mi chiedo se potrei guidarla in modo diverso dagli altri piloti o se dovrei guidarla come hanno fatto loro. Sarebbe davvero interessante". Un desiderio che, per quanto Casey abbia un posto nell’olimpo della MotoGP, è pressoché irrealizzabile: i costruttori hanno protocolli stringenti in merito a test e team di sviluppo e Stoner, da sempre legato con i concorrenti diretti di Yamaha, difficilmente verrà fatto salire su di una M1 senza un contratto ben definito.
Per il momento quindi, la moto migliore mai guidata dall’australiano resta la Honda, nello specifico l’ultima prima del ritiro “La migliore è stata la Honda MotoGP 2012, ma con le gomme 2011. Quando sono uscite le nuove gomme per il 2012 non funzionavano con la nuova moto e abbiamo avuto un’incredibile quantità di vibrazioni". Infine spiega, senza polemiche, di aver trovato in Dani Pedrosa il miglior compagno di squadra della sua carriera: "È stata la cosa migliore che mi sia mai capitata in MotoGP. Perché negli anni in Ducati, ma non voglio essere frainteso, non ho mai potuto guardare i dati del mio compagno di squadra per sapere come fare per andare più forte”.