Lo sport, qualunque esso sia, è competizione. Una sfida con sé stessi ma anche con tutti gli altri, che diventano un motivo per migliorare ed un bersaglio in cui canalizzare tutto il proprio odio agonistico. Lo diceva Michael Jordan in The Last Dance (“Ad un certo punto è diventata una questione personale”) e lo ha ripetuto anche Valentino Rossi riferendosi ai suoi avversari. Quando arriva il ritiro però, succede più o meno per tutti, le cose cambiano: Valentino ha scambiato il casco con Casey Stoner e invitato Jorge Lorenzo al Ranch, una situazione impensabile fino a qualche anno fa.
“Le rivalità - ha raccontato Rossi - in tutti gli sport, inclusa la MotoGP, sono cose che non ti piacciono. Ma sono un aiuto fantastico quando si tratta di motivazione e di ottenere il massimo da te stesso. I rivali ti consentono di superare i tuoi limiti personali e di sfruttare tutte le riserve dentro di te che prima erano nascoste. Ho avuto grandi rivalità durante tutta la mia carriera, soprattutto nella prima parte, perché è lì che ho vinto la maggior parte delle lotte. Nella seconda parte della mia carriera ho perso la maggior parte delle gare, ma mi è comunque piaciuto correre".
Su tutti i rivali, Rossi mette sul gradino più alto del podio Max Biaggi: entrambi italiani ed entrambi famosi, ma agli antipodi in tutto il resto: "Sì, devo ringraziare Biaggi per quella rivalità. Eravamo due italiani, ed entrambi avevamo un grande seguito in Italia. Poi sono arrivati Stoner e Lorenzo, e infine Marquez. Ci sono stati molti nuovi avversari negli ultimi anni e questa competizione mi è sempre piaciuta. Ricorderò tutte queste rivalità come qualcosa di molto speciale nella mia vita".
Poi Valentino svela che avrebbe potuto lasciare le corse dopo il biennio difficile a Borgo Panigale, ma non rimpiange nulla: “Non voglio cambiare niente. Sono stato spesso vicino alla fine della mia carriera, ad esempio dopo i due anni Ducati 2011 e 2012. Allora dubitavo seriamente che avrei avuto abbastanza velocità e abbastanza forza per ricominciare da capo e poi ancora per lottare per le vittorie e i titoli mondiali. Ma poi da lì ho corso per altri dieci anni: quando ripenso a questi dieci anni, nel complesso si è rivelata una buona scelta".
Tornando ai programmi per il futuro poi, Rossi racconta ancora una volta che continuerà a fare il pilota in macchina, seguendo i ragazzi dell’Academy nel motomondiale e godendosi la paternità: “Voglio vivere bene ed essere felice. Sarò padre per la prima volta l'anno prossimo... Continuerò ad andare in pista, in futuro su quattro ruote. Inoltre, ogni tanto andrò a trovare i miei piloti alle gare di moto, mi occuperò di seguire le mie squadre nel mondiale. Ma non ho un sogno speciale. Il mio sogno era diventare un campione del mondo MotoGP e l'ho fatto. Quindi sono in pace con me stesso".