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La battaglia di Casey Stoner: non è più MotoGP, ma Formula1 con due ruote

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

6 dicembre 2021

La battaglia di Casey Stoner: non è più MotoGP, ma Formula1 con due ruote
Il due volte campione del mondo della MotoGP non ha mai nascosto la sua avversione per l’elettronica, tanto che ai suoi tempi chiedeva spesso di limitarne l’intervento, preferendogli la sensibilità del suo polso. Adesso, però, ce l’ha anche con l’asfalto oltre i cordoli: “quando c’era l’erba, c’era anche il senso del limite”

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Erba libera. Se non fosse che è di motorsport che stiamo parlando, verrebbe da pensare a un qualche slogan antiproibizionista. Invece non c’entra niente: è solo l’appello di Casey Stoner per evitare che la MotoGP diventi come la Formula1 e per far sì che la sicurezza sia un valore vero piuttosto che un tema di cui riempirsi semplicemente la bocca.

Il due volte campione del mondo, infatti, è tornato sul confronto tra la MotoGP dei suoi tempi e quella attuale, sottolineando come l’introduzione di determinate regole e di certe soluzioni abbia portato non ad un miglioramente della sicurezza in pista, ma ad un atteggiamento fin troppo incosciente da parte dei piloti: “Non esiste più un limite della pista, si continua ad andare e c’è solo il limite della vernice verde. Questo fatto non aiuta, perché la gente non ha più paura. Prima, quando c’era l’erba, tutti dovevano controllarsi – ha tuonato l’australiano in una intervista a The Race - Ora i piloti pensano che tanto non può succedergli niente perché c’è spazio e per me questa è la cosa peggiore che è successa alle corse motociclistiche: avere tutta quella via di fuga in più, non c’è proprio nessun bordo della pista, nessun limite. Questo rende molto difficile contenere l’esuberanza di tutti”.

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Una sorta di ammissione, quindi, sull’egoismo tipico dei piloti che comunque in gara tendono, tutti, a pensare solo ed esclusivamente alla loro performance e che, con le vie di fuga attuali e l’assenza di erba, finiscono per prendersi dei rischi che poi risultano pericolosi per i colleghi. “Con l’erba non rischiavi di andare oltre – ha concluso – perché significava anche che rischiavi di cadere e di buttare all’aria il tuo risultato”. I confini della pista, però, non sono l’unica cosa che fa arrabbiare Casey Stoner: c’è anche l’elettronica. Voglio vederli scivolare, voglio vedere gli errori, voglio vedere le persone che lottano per il grip - ha spiegato Stoner - Le persone che iniziano la gara davvero bene a causa della loro selezione di pneumatici e le persone che iniziano male e si fanno avanti. Tutto ciò accadrebbe con alcune regole diverse e penso che i sorpassi migliorerebbero effettivamente, ormai tutti escono dalla curva allo stesso modo. Senza elettronica si troverebbe chi incasina l'uscita: cambiare alcune cose renderebbe delle corse incredibili. Nel 2016 con la ECU uguale per tutti si pensava che si sarebbe tornati un passettino indietro, ma così non è stato. Invece quel passo indietro andrebbe fatto per non far perdere alle corse la loro essenza”.

I piloti, secondo l’australiano, dovrebbero essere messi nelle condizioni di poter fare i piloti, con Stoner che, contrariamente a Valentino Rossi, sembra anche convinto che un ritorno al passato potrebbe in qualche modo anche garantire una maggiore sicurezza. Tanto che il due volte campione del mondo arriva quasi a candidarsi per un ruolo in Dorna: “Mi piacerebbe avere voce in capitolo nel regolamento tecnico - ha concluso - Ovviamente ci sarebbero polemiche, ma ci sono elementi, e mi riferisco a parti delle moto e accorgimenti tecnici, che sicuramente non senso di essere lì. Non è un problema di sicurezza: stanno solo spingendo il prezzo dello sviluppo alle stelle mentre stiamo ancora cercando di rendere le cose più convenienti. Questo ha praticamente iniziato a trasformare la MotoGP in F1 e i costi stanno salendo alle stelle. Mi piacerebbe vedere alcune parti sparire dalle moto”.

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