“È curioso vedere come quasi tutti gli uomini che valgono abbiano maniere semplici e che quasi sempre le maniere semplici siano prese per indizio di poco valore”. L’ha scritto Giacomo Leopardi, ma è venuto in mente osservando la festa dentro il box del Team Gresini, al termine del fine settimana del GP d’Austria. Questa volta sul podio non c’è salito Alex Marquez, condannato da un long lap che al Red Bull Ring pesa più che altrove, ma quel Fermin Aldeguer che in molti, già dopo le primissime gare, avevano già bollato come uno portato in paradiso troppo presto. Di paradisiaco, invece, quel ragazzino spagnolo che qualche dubbio nel suo ultimo di Moto2 l’aveva fatto venire un po’ a tutti, ha trovato l’azzurro di una anno famiglia che lascia parlare i fatti fin da quando c’è. O, meglio, fin da quando è tornata a essere squadra col suo nome, metabolizzando un dolore fino a trasformarlo in futuro. In luogo in cui c'è una mamma capace di ripartorire campioni. E, per dirla con le maniere semplici, in storia che un po’ commuove. Anche se non sorprende più. Tanto che anche in Ducati, adesso, si parla di piena apertura alla possibilità di mettere in quel box una o addirittura due Desmosedici ufficiali il prossimo anno.

Tutte discorsi che riprenderanno da domani, viaggiando verso Balaton con un altro paio di trofei nel camion da riportare, poi, al quartier generale di Faenza. Anche se non se l’aspettava nessuno. O, meglio, nessuno tranne loro, i Gresini, che però hanno le maniere semplici di quelli che valgono davvero. Con, in più, pure la forza di scherzare. Di giocare. Di mettere la luce sul particolare che fa sorridere piuttosto che sul macroscopico che fa godere. Il riferimento è all’alluce di Fermin Aldeguer, che in pista in questo GP d’Austria ha dato così tanto da rischiare, anzi da “raschiare”, un dito sull’asfalto, distruggendo uno stivale per arrivare a mettere tutti e due i piedi su un podio costruito da lontano. "A un certo punto mi riusciva tutto facile - ha detto - sembrava come se stessi giocando alla play station: è stata forse la gara più bella della mia vita. Stiamo crescendo tanto, è un momento incredibile e mi piace il fatto che, essendo giovane, posso abbassare la testa e permettermi gare così. Ma voglio prima di tutto migliorare e cercherò di lavorare sulla prima parte di gara".
A quel ragazzino, oggi, si può perdonare anche la sboronata più romagnola che spagnola: “Se c'è qualcuno che può sfidare Marc all'ultimo giro, probabilmente sono io, perché di solito gestisco le cose molto bene e ho un ottimo ritmo negli ultimi giri". Il resto, anche in conferenza stampa, è stata invece analisi lucida e emozionata di un giovane che per sua stessa ammissione era partito per stare in top 5. “E invece guarda dove siamo finiti – ha detto - Quando ho superato Pedro e ho visto che mi avvicinavo rapidamente a Bezzecchi e Marc mi sono detto 'ca*zo, posso anche vincere'. Ma gli ultimi giri sono stati molto difficili, mi sono anche bruciato l'alluce”. Per lui, adesso, c’è anche un ottavo posto in classifica generale che è destinato a trasformarsi in qualcosa di ancora più ambizioso, anche se ovviamente il profilo resta basso.
Alla fine a fare festa c’era anche Alex Marquez, che sul podio i piedi li ha messi solo ieri e oggi ha potuto contenere i danni, raccogliendo il massimo di quello che poteva e arrivando a un passo da un Pecco Bagnaia sempre più in crisi e sempre meno suo rivale per il secondo posto in classifica generale. “Dopo il long lap – ha raccontato nel Media Scrum - sono rientrato, ho visto dove ero. Mi sono detto, questa è davvero lunga, rimarrò calmo, non commetterò errori, e poi la prossima volta andrà meglio: è stata una gara di transizione. Questo, inoltre, non è neanche un circuito adattissimo al mio stile di guida, ma nonostante questo siamo tornati a un buon livello: ieri eravamo in prima fila, in lotta per la vittoria in volata. Questo è l'aspetto più positivo di tutti, più di ogni altra cosa da aggiungere o togliere. A volte sei sul podio, ma non sei soddisfatto, in questo weekend, invece, lo sono".
L’Austria e il Red Bull Ring hanno avuto qualcosa da insegnare, quindi, al di là di una festa nel box che questa volta non è stata tutto per meriti suoi, ma del suo giovane (e pericoloso) compagno di squadra. “Sto imparando a gestire le gare – ha concluso - è ciò che mi mancava. Sono rimasto calmo, ascoltando la squadra che mi aveva detto cento volte che oggi l’importante era finire la gara. L'ho fatto. E abbiamo anche ottenuto alcuni punti positivi per il campionato".