Marco Bezzecchi potrebbe essere esausto dopo i 28 giri del Gran Premio d’Austria, che l’hanno visto in testa per due terzi di gara e in possesso della speranza di vincere per buona parte della domenica del Red Bull Ring. Poi ha dovuto soccombere agli attacchi di Marc Marquez e Fermín Aldeguer, due Ducati più veloci della sua Aprilia nel finale di corsa. Te lo immagini frustrato e leggermente infastidito un pilota che senza commettere mezza sbavatura vede sfumare il gradino più alto del podio negli ultimi otto giri. Te lo prefiguri amareggiato un pilota che, partito dalla pole, dopo essersi preso la briga di fare l’andatura sotto al sole caldo della Stiria, finisce per tenere tra le mani una coppa di bronzo.
Invece Marco, che non è un pilota come gli altri, a fine gara è entusiasta. Scherza nel retropodio quando lo staff della MotoGP gli fa trovare una bottiglietta d’acqua frizzante e non naturale. Scherza con Marquez e ironizza alla romagnola sulla dinamica della loro sbagarrata. Scherza con i giornalisti italiani quando è il momento del media scrum in lingua madre : “Oh, massimo tre domande ragazzi che la conferenza stampa internazionale è durata un’ora”. Stringe la mano in maniera genuina a Fermìn Aldeguer, un rookie dai modi gentili e timidi fuori dalla pista, ma brutalmente ispido e tagliente quando si è trovato negli scarichi del Bez, sottraendogli la seconda posizione con un block pass da manuale che attirerebbe le antipatie di chiunque lo subisce. Eppure Marco lo guarda negli occhi, gli assesta una pacca sulla spalla che ha il sapore della stima più pura. Nelle vene del ragazzo di Viserba scorre ancora un’energia zampillante, sufficiente per vedergli inanellare altri 30 giri a Spielberg sul piede dell’uno ventinove alto.

Quel ritmo forsennato, oggi, contro due spagnoli terribili, non è bastato: “Secondo me oggi Marc non ha gestito tanto - ci racconta il Bez con la tuta slacciata - chiaramente quando era dietro di me ha gestito un po’ di più, forse perché con la gomma davanti in una pista come questa è difficile arrivare bene in fondo. Nel momento in cui mi ha passato abbiamo sbattagliato un po’, ma poi quando è riuscito a stare davanti mi sembrava che spingesse abbastanza forte. Fermín era in uno stato di forma incredibile oggi, però sai quando arrivi verso la fine - per quanto tu abbia gestito bene le gomme e tutto - i livelli di chi gira davanti si stabilizzano. Questo non toglie niente alla sua prestazione, è stato fortissimo, senza ombra di dubbio. È pur vero che Marc è tra i più forte a gomme usate e oggi non credo abbia gestito più di tanto. Se ho pensato di poter vincere? Certo. Io sono partito per cercare di vincere chiaramente, poi sapevo che non sarebbe stato facile. C’è stato un momento in cui avevo otto decimi di distacco e lì ho detto ‘se sono bravo a gestirli ce la posso fare’. Poi ho avuto un piccolo problema purtroppo che mi ha rallentato leggermente, però sai basta anche poco in una pista come questa quando hai due Ducati che ti vengono a prendere. Chiaramente ci ho provato, ma questo è il massimo che sono riuscito a fare. Che peso ha questo podio su questa pista visto lo storico Aprilia? Per come la vivo io, non avendo mai usato l’Aprilia in Austria fino ad ora, sono venuto qui con Massimo (Rivola, ndr) che mi diceva che avremmo faticato. Così è stato, sicuramente. Poi però sono riuscito e sistemarmi e per me è un podio che vale molto non per la pista, ma per il tipo di gara che è stata. Sono stato un po’ più davanti rispetto a Brno, ho battagliato un po’ di più, alla fine ho fatto terzo e non secondo, però ho dato veramente tutto”.

In corpo, il Bez, ha la carica di chi non ha rimorsi. Di chi non ha fastidi, amarezze, conti in sospeso. Di chi non deve ricorrere ai fatidici “se fossi” o “se avessi”, di chi non ha bisogno della bacchetta magica per tornare indietro nel tempo così da poter fare qualcosa in modo diverso. Marco rifarebbe tutto allo stesso modo, perché se si passa al setaccio la sua prestazione sui pendii della Stiria - tra una margherita e l’altra - è possibile trovare la perfezione. Ha siglato il giro veloce, è stato l’unico in grado di replicare ad un sorpasso di Marquez, l’unico capace di restare per ventotto giri dentro ai confini della pista, quei track limits che al Red Bull Ring sono tutt’altro che scontati. Era sbarcato in Austria fuori da qualsiasi pronostico, per via di un’Aprilia che sul tracciato alpino non aveva mai brillato. Ha fatto quadrare i conti, portando Noale ad un soffio dall’impresa, restando saldo sulla carreggiata di una narrazione che prima della pausa estiva l’aveva inquadrato come l’anti-Marquez. È Marco Bezzecchi, quarto in campionato, con mire più che giustificate sulla terza piazza occupata da Pecco Bagnaia e distante 43 lunghezze.
Più saggio che mai: “Preferisco mille volte fare terzo piuttosto che stendermi per provare a vincere. Chiaro che vincere è un altro tipo di goduria, però bisogna cercare di fare il massimo e questo per me oggi è stato il mio massimo. Mi considero contento”. Burlone come sempre: “Balaton? Balaton è in Ungheria (ride)”. Ne avremo delle belle da raccontare.
