Fino ai 14 dei 28 giri previsti il Gran Premio d’Austria della MotoGP è stato quello che a grandi linee ci si poteva aspettare: Bezzecchi leader gagliardo con un’Aprilia stabile in frenata e reattiva in accelerazione, Marquez che lo insegue da vicino e aspetta il momento giusto per affondare il corpo, Bagnaia che li osserva da lontano - a due secondi di distacco - dopo essere stato in grado di contenere la tracotanza del compagno di squadra solamente al primo giro, una resistenza non sufficiente per concedere un favore e una piccola fuga all’amico dell’Academy. Dietro di loro, un disordine ragionato: Acosta approfitta del long lap penalty di Alex Marquez (che rientra in decima posizione davanti alle VR46 di Morbido e Diggia e all’Aprilia di Jorge Martín) per salire in quarta posizione, Aldeguer sfrutta un “lungo” di Bastianini e un pertugio offerto da Binder all’ultima curva per conquistare la sesta piazza, dietro alla Trackhouse di Raul Fernandez.
A metà gara appunto, mentre l’orologio segna circa le 14:20, cambia tutto. Jorge Martín scivola di anteriore nella piega mancina di curva sette e solleva un polverone che sporca la patina abbastanza linda della corsa. In quel momento Bastianini entra deciso su Raul Fernandez, che viene scavalcato anche da Mir. Acosta non chiede permesso a Bagnaia, che - spaventato - è costretto a rialzare la moto nell’ingresso in discesa della nove e a fare un giro nelle vie di fuga asfaltate con i colori della bandiera austriaca, lasciando strada anche ad Aldeguer, che mezzo giro più tardi firma uno dei due sorpassi della domenica: nel cambio di direzione 2a-2b si inserisce come una frustata nella traiettoria dell’ex rookie maravilla, graffiandogli via quella che diventa una succulenta terza posizione. Nel frattempo, le luci dei riflettori si spostano davanti, dove il ritmo gara di Bezzecchi si alza pericolosamente sul 30 e mezzo. Marc sente così l’odore del sangue e, senza starsene troppo ad annusare, mette il muso davanti a Bez alla curva tre, la Remus. Marco gli si attacca con le ganasce e reagisce con una controffensiva tutta generosità alla cinque, ma non può nulla quando Marquez prende l’interno all’inizio del giro successivo - il ventesimo - senza concedere possibilità di replica.

Mentre i primi due lottano ed inscenano la bagarre che un po’ tutti bramavano, Fermin Aldeguer si mette a girare mezzo secondo più veloce di loro. Il cronometro di fianco al nome dell’esordiente spagnolo del Team Gresini sembra raccontare bugie, ma è tutto vero: Marco e Marc siglano dei 30 e mezzo, Fermin a cinque giri dal termine di gran lunga il più veloce in pista con un impressionante 1’30”116 (il miglior tempo in gara l’aveva registrato Bezzecchi mezz’ora prima , in 1’29”521). Il murciano, che nell’accento non a caso somiglia a Carlos Alcaraz, si francobolla all’Aprilia e senza timori reverenziali “sposta” Marco alla Remus, dove Aldeguer realizza un block pass impeccabile. Sembra possedere lo slancio per insidiare anche Marquez e puntare alla vittoria, ma dopo aver ridotto il suo distacca da un secondo a sette decimi, l’otto volte campione del mondo drizza le antenne come fa un otto volte campione del mondo, e Fermìn Aldeguer non rosicchia più un millesimo.
Marquez porta a casa la sesta vittoria consecutiva, la dodicesima di fila considerando anche le Sprint Race. Allunga in maniera sconsiderata nel Mondiale, dove si porta rispettivamente a +142 a +197 sui rivali diretti, che in Stiria sono crollati. Alex Marquez dopo il long lap penalty sorpassa solamente Zarco e chiude decimo, Pecco dopo il tackle ruvido subito da Acosta si eclissa: la sua Ducati sembra non trazionare più in uscita di curva e lui viene inghiottito prima da Bastianini (quinto), poi da un ottimo Mir (sesto e sempre pulito in bagarre mentre attorno vedeva accadere di tutto) e da Binder (settimo), finendo fuori dai confini della pista almeno altre tre volte prima di tagliare il traguardo in una mestissima ottava posizione. Sul podio, Marc Marquez, Aldeguer e Bezzecchi sono felici perché consapevoli di non aver lasciato nulla di intentato. Moderatamente soddisfatti anche Raul Fernandez (nono) e Ai Ogura, che dopo un calvario incessante di infortuni rivede la bandiera a scacchi in quattordicesima piazza. Brutta giornata per il Team VR46, con Franco Morbidelli undicesimo e la GP25 di Fabio Di Giannantonio che a cinque giri dal termine ha emesso la più classica delle fumate biancoazzurre seguite dal fuoco, spento con gli estintori dai marshalls. A punti anche Johann Zarco, Luca Marini e Fabio Quartararo, quindicesimo e primo dei suoi compagni di marca: Rins, Oliveira e Miller - terzultimo, penultimo e ultimo - ci lasciano affermare senza remore che l’Austria, per una pur cresciuta Yamaha 2025, resta un incubo.
