Ducati, fatta eccezione per il titolo piloti, ha vinto tutto quello che si poteva vincere: mondiale a squadre, mondiale costruttori, rookie of the year e miglior team indipendente. Il tutto con una squadra nuova capace di portare a casa sei vittorie (quattro Bagnaia e due Miller) ed il primo, storico podio tutto Ducati a Valencia. Come se non bastasse, il prossimo anno a Borgo Panigale verrà gestita la MotoE e saranno schierate ben otto moto in pista. L’ingegner Gigi Dall’Igna, Direttore Generale di Ducati Corse, ha raccontato il suo punto di vista sul presente e il futuro di Ducati in una lunga intervista a Giovanni Zamagni per moto.it di cui vi riportiamo i passaggi più interessanti.
“E’ indubbio che quest’anno abbiamo avuto delle buone prestazioni - esordisce Dall’Igna - ma sono anche emersi dei dati negativi: in entrata di curva abbiamo ancora qualche problema, come si è visto ad Assen, in Germania, ma anche in Qatar. Per quanto riguarda i rivali, vediamo le moto da fuori, non sappiamo esattamente cosa stanno facendo. Ma sono tutti Costruttori molto forti: Suzuki, Honda e Yamaha hanno fatto un ottimo lavoro. E la Honda, nella seconda parte della stagione è cresciuta tanto: nel 2022 sarà un campionato duro”. Resta il fatto che buona parte dei piloti guardano alle Ducati come all’oggetto del desiderio, anche se di lavoro da portare avanti a Borgo Panigale ce n’è sempre molto: “Ancora non posso dire che ce l’ho fatta, ma ci sono tante cose che rendono orgoglioso non solo me, ma tutti i tecnici e i piloti. Ducati è diventata il punto di riferimento delle nuovo tecnologie, quando c’è qualche novità viene sempre da noi. Questo mi rende orgoglioso. All’inizio la Ducati non era così competitiva, siamo riusciti a migliorare continuamente le nostre prestazioni. Siamo tutti contenti di quanto abbiamo raggiunto quest’anno, non avevamo mai fatto così tanti podi, a Valencia c’erano tre nostri piloti sul podio con tre stili differenti. Siamo stati più o meno competitivi in tutta la stagione e in tutte le gare: anno dopo anno abbiamo migliorato la moto. Siamo molto contenti di quello che abbiamo raggiunto in questi anni, ma ancora non siamo arrivati al termine del lavoro. Tuttavia non si possono avere rimpianti dopo una stagione così, una delle migliori per la Ducati”.
A questo punto l’ingegnere veneto parla dei suoi piloti, rivelando che a sorprenderlo sono stati in molti durante la stagione: “Martin era pole alla seconda gara, qualcosa di molto difficile da fare, e ha vinto un GP. Ma anche Pecco ha fatto un lavoro incredibile: nella seconda parte della stagione è stato probabilmente il migliore, ha vinto 4 delle ultime 6 gare, e avrebbero potuto essere 5. Migliora continuamente anno dopo anno, anche se ti aspetti che sia già arrivato al massimo livello. Non so chi mi ha sorpreso di più. E anche Bastianini, pur non avendo ancora la moto ufficiale - sta usando la versione del 2019 - ha fatto gare molto brillanti, ottenendo due podi. E nella seconda parte del GP è sempre molto competitivo. Fatica in prova, se riesce a partire bene può essere uno dei protagonisti del 2022. Jack Miller? Era quello che teoricamente avrebbe dovuto più degli altri puntare al titolo. Ma quello del pilota è un lavoro complicato, spesso non si raggiunge un obiettivo per dettagli. La sua stagione è stata molto buona: ha vinto bene due gare, ha fatto altri podi importanti. Da lui ci si aspettava un po’ più di continuità, che invece è mancata. Ma siamo convinti che sia un pilota forte e che possa essere determinante: ha tutte le caratteristiche per riuscirci”.
Poi Dall’Igna torna sulla situazione 2020, quando tra Ducati e Dovizioso si consumò rottura definitiva: “Nel 2020 eravamo arrivati alla fine di una storia, non c’era più la confidenza reciproca per raggiungere certi risultati. Nel 2021 è stato completamente differente, c’è una fiducia assoluta dei tecnici nei piloti e viceversa: questo fa la differenza. Sicuramente la moto è migliorata, ma c’è anche il contributo dei piloti. Anche in passato abbiamo fatto ottime gare con piloti differenti come Iannone, Petrucci, Miller, Bautista: non è solo in questa stagione che siamo riusciti ad andare forte con più piloti. Diciamo che la moto è sempre migliorata nell’adattabilità a piste e stili di guida differenti. Non c’è un solo elemento che fa la differenza, sono tanti gli aspetti per migliorare la moto e ancora non sono contento sotto questo aspetto: mi piacerebbe migliorare per la prossima stagione. Da quando sono arrivato in Ducati lavoriamo sul far girare la moto, riuscendo a migliorare ogni anno. Quest’anno abbiamo fatto un altro passo in avanti, ma anche i piloti devono fare la differenza: i nostri l’hanno fatta”.
Michele Pirro, in questi giorni, ha invitato Valentino Rossi a provare la nuova Ducati Desmosedici GP22 e pare che Rossi abbia accettato. Valentino però è ancora un uomo Yamaha e, nonostante tutto, non è detto che possa accettare: “Non ne abbiamo parlato e al di là di facili battute, non credo che abbia senso chiedere qualcosa a Valentino in questo momento, sarebbe poco intelligente. Non so che tipo di rapporto ha con la Yamaha, mi sembra giusto lasciarlo stare, dargli la possibilità di decidere. Ma Valentino in questo mondo può fare quello che vuole”.
Meno probabile, paradossalmente, che Casey Stoner - presente in circuito sia a Portimaõ che a Valencia - decida di seguire i piloti del team ufficiale in veste di coach: “E’ molto complicato sia logisticamente sia mentalmente lavorare con un collaboratore che vive dall’altra parte del mondo”, ha tagliato corto Dall’Igna.
Sui test, infine, il Direttore Generale di Ducati Corse racconta il programma di sviluppo e i piloti coinvolti: “Proveremo qualcosa tra virgolette normale, evoluzioni di soluzioni già provate e accantonate per essere sviluppate durante i test invernali. Il motore sarà completamente nuovo, ma non è ancora nella sua versione definitiva: aspettiamo i commenti dei piloti. Le moto ufficiali Ce ne sarà una a testa per Miller e Bagnaia e una sola per il team Pramac che quindi si divideranno Zarco e Martin”.