Era il 20 maggio del 1962 quando Napoli dovette dire addio a un evento che aveva fatto battere il cuore di tutti gli appassionati partenopei e non solo. Il Gran Premio di Napoli permetteva di vedere la Formula 1 nella città campana e di creare un'occasione di prestigio internazionale che riusciva a far brillare gli occhi di coloro che al tempo avevano sempre amato la velocità e la competizione e di cui non riuscivano mai a godere. Il circuito di Posillipo ha ospitato vetture di vario tipo a partire dal 1933, ma per i piloti e tifosi di oggi tutto è visto davvero come un sogno, una realtà troppo poco vicina ai luoghi e alle possibilità napoletane. Nonostante la categoria regina si stia approcciando sempre di più ai circuiti cittadini, come quello di Madrid dal 2026, quello di Napoli non è tra i preferiti. Sebbene non fosse una tappa ufficiale del campionato mondiale della categoria, riuscì al tempo a distinguersi per il suo prestigio. Le Ferrari di Will Mairesse, Bandini, Ascari si muovevano su quelle strade scendendo dalla collina di Posillipo, creando uno spettacolo che tutt’oggi solletica l'immaginazione e il desiderio di quelli che vorrebbero vedere ancora o per la prima volta la città campana in questo stato. Un traguardo al quale si avvicina a piccoli passi o vuole essere un tentativo il Napoli Racing Show, che ha indetto una vera e propria competizione da Gran Premio che segue le regole della Formula Challenge.
In questo momento pare ci si stia avviando verso un punto ben preciso: l'onore di riuscire a portare in vita quell'atmosfera che aveva reso Napoli tanto degna di avere una pista tutta sua, un'eccezione all'interno di un stagione di corse che valesse anche da tributo al mondo di questo sport. I ricordi ancora vivi di Mennato Boffa, che nel 1960 riuscì a sollevare il trofeo di casa, Peter Collins e anche di Maria Teresa de Filippis, una delle prime donne a correre in Formula 1, sono solo alcune delle ragioni che hanno spinto Enzo Rivellini, presidente dell’associazione omonima all’evento, a provare a lasciare il segno. Un quadro quello che si dipinge in Viale Anton Dohrn per il quale Rivellini afferma: “Noi proponiamo un fine settimana dopo Pasqua ogni anno alla stessa data per ricordare quel Gran Premio di Formula 1 storico a Bagnoli, un palcoscenico di una delle corse più emozionanti e prestigiose dell’epoca”. La riproduzione di un scenario infantile del presidente ci catapulta in una pista in cui curve e rettilinei creano la sfida giusta per i piloti, accompagnati dalla presenza di balle di paglia, che hanno circondato il percorso, accorciandone le velocità e incrementandone la difficoltà di percorrenza.
Il vincitore di questa prima edizione è stato Gianluca Miccio, ma tanti sono stati i protagonisti. Ex campioni come Cosimo Turizio e Antonio Maglione, andati vicinissimo alla Formula 1 erano presenti all’evento. Di Maglione Rivellini ha ricordato che sarebbe potuto essere entrare nella prima categoria se solo fosse nato al nord, riferendosi un po’ alla questione Baghetti, che riuscì a vincerne un sedile grazie alla benedizione di Enzo Ferrari. Infatti Napoli è piena di campioni che però non hanno avuto lo spazio che meritavano, vittima dell'ombra di una reputazione che faceva della città partenopea un circuito pericoloso. Tra gli eventi tragici infatti c’è quello del 1947, che vide protagonista Vincenzo Borghese – il nonno di Alessandro Borghese, ricordiamolo –, che andò a schiantarsi arrivando dalla discesa Gaiola. Un evento che il mondo delle corse non dimentica, tanto da considerare la città non fondamentale come una Monte-Carlo, eliminandola totalmente dai calendari. Lo stesso Fangio parlava di Posillipo come di un circuito molto difficile da percorrere per colpa delle discese con gli alberi lungo la strada. “Un vero incubo”, lo definì. Ma 62 anni di attesa sono tanti e la città di Napoli è pronta risvegliare quella passione e a mettere da parte quella paura.
L’associazione Napoli Racing Show è portavoce di un promemoria: “Monza, Imola sono le nostre fortune, due circuiti italiani importanti e che vanno a implementare l'importanza dell'immagine della bandiera tricolore nel mondo della categoria”. Fa loro eco il presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani, che afferma che le iniziative non mancavano, ma non vi era l’intenzione giusta, forse. “Ne eravamo convinti da 26 anni di quello che andava fatto e non andava mai a buon fine. Mancava un supporto locale di qualcuno che avesse a cuore tutto questo e avesse anche la possibilità di dialogare con gli enti locali, sponsor, appassionati e risvegliare nei napoletani, piloti e non, questo grande orgoglio per questa storia fantastica. Il nostro è un patrimonio motoristico da non dimenticare”. Il successo va ritrovato e il presidente dell’ACI parla di “correre come disperati”, soprattutto sul lavoro. Ha parlato infatti dell’Autodromo di Monza, per quale è attivo un cantiere che sta cercando di mettere in sesto la pista, per un po’ di tempo lasciata a sé stessa e di cui si spera di vederne i risultati già a luglio. “Il club ha avuto qualche problemino iniziale, ma adesso c’è un cantiere che sta facendo maturare Monza, una pista che non sarà più divisa in quattro parti ma che finalmente vivrà nella sua integrità. Siamo gli unici al mondo a far correre due Gran Premi, senza considerare le gare al Mugello”.
L’Italia è la patria delle corse automobilistiche. Con marchi iconici come la Ferrari e tre scuderie di Formula 1, è una terra ricca di tradizione e che ha contribuito in modo significativo alla storia del Motorsport mondiale. Ma questa eredità non è solo una questione di prestigio, è anche sapere portare il peso di una responsabilità che inorgoglisce e rende dediti. Questo impegno verso il Motorsport non si limita solo alla competizione, ma si estende anche alla sicurezza e al rispetto. Rivellini ricorda con dispiacere, ma anche con onore quanto l’Italia sia stata brava a gestire due Gran Premi durante la pandemia Covid. "In effetti riuscimmo a far assegnare per intero i punteggi ai piloti in quegli anni e Jean Todt al tempo presidente della FIA, mi confermò che quell’occasione ci potesse far passare davvero alla storia.” Che il Golfo di Napoli si stia preparando al ritorno di uno spettacolo delle quattro ruote? E mentre gli ottimisti sognano, il cuore del Motorsport ha ripreso a battere a Partenope, coi protagonisti che hanno corso e acclamato in questo fine settimana. Ed è proprio con il sostegno degli appassionati, dei piloti e delle autorità locali, che il futuro delle corse al sud diventa davvero promettente. Sul lungomare o tra le stradine tortuose della collina, coi rombi dei motori, bandiere a scacchi e tribune stipate di folla, c’è stata un'epoca in cui anche Napoli faceva parte del Circus. E chissà se tornerà mai.