Ancora una volta ultimo. Per il terzo fine settimana di fila. Detta così può suonare brutta davvero, ma la verità è che Luca Marini è spesso il migliore dei piloti Honda, perché gli altri al traguardo non ci arrivano per niente. E’ esattamente quello che è successo pure a Austin, su un circuito in cui Marini lo scorso anno, ma con una Ducati, s’è giocato le posizioni di vertice. Al di là di critiche, giudizi, solite cattiverie social e commenti dei noti inquisitori che lo hanno accompagnato per tutta la sua carriera, è stato proprio l’impatto con il passato a generare in Marini l’atteggiamento di quello che per un volta è sembrato meno pronto a difendere la scelta fatta alla fine del 2023 di lasciare la Ducati della squadra di famiglia per salire sulla Honda del Team Repsol.
Joan Mir, il suo compagno di squadra e campione del mondo in MotoGP con Suzuki nel 2020, l’ha anche definito “un sopravvissuto”. Non in accezione negativa, sia inteso, ma anzi sottolineando come Luca Marini sia stato comunque l’unico capace di portare al traguardo una Honda che almeno al COTA, fino a pochi mesi fa, andava forte e che adesso non vuole saperne di andare nemmeno nel circuito in cui è stata sempre competitiva. “Luca Marini – ha detto Mir senza mezzi termini – è l’unico sopravvissuto di una situazione disperata”.
Potrebbe, dal punto di vista del pilota di Tavullia, essere anche una piccola soddisfazione. Ma è chiaro che non lo è. E è chiaro pure che nessuno troverebbe qualcosa di cui essere soddisfatti nel ritrovarsi ultimo, superato persino da un pilota che era caduto e che ha fatto in tempo a rialzarsi, risollevare la moto, ritrovare la pista e ricominciare a correre nonostante il botto. Soprattutto se quel qualcuno è Alex Marquez e, in qualche modo, è quello a cui ti associano tutti, visto che entrambi avete fratelli che se le sono date di brutto e hanno scritto la storia delle corse. Per una volta, ma è stato un attimo davvero, è come se nel volto di Luca Marini si fosse visto, subito dopo la gara di Austin, un minimo cenno di cedimento ai dubbi. Poi, però, la bocca ha detto altro. E se Joan Mir è stato categorico, “bisogna cambiare strada, serve qualcosa di drastico e radicale”, Marini ha scelto la linea dell’aziendalismo.
“Ho lottato come un matto con Alex Marquez per conquistare un punto. Un punto solo nella pista in cui lo scorso anni mi sono giocato i punti pensanti – ha commentato il Maro - Ho fatto del mio meglio, ma alla fine sono sedicesimo. Quindi zero punti. È stato comunque bello finire la gara per dare più dati agli ingegneri. In questo momento non siamo dove avremmo dovuto essere e penso che questo sia un fine settimana importante per noi. Ora possiamo confrontare i dati di questo fine settimana e di quelli precedenti e spero che possano aiutarci a continuare a migliorare. Penso che la direzione sia abbastanza chiara, abbiamo solo bisogno di tempo”.