Si scaldano i motori per la partenza del Mondiale di F1 che partirà dal Bahrain da domani, venerdì 18 marzo, a domenica 20 con la sua prima tappa. Se è vero che, come da tradizione, i milioni di appassionati delle quattro ruote attendono con eccitazione questo nuovo inizio, spunta una nuova polemica alla vigilia dell’avvio della gara. Nello specifico, la questione nasce proprio per il territorio scelto come location, il Bahrain, già rinnovato fino al 2036 come teatro della corsa. Ecco, c’è chi non si trova d’accordo e ha esposto le proprie perplessità direttamente al Presidente della Formula One Group Stefano Domenicali. Cosa sta succedendo?
Il Bahrain Institute for Rights and Democracy (Bird), stando a quanto riporta la BBC, ha scritto una lettera a Domenicali riguardo al maxi-rinnovo sottolineando come il Paese prescelto non sia proprio tra i più rispettosi dei diritti umani. Il che stonerebbe alquanto con la sensibilità mostrata dalla F1 in merito a questi temi. Negli ultimi anni, le iniziative sono state infatti moltissime: da #WeRaceAsOne ai vari inginocchiamenti, come non considerare una nota stonata la scelta del Bahrain? Nella missiva è menzionata anche la scelta della Turchia, ancora una volta non esattamente sul podio dei Paesi più tolleranti sul tema dei diritti umani.
Le parole contenute nella missiva del Bird, organizzazione No Profit con sede a Londra, sono molto forti. Eccole qui di seguito: “La Formula 1 ha abbandonato coloro che sono stati torturati e imprigionati e contribuisce agli abusi e alla sofferenza degli individui“. Poi, la lettera a firma del direttore dell’associazione Sayed Ahmed Alwadaei, prosegue parlando del maxi-rinnovo fino al 2036: “Questo accordo contraddice le sue affermazioni dell’anno scorso, quando ha detto che la Formula 1 prende in seria considerazione ogni abuso dei diritti umani. Il Gran Premio ha fatto proprio questo, ha contribuito all’abuso e alla sofferenza degli individui, e la F1 non è riuscita a usare adeguatamente la sua piattaforma per porre fine agli abusi o garantire il risarcimento per queste vittime. Sosteniamo la cancellazione del Gran Premio di Russia, ma non viene fatto lo stesso con i paesi del Medio Oriente“.
Il riferimento è, evidentemente, alla guerra civile dello Yemen che vede coinvolti Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Arabia Saudita.