Si chiama “Every Sunday”, è un monumento costruito alla memoria di Marco Simoncelli, che si accende ogni domenica per 58 secondi su una collinetta in mezzo a Coriano, al tramonto, a testimonianza del fatto che da lì il pilota non se ne sia mai andato. Lo testimoniano anche il museo, il murales nella scuola media Gabellini e il palazzetto dello sport che porta il suo nome.
Da quel tragico 23 novembre 2011, quando Marco perse la vita sul circuito di Sepang, sono passati dieci anni: durante il funerale di Simoncelli furono raccolti 16mila euro per le associazioni locali impegnate contro l’autismo per le quali si è sempre speso in prima persona: “Nel momento in cui abbiamo deciso di dar vita alla Fondazione neanche sapevo cosa fosse una fondazione – racconta Papà Sic a Libero-. Eppure, la gente ha creduto così tanto in noi che si è buttata a capofitto e ci hanno messo in crisi, perché non eravamo preparati. Un miracolo di Marco? Può darsi, più che altro perché migliaia di persone si sono fidate ciecamente subito di noi”.
In merito ai soldi raccolti e che continuano ad arrivare dice: “Abbiamo cercato di spenderli bene: e penso che lo abbiamo fatto”, spiegando poi come “Il più grosso ostacolo sia stata la burocrazia, in Italia quando provi a fare qualcosa ti fa morire. Però mollare mai, eh: chi glielo avrebbe spiegato a Marco?”.
Oggi, la Fondazione Marco Simoncelli si occupa di sostenere e promuovere progetti di solidarietà e cooperazione a favore dei soggetti svantaggiati sia in Italia che all’estero (Burundi, Repubblica Dominicana, Repubblica Democratica del Congo). Quello più significativo ha sede a Sant’ Andrea in Besanigo, vicino a Coriano, un progetto portato avanti fin dal 2011 che, a gennaio 2019, è diventato un centro diurno destinato a famiglie con parenti disabili: “È costato più di due milioni, tutti rendicontati e pubblicati sulla pagina della Fondazione”- spiega Paolo - “Anzi, quasi tre, perché la Casa famiglia è fatta bene, costruita a regola d’arte. I ragazzi possono passarci tutta la giornata. Ci sono appartamenti, la cucina, sale comuni, laboratori, una piscina e una palestra attrezzate con macchinari ad hoc e prossimamente inaugureremo un giardino grosso un ettaro”. Un luogo dove i ragazzi possono vivere serenamente le loro giornate e non solo, come aveva raccontato poco più di un anno fa lo stesso Paolo pubblicando un post commosso sulla pagina Instagram ufficiale: “Ieri sera stavo tornando a casa per la solita strada che si snoda fra le colline di Coriano. Mentre sono intento ad osservare lo splendido paesaggio che offre questo percorso una cosa attira la mia attenzione. Passando davanti a “Casa Marco Simoncelli”, noto una luce accesa all’ interno: è Ciccio, un ragazzo della comunità di Montetauro, che in lontananza mi aveva già visto - lui nota sempre tutto -, che si sbraccia alla finestra per salutarmi e mi fa capire che quello che sognavo da tanto tempo si è finalmente avverato. Sì, i ragazzi di Montetauro insieme a Letizia, che si prende cura di loro h24, passeranno la loro prima notte nella nuova casa!”.
“È vero, è quello che fa la cooperativa con le suore di Montetauro, che gestiscono la struttura. Quante sono le persone che ci lavorano? Non lo so, noi lo abbiamo praticamente regalato, ci siamo fidati e affidati a persone che fanno questo mestiere da trent’anni. Io e Rossella andiamo a vedere ogni tanto, ci coinvolgono, e lo stesso fa Kate, la ex fidanzata di Marco, che con i ragazzi ha un rapporto davvero speciale”.
Quando gli si chiede invece della sorella di Marco, Martina, papà Sic racconta: “Ha 22 anni, è stata per dodici mesi in Australia, poi la pandemia l’ha costretta a rientrare e le ha rovinato i piani, perciò ha ripiegato sulla Spagna: lavora in un ristorante, si dà da fare”. E se gli si domanda se in lei riveda qualcosa di Marco risponde "Tutto. Vedi lei e vedi Marco. Certo che i motori non li ama più come una volta, si è un po’ allontanata, nel suo futuro ci sarà altro, deciderà lei”.
Per quanto riguarda il suo futuro invece: "Andiamo avanti con i progetti della Fondazione e con la Squadra Corse Sic58 nel Motomondiale. Ve l’ho detto tante volte, per me stare in pista vicino ai ragazzi che corrono con i colori di Marco è la miglior medicina per vivere, per non morire".