Quando si parla di tennisti, più che l'anagrafe o la pagina Wikipedia di riferimeno, il sito più consulato (e sicuro) è sicuramente quello ATP. Sulla scheda di Casper Ruud è indicata la sua età, 25 anni, la sua nazionalità, norvegese, e qualche dettaglio sulla sua carrier: è diventato professionista nel 2015 e può contare 11 titoli in carriera, l’ultimo dei quali conquistato domenica scorsa, 21 aprile 2024, all’ATP 500 di Barcellona. Il miglior piazzamento in carriera risale al 2022 (2°) ma è oggi al numero 6 del ranking mondiale.
La bandiera norvegese non è di casa, nel tennis. Per trovare giocatori di rilievo che dall’estremo Nord abbiano scosso i campi di tutto il mondo, dobbiamo spostarci nella vicina Svezia e tornare agli anni ’70 e ’80, con Bjorn Borg e Stefan Edberg. Poi Robin Soderling, negli anni 2000. Casper Ruud nasce a Oslo, città che presto abbandona per rincorrere il sogno di una carriera tra i grandi. Nel 2018, entra a far parte della Rafael Nadal Academy, a Manacor, sull’isola di Maiorca, dove continua ad allenarsi sotto lo sguardo attento di Pedro Clar e papà Christian, ex numero 39 del mondo. Al suo debutto sotto l’ala dell’icona spagnola del tennis, era numero 143 del mondo; quattro anni dopo si trasforma nel palpabile nuovo numero 1 del mondo. Nel 2022 infatti, Ruud raggiunge la finale al Roland Garros, agli US Open, a Miami e alle ATP Finals, accumulando un bottino di punti non indifferente che lo porta quasi all’apice del ranking. Non riesce però a fare suoi nessuno di questi titoli, sconfitto in ordine da Nadal a Parigi, da Alcaraz a New York e in Florida e da Djokovic a Torino. Non a caso, dopo aver assaggiato il secondo posto, termina la stagione terzo dietro allo stesso Nadal e al giovane murciano Alcaraz.
Nel 2023, è bis in finale sulla terra rossa di Parigi, ma è anche bis in termini di sconfitta, perché nulla può contro Novak Djokovic che, in soli tre set, si aggiudica la partita sul Philippe-Chatrier. Il 2023 è sì l’anno della sua uscita dalla Top10, ma è comunque l’anno del suo decimo titolo in carriera, all’Estoril Open, primo su terra rossa. Sarà un caso, forse, che il suo undicesimo successo prima lo sfiora sulla terra di Monte Carlo e poi lo ottiene sempre sulla stessa superficie, sotto il sole di Barcellona. Sarà un caso, o magari no, perché il giocatore norvegese non ha mai nascosto la predilezione per questa superficie, che sappiamo invece essere particolarmente odiata, per esempio, da Daniil Medvedev. Sarà un caso, che sia a Monaco che in terra spagnola si sia trovato ad affrontare lo stesso avversario: il greco Stefanos Tsitsipas. Ad oggi, li separano 450 punti, 6° posto per Ruud e 7° per l’ellenico.
In seguito alla finale persa a Monaco, Casper aveva pubblicato su Instagram varie foto, tra cui saltava all’occhio un ricordo di infanzia, che mostra lui e il greco da bambini, ovviamente su un campo da tennis. A riprova che la loro storia ha radici lontane, come capita a molti dei ragazzi di questa generazione, cresciuti certo sfidandosi ma anche allenandosi assieme, ignari del futuro che li aspettava, su palchi scenici molto più grandi. Da un Ruud visibilmente abbattuto, siamo passati invece a una versione raggiante, sul campo intitolato a Rafael Nadal, domenica scorsa a Barcellona, dove è riuscito a raggiungere il successo. Ancora emozionato, non ha nascosto l’orgoglio di vincere su un campo dedicato al suo idolo e, in quanto a dediche, ha conquistato tutti facendo gli auguri alla sorella minore Charlotte, per il suo diciottesimo compleanno.
Casper Ruud si può definire, in termini tecnici, come un giocatore destrimane, con un rovescio a due mani ma che fa del dritto il suo punto forte. In quanto a personalità, invece, si può dire che non si sia mai trasformato in uno dei volti principe di questo sport, ma se c’è una cosa che abbiamo imparato dagli spettatori di tennis è che apprezzeranno sempre un giocatore che fa della semplicità e del rispetto i suoi biglietti da visita. In fondo, lo stiamo ora vivendo con Jannik Sinner. Casper Ruud è quel tipo di giocatore, quello che in una partita lottata, magari da underdog, potrebbe facilmente convertirsi nel preferito del pubblico. Certo, questa considerazione cessa di valere nel momento in cui gli eroi mettono piede in campo, primo fra tutti un Rafael Nadal sull’orlo del ritiro ma considerato immortale dai suoi aficionados. È, in fondo, una regola non scritta, ed il tennista norvegese non sarà di certo il primo a sfuggirvi. È sempre stato così. Ma se c’è qualcuno che vuole portare avanti il nome di Rafael Nadal – come se ce ne fosse bisogno – quello è Casper Ruud, che della Academy del maiorchino ne ha fatto la sua seconda casa e che da lì è diventato parte dei grandi.