C’è un tempo per correre e uno per analizzare, ragionare e calcolare! Sembra pensarla così Marc Marquez, che in una delle sue recenti interviste ha svelato di avere qualcosa in meno rispetto a tutti gli altri. Sì, non qualcosa in più, ma qualcosa in meno! Cosa? L’ossessione per i riferimenti e, quindi, anche per la tabella che generalmente viene esposta dagli uomini del box giro dopo giro.
Non sempre, sia inteso, ma quasi sempre quando si tratta di test. E’ stato così anche a Portimao, con Marquez che, di fatto, “è voluto restare solo con la sua moto”. Ascoltarla, provare a capirla, senza lasciarsi condizionare dai freddi numeri. “Nei test – ha detto il fenomeno di Cervera – ho bisogno di guidare secondo quello che sento. Se esco e provo qualcosa che non funziona, ad esempio, perché devo stare fuori per tutti e cinque i giri stabiliti dal box solo perché me lo indica la pit board? E poi è più giusto guidare in modo libero. Un altro esempio? Ho usato la pit board con la scritta ‘L12’, che è la distanza della Sprint Race, per avere un riferimento e regolarmi, ma se invece devo solo provare nuovi componenti non ho bisogno di una distanza prestabilita per capire se mi piacciono o no, se li sento bene sulla moto o meno”.
Principalmente, quindi, Marc Marquez non vuole restare vincolato a un numero di giri quando si tratta di test, ma anche in gara ammette di non essere uno che sta troppo a guardare i riferimenti. Lui apre il gas e cerca di trovare il limite e le comunicazioni del box servono solo, almeno per lui, a regolarsi sui distacchi o a ricevere quelle informazioni che i suoi uomini non potrebbero fargli arrivare diversamente. “E’ tra il 2016 e il 2017 , quando avevo già una discreta esperienza in MotoGP – ha raccontato – che ho capito che, almeno nei test, sarebbe stato meglio per me non stare a guardare la pit board. Tanto se un cambiamento è significativo sulla moto lo senti dopo due giri, non è che devi farne per forza cinque solo perché è indicato nella pit board!”
In gara, però, le cose cambiano e di certo non si può pensare di correre al buio, come ha ammesso lo stesso Marc, soprattutto in questi primi GP con la nuova formula delle Sprint Race che, di fatto, stravolge anche le abitudini dei piloti. Niente di preoccupante, comunque, per Marc Marquez, che in questi giorni ha anche continuato a spronare la Honda per provare a migliorare ulteriormente la moto. Secondo il suo ex compagno di squadra, Pol Espargarò, infatti, la casa giapponese non fa certo i conti con la mancanza di idee, ma con un calo di entusiasmo dovuto proprio alle lunghe assenze di Marquez nelle ultime tre stagioni. Adesso, però, il pilota di riferimento è tornato e s’è rimesso in qualche modo al timone di un progetto che non deve assolutamente naufragare. "Per quanto riguarda il mio fisico – ha detto - posso dire che già dopo Sepang mi sono trovato molto contento. Sono già ad un livello molto buono e presto lo sarà anche la moto. C’è bisogno di un piccolo sforzo in più da parte di tutti, ma io non ho dubbi sul fatto che la Honda, anche per la storia che ha, riuscirà a tornare a fare quello che sa fare da sempre e che anche io voglio: vincere”.