“Questi ragazzi inseguono un sogno. Come puoi fermarli?”: è il commento di Paolo Simoncelli alla notizia della morte dopo un incidente in pista, a Jerez, di Dean Berta Vinales, cugino di Maverick. Il giovanissimo pilota della Supersport 300, che aveva solo 15 anni, dopo essere caduto è stato investito da chi sopraggiungeva. Una dinamica simile a quella della morte di Jason Dupasquier nel motomondiale al Mugello e non troppo diversa da quella che dieci anni fa nella classe regina a Sepang era costata la vita a Marco Simoncelli.
“Vorrei dirvi – dice riguardo a Dean Berta Vinales il papà del Sic, a Repubblica – che è tutto sbagliato, che non era giusto farlo correre: ma vi mentirei, perché non è così. Era poco più di un bambino, aveva quindici anni ma voleva fortissimamente diventare un campione. Ed era pronto a dare tutto, per riuscirci. Questi sono i motori, la velocità. Risparmiatemi il resto: la retorica delle parole, dei giudizi. […] Chi non conosce questo mondo, è meglio non parli”.
Paolo Simoncelli aggiunge: “Non date la colpa ai circuiti, perché non è più come tanti anni fa: adesso le piste sono sicure, e poi c’è tutta una serie di prodigi tecnologici. dai caschi alle varie protezioni sotto la tuta, che davvero riduce al minimo un certo tipo di rischio”. Rischio che però quando si va, “esiste, sempre e dovunque. Anche per chi va in bicicletta a 60 all’ora: se cadi per terra, se all’improvviso perdi l’equilibrio, le conseguenze possono essere tragiche”.
Continua il padre del Sic: “Non voglio provocare nessuno, dico la verità: se deraglia un treno, non fermiamo le ferrovie. E così se cade un aereo. […] Non cercate a tutti i costi un colpevole. Perché queste sono cose che succedono. Possono accadere anche a noi, che ci mettiamo al volante ogni giorno. Non incolpate le piste, nemmeno questo sport: il motociclismo risponde a un istinto naturale. Quello di correre. Di andare più veloce degli altri”.
Quello capitato a Dean Berta Vinales è il sesto incidente mortale sul circuito andaluso, inaugurato nel 1985, il terzo in poco più di un anno: “Prima del quindicenne catalano – ricostruisce Repubblica – sulla stessa pista erano deceduti lo spagnolo Javier Moreno (1990), travolto dopo una caduta dal pilota che lo tallonava; il giapponese Noboyuki Wakai (1993), finito contro il muro della pit-lane dopo aver investito uno spettatore che aveva appena lasciato il box di Loris Reggiani; anche Marcos Garrido (2019) correva nella Supersport 300 come Viñales e fu schiacciato dalla moto che lo seguiva; Ismael Bonilla (2020) finì contro le barriere a tutta velocità dopo il rettilineo dell’arrivo; nel mese di maggio era poi deceduto un appassionato che aveva perso il controllo all’altezza della curva dedicata a Sito Pons”.