“Non è stato affrontato male, ma malissimo”. Ha pochi dubbi Vincenzo Piccolini, storico preparatore atletico legato al mondo del calcio, che però ha esperienza a tutto campo arrivando dall’atletica, su come sia stato gestito l’infortunio di Marc Marquez.
Lo abbiamo interpellato, in particolare sul tema dei tempi di recupero, visto che aleggia ancora un po’ di mistero sul ritorno in pista dello spagnolo. E lui, sulla frattura dell'omero destro, ha fatto questa premessa: “È un caso interessante, ma è anche stupefacente come sia stato gestito un infortunio del genere. Sulla recidiva, infatti, ci vuole molto più tempo rispetto al primo infortunio”.
Quindi per Pincolini, se errore c’è stato, è quello di aver forzato i tempi di recupero provando a tornare a correre: “Con amici ortopedici ne ho discusso e tutti erano stupiti perché la prima cosa che ti viene in mente con la moto sono le vibrazioni. Gli avranno certamente somministrato degli antidolorifici molto forti che però hanno fatto il danno. In seguito, lo avranno operato di nuovo, per riallineare l’omero e in seguito si saranno presi un tempo molto più lungo per recuperare. È stato gestito malissimo”. Anche perché, secondo il preparatore atletico che oggi segue la Nazionale Under-21 “probabilmente nelle moto persiste un po’ quella forma di machismo che porta a voler dimostrare di non avere niente, solo che alla fine qualcuno paga”.
Per Pincolini, insomma, è stato sottovalutato un infortunio grave e per di più nei confronti di un atleta ancora giovane, mettendone quindi a rischio la carriera: “Era nella prima gara, avrebbe potuto saltarne 2-3, ma c’era ancora il tempo di recuperare per uno come lui. Il suo è un infortunio particolarmente delicato, perché quelle ossa molto sottili, in più nello specifico di un motociclista sono utili a movimenti corti e raffinati. Non credo che lui abbia avuto le cartilagini interessate. Ora si tratta di perdere una stagione e mettersi lì con calma. C’è stata una sottovalutazione, visto che la vibrazione è la vera nemica delle calcificazioni. Quando fai una lastra e vedi che c’è continuità ossea, devi tenere conto se è sottile o meno. E in quel momento, per Marquez era la cosa peggiore il sollecitare il braccio con vibrazioni continue. Non è un intervento complesso, quello che ha fatto lui è quello che avremmo fatto tutti noi. Cambiano solo i tempi di recupero. Però, se a me dicono 30 giorni, lui potrà recuperare in 21, ma non in 3. Ci sono tempi fisiologici. La calcificazione ossea nel tempo non è mai cambiata, sono cambiati gli interventi, solo che il resto è un tempo fisiologico. Quindi, a gran voce si può dire che è stato gestito, non male ma malissimo. Perché ci si dimentica che un giovane atleta ha davanti tanti anni e solo un infortunio grave affrontato male gli può portare via del tempo importante per la carriera”.
Se siete arrivati fino a qui seguiteci anche su Facebook e su Instagram