Irene Saderini ha da poco lanciato un canale YouTube. Apre con un video sulla sua vita, dalle regate al motorsport. Parla del mestiere del giornalista, dei motori, dell’attitudine. Dell’essere donna. Una sintesi in tre minuti che si risolve in tre parole: rock and roll. Sempre, in un modo o nell’altro. L’abbiamo intervistata per farci raccontare del suo progetto e della MotoGP, da Valentino Rossi ad Andrea Dovizioso fino alla morte di Jason Dupasquier. E a quella - cinque anni fa - di Luis Salom, vissuta da bordo pista. Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Irene! Ti chiamiamo con la scusa del tuo nuovo canale YouTube.
“Lo prendo come un progetto da teenager che mi appassiona moltissimo (ride). Seriamente invece, anche se non sono parole mie, per una persona che lavora col video non avere un canale YouTube ha poco senso. Mi piace l’idea che non ci sia un cliente a cui rendere conto, che magari vuole che dica le cose in una certa maniera, è tutto libero. E questa cosa mi piace. Anche se non la sto prendendo troppo sul serio”.
L’intro è veramente molto bello. Ad un certo punto dici che “la verità fa sempre incazzare qualcuno”. Per esempio?
“Beh, ormai succede spessissimo, quando va bene una volta al mese. È un po’ una condotta di vita, che strategicamente nel lavoro andrebbe abbandonata subito. Perché poi la carriera ne risente, ma non mi sto lamentando. Se sono qui a fare queste cose è perché le ho scelte, però ecco… Non è la strada più facile, ma sono scelte di vita e di carriera”.
I tuoi video sono sempre delle combo scandalose, ottimi per i mondiali di io-non-ho-mai: qual è quella che pensi potrebbe tener banco in qualsiasi conversazione?
“Mah, forse quella volta che Sébastien Ogier è stato in macchina con me per un paio d’ore in una prova ufficiale - e non siamo morti. Rimane incredibile anche oggi, io pensavo fosse una promo. Quando ho capito che lui andava forte davvero ho cominciato a preoccuparmi… Mi ha anche detto: guarda, se mi dai le note giuste io i cut li ascolto, ma se hai dei dubbi non dire niente perché altrimenti lo faccio”.
Ah, perfetto.
“Si, ero convinta che fossimo lì solo a firmare una cosa con Red Bull. Invece lui voleva provare gomme e sospensioni nuove. Quella roba lì, al netto del fatto che ho vomitato l’anima - ma nel video non si vede - rimane incredibile. È stata forse l’unica volta nella vita in cui ho avuto veramente paura. Continuavo a pensare adesso moriamo. Ah, è così che si muore”.
La puntata che vorresti fare?
“Non so se posso dirlo. Comunque la cosa bella di questa non-carriera è che tu pensi che vorresti fare una puntata sul surf e le persone che lavorano con te ti propongono Leonardo Fioravanti. Ti insegna lui. Per uno che ha passione e rispetto per lo sport ha un valore intrinseco importante. Io sono abbastanza scarsa col surf, ma fare una cosa con lui mi sembra pazzesco. È uno dei top 10 nel mondo e mi insegna come fare il surf, cosa che non credo sia esattamente in cima alla sua agenda in termini di priorità”.
Passiamo alla MotoGP. Non vorrei chiederti di Dupasquier, perché è già stato detto tutto da chiunque, anche da chi non c’entrava nulla. Però ecco, se vuoi prego.
“Io purtroppo ho vissuto in diretta, ma in diretta sul serio, l’incidente di Luis Salom. Eravamo amici. Ed in questo weekend al Mugello mi sono resa conto di essere drammaticamente invecchiata, perché solitamente a me piace guardare le gare in TV. Guardo la Superbike, la MotoGP, la Formula 1. Ma quando è successa quella cosa ho spento, non ho guardato le gare. Non lo dico per fare quella che ne sa, ma ho capito subito che la faccenda era abbastanza grave. E la domenica ho preferito andare in moto. Per me la morte di Luis è stata abbastanza dura, lui è uscito nella curva a pochi metri da dove mi ero messa a guardare i piloti. Perché a suo tempo la Moto2 era l’unico momento in cui riuscivo a vedere le moto in pista, negli altri turni non era possibile. È stato veramente brutto. Ma così sono le corse: motorsport is dangerous, è scritto anche sul pass”.
Un decimo posto di Valentino Rossi fa più notizia di un ventesimo. Come la vivi?
“A me fanno impressione le interviste di Valentino, perché come direbbe Vasco io sono un’inguaribile romantica. Quindi quando lui dice che gli altri vanno semplicemente più forte mi fa male al cuore. Io comunque dico che non è finita finché non è finita. Non sono mai stata una rossista e questa cosa mi ha sempre creato tanti problemi però ecco, Valentino Rossi è il mio idolo. Io sono cresciuta con Valentino Rossi, non potete togliermelo (ride). Cosa facciamo senza di lui? Ma anche Marc Marquez, stesso discorso”.
Personaggi che vanno oltre allo sport.
“C’è stato un momento in cui ad ogni sbaglio di Marc erano tutti contenti perché magari il mondiale si sarebbe riaperto. Ora vorrei rivedere Marquez davanti, perché faceva cose incredibili. Ma non che gli altri siano meno bravi, è un discorso generazionale. Ci sono dei nuovi talenti, ma di personaggi come lo sono Valentino Rossi o Marc Marquez non se ne vedono ancora. Verranno, ma per la mia generazione sono meno credibili. Quindi se mi togliete Marquez e Valentino io che faccio? Ci vuole un gruppo di recupero!”.
A proposito di recupero, quello di Marc sembra ancora lungo.
“Si, ingenuamente pensavo che ci avrebbe messo tre gare a tornare il solito. Invece è umano anche lui. E lì mi viene da dire… Ma se Dovizioso avesse continuato, invece di smettere, non sarebbe stata una buona idea per tutti?”
Per lui di sicuro. A proposito, non pensi che questo tira e molla con Aprilia sia andato un po’ oltre?
“Eh, sicuramente. Ma diciamo che, conoscendo Andrea, questo comportamento è totalmente in linea con il suo modo di essere. Non è una pantomima, lui è così, un ingegnere mancato. Finché non è convinto che la moto possa andare forte non firma, non vuole fare figuracce. Ma è la sua personalità. Poi per carità, siamo alle chiacchiere da bar e non ho la credibilità tecnica per dire certe cose, però mi sembra difficile che il Dovi con l'Aprilia possa vincere il mondiale. Sarebbe una storia bellissima, però la vedo quasi impossibile, bisogna essere anche un po’ realisti”.
Senza Marc Marquez e Valentino Rossi dici che non è la stessa MotoGP. Quindi che fai?
“Per fortuna ci sono Moto3 e Moto2. La classe di mezzo mi piace tantissimo, anche perché ci sono tanti piloti che ho conosciuto quando erano davvero agli inizi e mi piace vedere cosa stanno combinando. E poi si, la Moto3 mi piace molto. Anche perché la MotoGP in genere la registro, vado in moto e la guado la sera. Data l’età anagrafica mi sono buttata sul trial, che è notoriamente uno sport da vecchi, e alle due del pomeriggio si va in moto, perché poi c’è l’aperitivo. Adesso ho una spalla completamente nera e la schiena che non si muove per niente perché sono caduta all’indietro, e questo attesta la mia continua incapacità a guidare la moto! Però io non mollo”.
Non molli come Maverick Vinales: credi che Yamaha gli abbia dato un ultimatum togliendogli Esteban Garcia?
“A me sta molto simpatico, anche se è completamente pazzo. Oltretutto con lui ho fatto la prima figuraccia nel motomondiale. Correva ancora in Moto3 e dovevo intervistarlo, così ho chiesto a quello scemo di Loris Capirossi - che ancora ride - di dirmi qualcosa su Maverick. E Loris: Eh, lui è un gitano, è un gipsy, ne va molto fiero. Ovviamente non era vero, anzi: era vero ma lui non ne andava fiero per niente. Così mentre lo stavo intervistando gli ho fatto i complimenti per essere un gitano… Si è alzato ed è andato via. Questo è stato l’approccio al motomondiale di Irene Saderini. Ad ogni modo credo che il problema sia dei piloti, ma anche della squadra. Da fuori la sensazione è che la Yamaha in questi anni si sia un po’ persa, non parlo solo di Valentino. Cambiano telai, sbagliano i motori… Sembrano un po’ allo sbando, detto questo non è che in Honda siano più lungimiranti. Hanno fondato tutta la loro strategia su Marc Marquez che adesso si è fatto male ed è rimasto fuori praticamente per due anni. Complimenti!”
In effetti…
“Anche oggi ho detto cose di cui mi pentirò prestissimo vero?”