Gara automobilistica di regolarità su un totale di 500 chilometri, 10 checkpoint e altrettante prove selettive, la Crazyrun, denominata per la nona edizione “The Island”, si distingue da tutte le altre competizioni motoristiche per essere una divertente caccia al tesoro su quattro ruote dove i concorrenti sono chiamati a sfidarsi contro il cronometro, ma anche a far correre la fantasia e aguzzare l’ingegno per risolvere i quesiti e le prove ricevute ad ogni check point. Solo i luoghi di partenza e di arrivo sono infatti noti ai partecipanti, il percorso invece è tutto da scoprire e si svela indizio dopo indizio con i partecipanti chiamati a compiere l’impensabile come conservare un uovo integro contenuto in un grande barattolo di vetro per i tornanti dell’Isola d’Elba, trovare una vecchia lampadina a incandescenza con almeno 300 Watt di potenza, portare a 9 il ph dell’acqua minerale Fonte di Napoleone, disegnare un codice a barre decifrando delle foto da recuperare sui social, scannerizzarlo e risalire a un numero di telefono da chiamare per arrivare a un codice finale o contare le oltre 450 pietre di un vialetto che porta alla Villa di Napoleone a San Martino (Portoferraio).
Nata come una gara tra amici, la filosofia di Crazyrun è quella di vivere la passione dei motori in modo ironico e scanzonato, proprio come i temi degli equipaggi. Supereroi e hypercar. Astronauti su macchine d’epoca, Bond Girls, Peaky Blinders, Rintintin, gli Amerigani, The President, lupi gentiluomini o i guerrieri di Star Wars alla guida dei mezzi più stravaganti. Ce n’è per tutti i gusti: dalle potenti hyper Ferrari, McLaren, Lamborghini, Audi e Mercedes, alle vintage Fiat Spiaggina 500, il Volkwswagen Dune Buggy della celebre coppia Bud Spencer e Terence Hill oltre all’originalissimo Bulli, il mitico Volkswagen T1 “Samba” del team Mistral quando il viaggio era sinonimo di avventura.
“Più che una corsa contro il cronometro è una gara di ingegno, flessibilità e adattamento”, racconta Giulio Barnini, l’ideatore della pazza corsa insieme al fratello Lorenzo e David Mazza, originari di Santa Croce sull’Arno, nel cuore della campagna toscana. “Certo che la potenza di una super car aiuta, soprattutto quando si è sbagliato strada, ma la Crazy Run vuole essere anche divertimento e gioco di squadra, senza dimenticare le alleanze tra team per risolvere le prove”.
“In un’epoca regolata da navigatori GPS e ogni tipo di attrezzatura elettronica, alla Crazyrun gli equipaggi mollano tutto e tornano a perdersi: è questo lo spirito, perché adrenalina, divertimento e goliardia sono alla base di questo meraviglioso gioco”. Ma come vengono ideate le 10 prove? “Si cerca di combinare sempre varie abilità: manualità, conoscenze informatiche, quiz di chimica, ma anche social e tanta fantasia”, racconta Lorenzo Barnini, la mente dietro i rompicapi e trabocchetti, “così da non avvantaggiare mai l’ingegnere, l’atleta o una determinata categoria di persone. Le prove sono sottili, intelligenti, tanto che i team coinvolgono anche parenti e amici che da casa che con tablet e pc cercano di aiutare i piloti impegnati alla guida”.
La scelta dei percorsi viene condivisa tra i tre ideatori. Privilegiate le belle strade panoramiche, percorribili comunque dalle supercar, con adeguati checkpoint per le 100 vetture, selezionate tra le oltre 200 richieste ricevute per particolarità, originalità, stravaganza e bellezza della vettura e del tema scelto.
Al via non poteva mancare il team “Dick Shuttle” capitanato da Nicola Spini, vincitore di ben tre edizioni del premio “Crazy Camouflage” per il miglior travestimento e vincitore anche quest’anno come “Best vintage car”. Tra sfavillanti e potenti Ferrari, Mclaren, Porsche, Mercedes e Lamborghini spicca il blu e l’arancio dell’intramontabile Volkswagen T1 “Samba”, sinonimo di anticonformismo, voglia di libertà e scoperta di luoghi e persone.
“La Crazyrun è tutto questo”, racconta Nicola Spini, l’amministratore delegato di Accoppiature Mistral, azienda leader nell'ambito e delle lavorazioni su pelle e tessuto, originario di Santa Croce sull’Arno. “Per la nostra quinta partecipazione a questa pazza corsa, abbiamo scelto il mitico Volkswagen T1 Samba del 1963 perché è bello condividere questa bella avventura con gli amici”. Unico nel suo genere, le linee inconfondibili del T1, caratterizzato da 23 specchietti e tettino apribile, richiamano l’idea del viaggio avventura dei mitici Anni 60 e 70 quando il T1 era il modello iconico di riferimento per comfort e stile.
“Sono appassionato di macchine d’epoca, ma anche di ricerca e innovazione, che è parte integrante del nostro lavoro e motivo per cui siamo punto di riferimento per piccoli e grandi brand”, continua Spini, “così anche nella Crazyrun, la nostra art director Simona Tagliaferri ha sviluppato un concept dedicato a quella sana follia e innocente irriverenza che é parte di ognuno di noi. Perché il tema “Dick shuttle? Perché è irriverente, goliardico, come lo spirito della Crazyrun. Spogliati i panni di manager e imprenditori, torniamo a giocare e divertirsi”.
Primo assoluto è arrivato invece il team Rintinin su una Audi RS6, con sole 128 penalità, contro le 970 degli ultimi in classifica. “Oltre ad un time penalty, proprio delle gare di regolarità, alla Crazyrun ci sono le skill penalties per il mancato o parziale svolgimento delle prove”, racconta Giulio Barnini, “per vincere occorre rispettare il tempo imposto, ma anche superare brillantemente le prove”. Tra le cose più curiose quest’anno: il team che ha portato una gallina al posto dell’uovo nel barattolo di vetro, perché rotto, o chi è andato a bussare alle porte di case e chiese per recuperare una lampadina a incandescenza non più in commercio”, conclude Lorenzo Barnini.
E mentre gli equipaggi sfilano tra la folla che si è radunata a Forte dei Marmi per salutare la pazza kermesse della Crazyrun, già si pensa al prossimo anno quando verrà festeggiato il 10° anniversario.
“Vogliamo studiare dei posti da favola. L’idea è di mantenere un massimo di 100 equipaggi perché l’evento deve restare speciale ed esclusivo, mentre vorremmo aumentare il numero dei giorni”, racconta David Mazza, “la location è chiaramente top secret, ma ci piacerebbe uscire dai confini nazionali…”. Per saperne di più dovremo aspettare il prossimo indizio.