Basta, dai. E il presidente della Federgolf (“Una possibilità più concreta di quanto pensano tutti”, ripetiamo tutti a voce alta: il presidente di Federgolf, Franco Chimenti), e Roberto Mancini (“Nel calcio si è già verificato il ripescaggio: se dovesse accadere, noi ci siamo”), e la di lui mamma (secondo la quale “è quasi impossibile, ma i miracoli accadono”), e pure Roberto Baggio che dice che è una “vergogna che l'Italia non sia qualificata di diritto”. E i giornalisti che continuano a proporre la domanda a chiunque abbia titolo - e non è nemmeno necessario averne, invero - per parlarne: no, l’Italia non verrà ripescata per prendere parte ai Mondiali, la sola ipotesi potrebbe essere definita con le medesime parole con le quali nel Secondo tragico Fantozzi venne recensita la famigerata Corazzata Kotiomkin. L’Italia a Qatar 2022 è una boiata pazzesca e, per questo, rasenta l’incredibile che a una boutade partorita per cialtroneria da un qualche desk redazionale si continui a dare credito. O, forse, si tratta semplicemente della circonvenzione di incapace adattata allo sport sul web: fa click, continua a farne, e allora alimentiamo la speranza ben sapendo che di vero non c’è nulla.
Una speranza da sore loser, peraltro, da cattivi perdenti. L’ineffabile Italia, già formidabile campione d’Europa, ha gettato la qualificazione in un girone eliminatorio tutt’altro che difficile, ha sprecato la semifinale playoff uscendo sconfitta in casa dalla Macedonia del Nord e nemmeno è arrivata a giocarsi lo spareggio con il Portogallo: bene, è finita, riga, capo cosparso di cenere e ripartire a capo chino; il resto non solo non ha cittadinanza, ma non ha nemmeno senso in termini di politica sportiva. Sarà anche vero che non esistono criteri definitivi per il ripescaggio, e che c’è ampia discrezionalità da parte della Fifa, ma sostenere una tesi così azzardata - e cioè che Zurigo potrebbe privilegiare l’Italia in quanto trattasi della migliore esclusa, in termini di ranking - significa non rendersi nemmeno conto che la geografia conta non meno della politica quando si tratta della massima istituzione calcistica internazionale che, peraltro, a fine 2023 andrà al voto per eleggere il nuovo numero uno (spoiler: sarà ancora quello vecchio, Infantino) e non può affatto permettersi proprio ora e proprio in questo caso una scelta senza alcun criterio logico se non l’arbitrarietà.
Già, perché il pretesto di tutte queste voci è una potenziale esclusione dell’Ecuador per il caso Byron Castillo, giocatore che la nazionale sudamericana ha schierato nel corso delle qualificazioni di area Conmebol ma che, stando alle accuse, sarebbe di nazionalità colombiana e avrebbe un’età diversa da quella dichiarata. Documenti falsificati, insomma, e per questo la Fifa ha aperto un procedimento presso la Commissione disciplinare la quale, se dovesse valutare la sussistenza delle prove, potrebbe effettivamente arrivare all’esclusione dell’Ecuador da Qatar 2022. Di qui l’ambiguità, e cioè che in ultima istanza spetta alla Fifa decidere ma la procedura di scelta è volutamente non regolamentata in maniera oggettiva. C’è da dire però che vi sono alcuni criteri di base, che riguardano il numero delle nazionali che le varie confederazioni possono qualificare. La Uefa ne qualifica tredici - e fra le tredici non c’è l’Italia - mentre la Conmebol, ovvero la confederazione sudamericana, ne porta ai Mondiali quattro, con la possibilità che diventino cinque dopo l’ultimo spareggio intercontinentale, e tra di esse l’Ecuador c’è. In caso di esclusione di quest’ultimo, la Conmebol reclamerebbe per sé il posto libero, eventualmente per il Cile - che ha presentato il ricorso - nel caso dovesse essere riscritta la classifica. Dovesse il posto finire a una nazionale Uefa, Infantino dovrebbe rendere conto di questo aspetto in sede di elezioni (dove al momento è candidato unico, per questo non può commettere passi falsi: una federazione, un voto), rischiando così di alienarsi i voti della confederazione, senza peraltro essere sicuro di prendere quelli dei paesi Uefa: come reagirebbe, ad esempio, la Macedonia del Nord in un caso del genere? Ma davvero a qualcuno sembra possibile continuare a battere il ferro di una sciocchezza tale?
Non meno triste è che la Figc abbia comunque confermato di avere interpellato la Fifa per sapere se ci fosse la possibilità (“per avere un momento di ebbrezza”, ha affermato, sprezzante del ridicolo, il presidente federale Gravina), ricevendo da ambienti Fifa un secco no che già di suo dovrebbe chiudere la questione e seppellirla sotto un coro di pernacchie. Quelle stesse che peraltro sta ricevendo Urbi et orbi la squadra di Roberto Mancini, attualmente sparring partner di chi al Mondiale ci andrà per davvero, come l’Argentina - mercoledì in una Finalissima che ha messo una tristezza immensa, profanando con un mortificante 0-3 anche il bel ricordo di Wembley 2021 - e la Germania in Nations League, mentre almeno con l’Ungheria martedì a Cesena potrà affrontare una nazionale con la quale, oltre ai colori della bandiera, ha in comune anche l’essere fuori da Qatar 2022. Con la differenza che in Ungheria nessuno parla di ripescaggio.