Grande ospite al Festival dello Sport di Trento organizzato dalla Gazzetta dello Sport, l'ex team principal della Ferrari ed ex presidente FIA Jean Todt ha parlato a lungo del suo, chiacchieratissimo, possibile ritorno a Maranello. Un progetto di cui si è discusso, tra media nazionali e internazionali, nel corso della pausa estiva, ventilando l'ipotesi di vedere Todt nel ruolo di un "super consulente" in Ferrari, una figura simile a quella che Niki Lauda ha avuto in Mercedes nei primi anni del successo della squadra di Toto Wolff.
Una notizia che ha fatto impazzire i fans che, da tempo, vorrebbero una posizione politica più forte da parte di Ferrari, un ruolo sicuramente agevolato dall'entrata in scena di Todt, personaggio dal grande peso politico all'interno del circus. La trattativa poi, sempre secondo i media, si sarebbe raffreddata, e il progetto di riavere l'uomo che ha portato al successo Michael Schumacher è finita presto nel dimenticatoio.
Adesso però Jean Todt racconta la sua versione, spiegando quanto la notizia uscita sui giornali fosse lontana dalla realtà: "Tornare in Ferrari? Devo dire che molte notizie possono aver fuorviato l’opinione pubblica, ma questo fa parte di ciò con cui conviviamo. Bisogna fare attenzione alle notizie che circolano, spesso non sono veritiere. Una volta mi videro fare colazione con Andrea Agnelli, il giorno dopo scrissero che avrei potuto lavorare per la Juventus. Quando ero presidente della FIA ero regolarmente in contatto con John Elkann, con cui ho spesso parlato delle ambizioni della Ferrari. Ma c’è una differenza tra scambiare delle idee e pensare concretamente di tornare. I capitoli passati sono tutti belli, ma sono fatti per restare nella storia, non per ripetersi. Mi piace guardare avanti e non indietro. I capitoli passati sono tutti belli, ma sono fatti per restare nella storia".
L'ex presidente FIA, nel corso dell'evento a Trento, ha poi proseguito: "Quando venni scelto per diventare team principal l’obiettivo era quello di tornare campioni. Tra il 1997 e il 1999 abbiamo sempre perso all’ultima gara. Poi nel 2000 vinse Schumacher e in occasione di quella vittoria gli dissi che quel trionfo ci avrebbe cambiato la vita. Quando sei in Ferrari la pressione si sente, non solo in Italia. In tutto il mondo la Scuderia è vista con passione, anche perché, oggi, è l’unica scuderia capace di produrre macchine di lusso e auto da corsa. La mia passione per le corse? Direi che sia stata naturale. Mio padre era un medico e per lui la macchina è sempre stata solo un mezzo di trasporto. Generalmente questo tipo di passione viene trasmessa di generazione in generazione, ma in me è giunta naturalmente".
Todt ha inoltre parlato degli errori della Ferrari, un punto scottante per tifosi e piloti nel corso di questa stagione: "Quando non si è al top è importante capire da dove arriva l’errore. Se si fanno spesso gli stessi sbagli, allora vuole dire che c’è qualcosa da cambiare. La Ferrari ad un certo punto dell’anno ha avuto la macchina migliore, ma ha perso troppe occasioni a causa di guai diversi come strategia, affidabilità o safety car. Si è trattato di episodi che insieme hanno avuto un prezzo: la Ferrari deve migliorare, senza dare nulla per scontato".