Il tempo stringe per Joan Mir, che a 27 anni vede le lancette dell'orologio della sua carriera più vicine all'ora finale che allo scoccare degli esordi. Forse tutto è figlio della voglia di riscatto dopo un 2023 tremendo, l'anno di gran lunga più complicato da quando il maiorchino corre nel Motomondiale: ventiduesimo in classifica (penultimo dei piloti titolari), ventisei punti raccolti nell'arco di quaranta gare, ventiquattro cadute totali (solo Marc Marquez ne conta di più). Sono numeri troppo brutti per essere veri, soprattutto se si riferiscono ad un due volte campione del mondo, ad un pilota che fino a quindici mesi fa trovavamo costantemente tra i primi, in lotta per il podio. Con la RC213V e, nello specifico, con l'avantreno della Honda, Joan si è trovato a litigare in continuazione. L'unico weekend di tregua in India, dove per una combinazione di curve, asfalto e carcasse dure portate da Michelin, la moto di Asaka riusciva ad esprimere tutte le sua qualità e a mascherare le debolezze: al Buddh Mir si è qualificato in quinta piazza, e in quinta piazza è transitato sul traguardo alla domenica. Il pilota, se mai ci fossero stati dei dubbi, c'è.
Eppure nel 2023 Joan Mir ha più volte perso il sorriso, un connotato fisso del pilota che era diventato il principe della Cenerentola Suzuki, del pilota che in sella alla moto azzurra aveva vinto e si era fatto apprezzare da tutti. Le difficoltà con la Honda, gli svariati infortuni dell'ultima stagione, in diverse occasioni devono avergli comprensibilmente tolto il piacere di andare in moto, una sensazione brutta e desolante se di mestiere sei costretto a domare oltre trecento cavalli un weekend sì e l'altro anche, da una parte all'altra del mondo. Sprazzi del vecchio Mir, nonostante tutto, se ne sono visti anche nella stagione più buia: un sorriso sereno e pacifico in Austria, dopo la nascita del primo figlio, un altro più timido alla fine del lunedì di test a Misano, un ultimo sorriso di conforto al termine del martedì di test di Valencia, prima di dire beatamente addio al 2023 corsaiolo. Sono punti, speranze, da cui ripartire in ottica 2024, stagione che Joan si appresta ad affrontare con un sostanziale desiderio: tornare a divertirsi in moto. Se ci riuscirà, vorrà dire che anche la Honda - grazie allo sviluppo di Mir e Marini e grazie alle concessioni - si sarà risollevata dalla crisi. E forse Joan, che dall'addio di Marc Marquez eredita Santi Hernandez e tutta la squadra storica del 93, sarà anche disposto a parlare di rinnovo con i vertici giapponesi: "Qualcosa sta sicuramente cambiando in Honda - ha dichiarato recentemente il numero 36 - ma normalmente, quando si apportano cambiamenti così grandi in un’azienda, ci vogliono un paio d’anni per capire se quei cambiamenti funzionano oppure no. È come una scommessa. A Valencia per la prima volta ho notato una differenza da quando sono arrivato, ho provato un qualcosa che davvero funziona meglio. Il rinnovo? Sono qualche anno più giovane di Marc Marquez, ma onestamente anch'io non ho così tanto tempo. Vedremo".