La MotoGP, mai come oggi, viaggia sospesa su di un filo sottile che divide lo sport dallo spettacolo. A volte è solo il primo, altre il secondo, ogni tanto le due cose si mescolano. Ma questo non è il wrestling, non è il calcio: questo è uno sport in cui gli atleti si giocano la vita e lo fanno a prescindere dal risultato. Sembra quasi vuota retorica, eppure ciclicamente ci troviamo davanti a giornate come questa in cui il mostro esce dallo schermo per fare paura davvero. Anche a chi ha visto migliaia di gare o a chi ne scrive annoiato. Ed è con le tragedie che il motociclismo arriva al telegiornale.
Sono momenti così intensi che anche chi vive in fissa col passato, che per qualche inspiegabile ragione reputa più interessante del presente, finisce con gli occhi sbarrati a chiedersi come andrà a finire. Quando vedi una caduta come quella di Francesco Bagnaia a Barcellona vieni preso in pieno da sensazioni violente, amare e confuse. La cronaca: Pecco parte davanti, parte forte e a centro gruppo cadono in cinque alla prima curva, poi lui viene lanciato dalla sua Ducati in uscita dalla curva due. Più avanti, dall’ospedale, dirà di non avere idea di come sia successo, questi incidenti in MotoGP si vedono sempre più di rado. L’impatto però è niente, il punto è che Bagnaia cade a centro pista con uno sciame di mostri in metallo da 160 chili lanciati ai duecento orari. In sala stampa sono attimi di panico, questa è in assoluto la situazione peggiore per un pilota, non ci sono protezioni o precauzioni che tengano quando hai quindici moto che possono passarti sopra. I precedenti sono tristemente noti e pensarci è un attimo.
Durante la caduta qualche componente della Ducati di Bagnaia finisce sul radiatore di Brad Binder, che scuote la moto per evitare di centrarlo e gli passa sulle gambe: “È l’incubo di ogni pilota”, ci dice con le pupille ancora dilatate per lo spavento. Gli altri riescono ad evitarlo, bandiera rossa in pista. Più tardi i piloti arrivati a fine gara ci diranno che c’era olio motore dappertutto, macchie sul casco e sulla tuta, troppo poco tempo per ripartire, il caos nei box mentre cerchi di capire se quell’altro camminerà ancora. Nel frattempo in pista sono arrivate le ambulanze ma Bagnaia non si vede, interamente circondato dallo staff medico. Si vedono però le immagini, che rispondono ad una delle poche regole nella logica spietata delle televisioni: se è vivo puoi far vedere cosa è successo, non farlo finché non ne hai certezza. Così quello che segue è un bombardamento di replay, che non sarà elegante ma è decisamente più rassicurante del nulla.
Mentre l’ambulanza del circuito procede mestamente verso il centro medico nel silenzio generale usciamo dalla sala stampa per cercare informazioni, qualunque cosa possa aiutarci a capire la situazione. In quei momenti finisci per tarare il tuo punto di vista: ok, basta che sia vivo. E poi: chissà se camminerà ancora, chissà se tornerà in moto. Chissà quando, chissà se ha appena rinunciato al titolo che si sta meritando in pista.
Sulla strada verso il centro medico sentiamo un boato del pubblico, una cosa enorme: qualcuno ha detto loro che Pecco è vivo - lo hanno fatto i marshall con un pollice in alto - e dagli spalti scrosciano gli applausi. Appoggiata al muro della piccola struttura che riceve i piloti c'è Domizia Castagnini, distrutta. È sola e piange immobile. Poi arriva avvicina Davide Tardozzi, scuro in viso come è difficile vederlo. Domizia non ha niente da dire, probabilmente non è nemmeno lì, pensa e prega, le vedi un incubo negli occhi. Davide la consola un po', non prima di aver pensato diverse volte al fatto che la cosa potrebbe essere indelicata. Poi decide di farlo lo stesso. La scena è straziante ma giornalisticamente si presta per una foto che, però, non riusciamo a fare. Lei guarda l’anello che Pecco le ha regalato lo scorso inverno chiedendole di sposarla dopo aver vinto il titolo mondiale. Lo guarda con dolcezza, la mano aperta come se fosse stato lì per la prima volta. Ad assistere a questa scena ti senti un piccolo mostro dei nostri tempi. Poi la regia internazionale la inquadra e capisci che queste sono le corse: the show must go on. Lo sanno anche in Direzione Gara perché arriva la notizia che la pit lane aprirà per una seconda partenza nel giro di qualche minuto, per le 14:21.
Così la gara riparte, anche se è come ballare senza la musica. Li vedi correre ma ti è passata la voglia, l’appetito. Ti chiedi come facciano a tornare in moto così anche se la risposta scontata è che è un mestiere, quello del pilota, che ti abitua anche a questo. Resta un enorme divario tra due realtà, quella della pista con due moto italiane a scrivere un pezzo di storia e quella fuori, dove altre due moto italiane sono a pezzi come i rispettivi proprietari. Le prime notizie: Bagnaia e Bastianini sono in viaggio verso l’ospedale di Barcellona. E poi: Bastianini dovrà operarsi, Bagnaia no. L’Aprilia meritava di dominare in un altro contesto ma forse è giusto così, ricevere tutto insieme, il bene e il male, mescolati come in una lavatrice e in un’ora soltanto. Questa è l’ora delle corse.