Le aspettative hanno ucciso un fuoriclasse che, due anni fa, arrivava al primo GP della stagione come il padrone del motociclismo mondiale. Dovizioso si era già giocato le sue gare migliori, a Quartararo serviva ancora tempo per crescere. Marc Marquez, prima di cadere e riscrivere per sempre la sua storia, stava girando attorno agli altri piloti come se loro fossero in bicicletta. Poi la caduta, la frattura, una settimana da dio refrattario agli infortuni pagata carissima, con un anno da umano qualunque. Uno che piange per la sua vita e guarda le gare da casa. Faticoso come scendere da una montagna con gli sci e tornare in cima a piedi, che in un attimo si arriva in fondo ma serve una giornata intera a risalire. Marc Marquez ha fatto della sua carriera quello che farebbe una rockstar degli anni Settanta, tutto o niente. È riuscito ad arrivare più lontano degli altri e fare quello che nessuno si poteva permettere. Contro la fisica, contro le regole, contro Valentino Rossi che è tutt’ora il simbolo del motociclismo. Le aspettative degli altri e la fame, la sua, lo hanno massacrato. Basta poco per rendersi conto che il terzo episodio di diplopia (dopo quelli di 2011 e 2021) è il prodotto di due anni di sofferenza e sarà definitivo per la sua carriera. Quella è finita a Jerez nel 2020, quando aveva 27 anni. A Jerez come Mick Doohan, a 27 anni come Casey Stoner. Come le rockstar.
Perché verosimilmente Marc Marquez tornerà a correre, lo farà quasi di sicuro, lui e i dottori lo hanno lasciato intendere in maniera piuttosto chiara: “La prossima settimana Marc Márquez si sottoporrà a un nuovo check-up per valutare l'evoluzione dell’infortunio - ha spiegato il Dr. Sanchez Dalmau che aveva già lavorato sul precedente episodio - e prevedere il periodo di recupero necessario per tornare alle competizioni”. Lui, Marc Marquez, specifica che si tratta di un episodio meno grave rispetto al 2021 e tornare, dunque, resta la priorità. La sua carriera da fuoriclasse però è finita. Marquez dovrà prenderne atto in fretta e seppellire l’idea di avere ancora quel tocco magico che lo ha reso diverso da chi c’era prima, permettendogli di rialzare una moto già sdraiata, di cadere in prova per poi stravincere in gara.
Serve cambiare approccio e prendere la mira ancora una volta. Accontentarsi, forse la cosa più difficile per uno come lui, per cercare il piazzamento, stare addosso al prossimo fenomeno sperando di portargli via qualcosa mentre è distratto. Valentino nel 2015 stava per riuscirci, ma - lo diceva Locatelli - gli avversari vanno ammazzati da piccoli. Tra pochissimo, quando cominceranno ad uscire le foto di Marc Marquez con un giovanissimo Pedro Acosta, se ne accorgerà anche lui che dovrà strisciare, giocare d’astuzia, inventare.
Indubbiamente non correrà più come prima, sicuramente però tornerà a farlo. Oggi Marc Marquez muore per rinascere più umano e più vero. Sempre pilota, mai più fenomeno. Diciamolo forte però: vincere ancora un titolo dopo tutto questo lo renderebbe il più grande di tutti i tempi.