Fabio Quartararo ha sbagliato, ma il suo errore è umanamente comprensibile. Avrebbe dovuto fermarsi dopo essere praticamente rimasto a petto nudo negli ultimi giri del GP di Catalunya, ma come si fa a chiedere ad un pilota di fermarsi spontaneamente? E’ chiaro che ha provato a finire lo stesso la gara e quello che non è assolutamente accettabile, piuttosto, è che non sia stato fermato da chi ha titolo per farlo. E diventa ancora meno accettabile se si considera che appena una settimana fa il motomondiale piangeva la morte di un ragazzo di soli diciannove anni e che durante la gara della Moto3, poche ore prima della MotoGP, s’era assistito a manovre al limite della decenza, pericolosissime e oltre ogni sprezzo del pericolo.
Il dibattito oggi è serrato: ci sono quelli che dicono che Quartararo ha sbagliato senza appello e quelli che, invece, scelgono la linea dell’emotività e definiscono la sua scelta di continuare a correre nonostante la tuta completamente aperta un atto eroico e di coraggio. Dove sta la ragione? Da nessuna parte. Perché è giusto e sacrosanto che ognuno mantenga la sua personalissima idea. Però possiamo dire al di là di ogni ragionevole dubbio dove sta, invece, il torto. Sta nell’imbarazzante lentezza di quelli chiamati a decidere: gli stewards pannel.
I garanti del regolamento, infatti, sono gli stessi che stanno a puntigliare per uno pneumatico che pizzica il verde, sempre solerti ad assegnare penalità nel giro successivo o pochi secondi dopo. Perché questa solerzia non c’è anche nelle cose serie? In Moto3 hanno nuovamente rischiato di ammazzarsi, dopo che un pilota è balzato in testa e ha poi deliberatamente rallentato per evitare il solito gioco dei traini. E nessuno ha detto niente. Poi, in MotoGP, è accaduto quello che è accaduto a Fabio Quartararo e ancora una volta nessuno ha detto niente. Anzi, il pilota francese è stato penalizzato per un taglio che, francamente, era già stato abbastanza penalizzante in gara. Nessuna bandiera nera, nessuna segnalazione a Quartararo, che sull’onda dell’adrenalina che scorre nelle vene di un pilota agli ultimi giri, magari non ha realizzato quanto potesse essere pericoloso bagarrare in quelle condizioni.
Ha sbagliato, ma ci sta. Chi, invece, ha perseverato nell’errore sono quelli che, pur chiamati ad esprimersi nella velocità delle gare di velocità, hanno agito con immobilismo o, nella più benevola delle definizioni, con sconcertante lentezza. Arrivando poi all’apoteosi delle brutte pratiche: muoversi solo dopo una segnalazione. Piloti e team, come vicini di casa spioni, sono andati a lamentarsi e, dopo ore dal misfatto, arriva il comunicato stampa di una ulteriore penalizzazione per Fabio Quartararo, con tre secondi aggiunti al suo crono che lo hanno fatto slittare al sesto posto nella classifica finale. L’intervento a scoppio ritardato, però, ha avuto un solo effetto: scontentare tutti. Ed è una deriva pericolosa perché le azioni sbagliate vanno perseguite sempre e rapidamente, non solo quando qualcuno le denuncia. La penalità a scoppio ritardato è un premio alla delazione.