Loris Reggiani, forlivese di classe ’59, ne ha viste tante da entrambi i lati della barricata. Ha corso come pilota negli anni Novanta - chiudendo ad un soffio dal titolo delle 250 nel 1993 - ed ha affiancato Guido Meda alla telecronaca nel periodo d’oro di Valentino Rossi. Oggi si divide tra la sua TunderVolt, pitbike elettrica ideata insieme a due soci, e diversi interventi in qualità di opinionista nei dopogara. Lo abbiamo contattato per farci raccontare il suo punto di vista sull’infortunio di Marc Marquez, sulla tifoseria da stadio e sul futuro di Andrea Dovizioso.
Ieri hai scritto che Marquez è stato punito dal karma. In un mondo in cui tutti tengono al politicamente corretto hai detto una cosa che pensano in tanti.
“Col senno di poi ho capito che sarebbe stato meglio tenermelo per me. Era un modo di dire, di riportare in auge il concetto che ognuno raccoglie quel che semina. Non ho augurato del male a nessuno né offeso nessuno, avevo in testa questa cosa e l’ho detta: proprio nell’anno in cui Marquez avrebbe dovuto vincere il nono mondiale e raggiungere Valentino si è fatto male… poi che sia una coincidenza lo capisco benissimo, ma io sono anche uno di quelli che credono che quello che fai, nel bene o nel male, ti ritorna”.
Ad ogni modo c’è chi l’ha presa molto male.
“Gli odiatori di Valentino ci sono, anche se sono meno di quelli di Marquez. Secondo me sono frustrati da sempre e continueranno ad esserlo anche quando Rossi smetterà di correre. Se la prenderanno con Marini e con chiunque altro esca dall’Academy. Poi sai, quando leggo che adesso ci sono i tifosi da stadio, che prima non era così e via dicendo mi viene un po’ da sorridere. Ricordo che quando ero piccolo e tifavo per Agostini le cose stavano esattamente allo stesso modo. Mi ricordo che la macchina di un giornalista della Gazzetta, forse Pino Allievi, fu bruciata perché aveva osato scrivere qualcosa contro Agostini”.
Incredibile.
"Quando ci sono personaggi così, che vanno oltre il semplice sport e diventano delle icone, poi arrivano i frustrati, gli odiatori, quelli che magari erano tifosi di un pilota che ha preso la paga dal nuovo idolo. Vedi anche il discorso Biaggi, la maggior parte di chi odia Valentino tifava per lui. Poi per carità, ognuno ha il diritto di essere tifoso di chi vuole, ma è sempre lo stesso discorso. Ora i tifosi di Rossi dovrebbero smetterla di pensare che Marquez è una merda perché dà la paga a Valentino. Magari lo è stato come uomo, perché ha fatto qualcosa che io non ho mai visto nel motociclismo. Ma il pilota è un'altra cosa. Poi ognuno la pensi come vuole, per carità”.
A proposito, come pensi che rientrerà Marc Marquez dopo quest’anno terribile?
“Intanto faccio una premessa: quello che penso non vuole essere un augurio e neanche una gufata. Io penso che lui non potrà mai tornare quello che era, per quanto gli auguri che sia così. Io credo che un infortunio del genere ti faccia tornare davvero con i piedi per terra, e lui con i piedi per terra non c’era da davvero molto tempo. Anche Agostini, che è suo grande tifoso come lo siamo in tanti - io lo sono stato fino al 2015, era il mio nuovo idolo - ripete da quattro o cinque anni che avrebbe dovuto stare più attento perché cadendo così spesso si rischia di farsi del male. Chiaramente però non lo diceva sperando che succedesse”.
Nei primi anni in MotoGP cadeva quasi di proposito, ed anche al fratello Alex Marc ha consigliato di cadere più spesso.
“Capisci? avrà fatto chissà quante volte il record di cadute annuali. Marquez si è sempre spinto oltre ed io ho sempre pensato che uno che continua a non farsi nulla prima o poi la paga. Per lui era utile fare così, trovava il limite molto presto su ogni circuito. Poi noi consideriamo solo le cadute, ma anche i salvataggi estremi che solo Marc è in grado di fare andrebbero considerati.”
Marco Lucchinelli diceva che in un circuito nuovo devi capire subito dove puoi permetterti di cadere, così sai in quali curve cercare il limite.
“Si, ma ai nostri tempi non c’era nessuno che andava a cadere di proposito. Marquez invece era arrivato a quel livello lì. Ma posso dirti una cosa da ex pilota: quando cadi e non ti fai niente -e a me è successo- la caduta ti rende più forte e diventa più facile raggiungere il limite. Perché anche inconsciamente la paura di farti male si allontana, cominci a sentirti invulnerabile. Una caduta con dei danni fisici invece ti riporta con i piedi per terra”.
Cosa manca a Valentino rispetto ai suoi tempi d’oro? Forse un po’ di follia?
“Si, un po’ di incoscienza. Ma è fisiologico, è quello che ti porta l’età. A diciott’anni, fresco di patente, magari fai i sorpassi in curva senza vedere chi c’è dall’altra parte. A trent’anni ne fai di meno e a quarant’anni non ne fai più. Anche se non ti sei mai fatto male. Poi c’è da dire che le moto, le gomme e tutto il resto sono in continua evoluzione e vanno guidate in modo diversi. Se non sai cosa c’era prima è facile imparare qualcosa, mentre se hai già esperienza fai più fatica a dimenticare quello che sapevi per apprendere qualcosa di nuovo”.
Tu conosci bene Andrea Dovizioso, come vedi la sua situazione? Sembra che non sarà in pista quest’anno (a sostituire Marquez) ma nemmeno che abbia deciso di ritirarsi.
“Guarda, io non so che programmi abbia. Credo che voglia ancora correre, perché lasciare senza aver vinto un mondiale in MotoGP dopo esserci andato spesso vicino non piacerebbe a nessuno e ovviamente non piace nemmeno a lui. Però è tra i piloti (e le persone) più consapevoli che io conosca, forse anche troppo, perché magari questa cosa l’ha limitato. Sapere che c’è qualcuno che può andare più forte di te in pista in alcune occasioni è stato un limite. È anche vero che alla sua età non ha più voglia - ma è una mia opinione, non ho mai parlato di questo con lui - di fare qualcosa che non lo convince al 100%. Sul lato economico è a posto e le sue soddisfazioni sportive le ha avute… gli manca solo quel tassello, il titolo”.
Quindi secondo te correrà per vincere il titolo che ancora gli manca in MotoGP e altrimenti rimarrà fuori?
“Si, senza un progetto che gli permetta di fare risultati importanti credo che porterà avanti la sua storia con il motocross”.
Pensi che Franco Morbidelli potrebbe lottare per il titolo nel 2021?
“Magari. A me Franco aveva già stupito in Moto2, ma mi ha impressionato decisamente di più in MotoGP. Non perché sia andato così forte, ma per essere riuscito a resistere alla pressione di uno come Quartararo, che è arrivato in Yamaha con una furia disumana che avrebbe messo in crisi chiunque. Invece lui è stato una roccia.”
Al contrario di Quartararo, Franco sembra un pilota che capisce come si fa a vincere e che quindi poi è capace di ripetersi.
“Si, è uno di quelli che forse non ci arriva subito, ma quando arriva ci resta. Un po’ alla Dovizioso diciamo. Forse anche di più”.
Cambiamo discorso. Sei riuscito a mettere in piedi un campionato con le tue moto, le ThunderVolt. Ci sarà anche nel 2021?
"È stato un bel successo, i ragazzi si sono davvero divertiti e abbiamo avuto anche un’ottima risposta d’immagine. Stiamo cercando qualche sponsor perché sai, un campionato così è molto costoso: basta un attimo per farsi prendere la mano e voler fare tutto bene, senza lasciare niente al caso. Però per farlo bene ci vogliono anche un po’ di introiti”.
Non era scontato riuscire a fare il campionato nonostante il covid, però ci siete riusciti.
“Si, ma sai… ci siamo trovati a metà del guado! Avevamo già lanciato tutto, avuto il via libera dalla Federazione e raccolto qualche iscritto, poi hanno bloccato tutto e a quel punto lì forse sarebbe stato più giusto rimandare di un anno. Ma a quel punto eravamo pronti e ci abbiamo creduto, anche investendo, e secondo me abbiamo fatto anche bene! Quindi nel 2021 ci saremo”.