Il livello è aumentato. Quello dei piloti da battere, della moto che costa il 40% in più, delle aspettative. Ma è aumentato anche il livello dell’intrattenimento. Luca Salvadori si prepara al 2021 con una nuova sfida, quella dell’International Trophy, e con una nuova moto, la Ducati Panigale V4R del Team Barni Racing. Una scultura in fibra di carbonio con un’elettronica raffinatissima, perché l’imperativo è puntare al titolo di classe, magari sognando una Wildcard in Superbike proprio con il Team di Marco Barnabò, che per il 2021 ha schierato Tito Rabat nel mondiale delle derivate di serie. Abbiamo scambiato due parole con Luca sulla stagione che lo aspetta e su quella, attesissima, che tra meno di un mese vedrà scendere in pista i piloti della MotoGP. Ecco cosa ci ha raccontato.
Il video con cui annunci il tuo arrivo in Ducati è pazzesco, roba da Netflix
"Ti dico solo che l’abbiamo fatto in due giorni… di solito ci vorrebbe molto di più. Abbiamo
corso!”
Dici tutto nella frase: “È necessario fare All-In”
“Eh si, termini pokeristici! Ai tempi ero abbastanza flippato per il poker”.
Avevi già guidato la Ducati Panigale V4R?
“Beh, ho guidato il modello di serie l’anno scorso. Ma non c’entra nulla con questa”.
Correre con Barni Racing è un’occasione. Può rappresentare una porta d’accesso alla Superbike?
“Si, diciamo di si. Come molti sanno per entrare in Superbike devi investire su te stesso. Io vorrei arrivare lì senza dover portare la classica valigia, cosa che fa metà schieramento. Ma andrebbe b bene anche avere i fornitori, intendo Ducati o altre case che paghino al posto mio”.
Quindi l’obiettivo non è più il secondo posto.
“C’è da dire che quest’anno si sono uniti alla festa piloti davvero molto veloci che l’anno scorso non c’erano, quindi è diventato veramente un mini europeo. Si parla di piloti come Sylvain Barrier, Florian Marino, Roberto Tamburini. Il livello si è molto alzato, però di sicuro sono nelle migliori condizioni”.
Che idea ti sei fatto della tua Panigale? È molto diversa dalla BMW con cui hai corso in questi anni?
“Beh, diciamo che … se costa un 40% in più rispetto alla BMW un motivo c’è, è molto più sofisticata sia di elettronica che di ciclistica, ma anche per tutto il resto. Poi non posso scendere troppo nei dettagli perché devo ancora guidarla, ma non vedo l’ora”.
In redazione dicono: ah, allora è vero che va forte, non fa solo i video
“Chi lo sa, magari sulla Ducati mi riscoprirò fermo! (Ride, ndr.) Purtroppo è il cronometro il giudice inflessibile, e da lì non si scappa”.
Puoi raccontarci qualcosa sul record che tenterai con la Ducati?
“Beh, se dico qualcosa di troppo da Bologna mandano le spie del KGB. Dico solo che sarà un tentativo di record di velocità, non è un qualcosa di tipo endurance o cose del genere. È un tempo sul giro, mettiamola così. Però molto particolare…”
Come si gestisce un weekend di gara sapendo che dovrai tirarne fuori anche un video? Tra telecamere, commenti e tutto il resto non dev’essere banale.
“Mi sveglio la mattina e dalle 8.30 alle 9.00 non ho un secondo di pausa, non mi fermo mai. E di fatti alla fine di ogni weekend sono devastato. Perché è uno stress mentale, fisico e di tensione tutto insieme. Non è solo il fatto di fare il video, dei essere in un certo modo, essere da telecamera… non puoi filmarti spazzato perché hai sbagliato la qualifica. Poi devi sapere cosa dire… è veramente complicato, però per fortuna ho una persona che mi aiuta e cerchiamo di dividerci io compiti e portare avanti così il lavoro.”
Hai un po’ di invidia per quelli che vanno in pista solo per correre, senza la responsabilità di dover produrre contenuti?
“Eh si, una volta pensavo che il video fosse fighissimo, però quanto invidio poter fare un weekend di gara staccando un po’ la spina, andare nel motorhome, fare due chiacchiere con gli altri piloti… invece non mi è possibile, c’è un ritmo davvero serrato per tutto il weekend!”.
Passiamo alla MotoGP: Marco Melandri ci ha detto che per il Team Petronas sarà impossibile vincere il mondiale, se non altro perché la Yamaha ufficiale non lo permetterà.
“Penso che Melandri abbia detto così perché, soprattutto ai suoi tempi, la differenza tra un team ufficiale e la squadra satellite era abissale. E penso che lui abbia un po’ sofferto questa cosa. In questi ultimi anni però abbiamo visto come le prestazioni si siano avvicinate. Ed in molti casi le moto, tra ufficiale e satellite, sono identiche: penso a KTM con Tech3, o a Ducati con il Team Pramac. Quello che fa maggiormente la differenza sono le persone che ci lavorano, se in Ducati ufficiale hai una forza lavoro di 100 persone, in un team satellite le persone sono 40. Ma abbiamo visto come ha corso Franco Morbidelli nel 2020: senza rotture ed imprevisti sarebbe stato campione del mondo con la moto clienti”.
Anche Miguel Oliveira spesso ha fatto meglio degli ufficiali nonostante fosse nel Team Tech3…
“Esatto. Penso che la MotoGP di oggi sia un po’ più permissiva sotto questo punto di vista. Non è più come una volta che c’erano solo quelle quattro moto che andavano come degli aerei e tutti gli altri piloti erano costretti a fare un altro sport. Un po’ come adesso in Formula 1. Invece ora i primi dieci sono sempre attaccati e la differenza la fanno i piloti dopo giri e giri di gara, ma i distacchi non si misurano più in secondi al giro”.
Chi è il tuo favorito per il titolo MotoGP 2021?
“Io dico che anche se dovesse saltare qualche gara, alla fine Marc Marquez sarà campione del mondo”.
Quindi se dovesse rientrare a Jerez, dopo la doppia in Qatar e Portimaõ, sarebbe comunque l’uomo da battere.
“Per essere il favorito secondo me dovrebbe saltarne a massimo due, di gare. Però si, lo vedo sempre come il numero uno”.
Pensi che tornerà subito vincente?
“Per forza, dopo un anno e passa proverà a vincere immediatamente, è il minimo per uno come lui”.
Fatta esclusione per Marc?
“Mi dispiace gufarla, davvero… ma dico Franco Morbidelli. Se viene messo nelle giuste condizioni -nonostante la moto con 500 giri in meno al motore rispetto agli altri piloti Yamaha- con una buona intesa con il suo capotecnico (Ramon Forcada, ndr.) penso che possa farcela”.
Ducati schiera sei piloti. Su chi punti?
“Non riesco a capire Bagnaia, ti dico la verità. Secondo me Miller sarà in grado di arrivare spesso a podio, ma gli mancherà quel qualcosina per essere davvero in lotta per il titolo. Invece Bagnaia secondo me è quel tipo di pilota un po’ alla Morbidelli, che quando trova la quadra spacca veramente tutto, come abbiamo visto a Misano. Poi in altre gare si perde, perché secondo me non ha ancora bene in mano tutti i dettagli della moto per andare forte in ogni condizione”.
Tra Jorge Martin, Luca Marini ed Enea Bastianini, Ducati ha già il rookie dell’anno. Chi sarà il migliore?
“Jorge Martin, senza ombra di dubbio.”