Da quando ha cambiato manager, Marc Marquez è quasi sempre in TV. Un’operazione di marketing, quella del catalano, per ritrovare i suoi tifosi e per promuovere le iniziative legate alla community che ha appena creato “We are 93” per tornare a farsi accompagnare dal maggior numero possibile di appassionati in questa seconda parte di carriera. “Sento di essermi messo il peggio dietro le spalle – ha detto nell’intervista realizzata all’interno di In viaggio con Chester, di canale Quatro – Il dolore non c’è più e voglio vincere il mondiale”.
Servirà una Honda all’altezza del suo talento e servirà, soprattutto, la forza per tornare protagonista e per provare a eguagliare Valentino Rossi, che di mondiali ne ha vinti nove. A proposito dell’ex rivale, Marquez non s’è tirato indietro quando gli è stato chiesto di ripercorrere i fatti del 2015 e questa volta non ha usato la carta della diplomazia. “Non devo essere amico con tutti – ha affermato – All’inizio ero disposto a riappacificarmi con Valentino, ma ora non più. Possiamo pure esserci indifferenti”. Eppure c’è stato un tempo in cui il pilota di Tavullia era l’idolo del ragazzo di Cervera: “Sono cresciuto con due miti, uno era Dani Pedrosa, l’altro era Valentino Rossi”. Poi è successo quello che è successo.
“Quell’attacco pubblico in conferenza stampa è stato brutto – ha aggiunto Marquez sempre riferendosi al 2015 - Avevo il suo numero di telefono e Valentino aveva il mio e non ci siamo chiamati. Avevo 22 anni, lui 10 o più anni, ha esperienza. Arriva la conferenza stampa malese e invece di prendermi da parte e parlare mi ha attaccato pubblicamente, è stato irrispettoso. Penso che fosse un'intimidazione”. Poi è arrivata la Malesia e quel maledetto giro a Sepang: “E’ stato un giro pazzesco, abbiamo lottato in maniera incredibile, poi Valentino ha preso quella decisione – ha concluso il catalano, riferendosi al (vero o presunto) calcio che costò la penalità e il titolo a Rossi - Mi ha lanciato. Non è stato un caso. Può darsi che tu spinga forte, perdendo il controllo della moto e scontrandoti con quella dell’avversario, ma non è un caso mettere all'angolo un pilota sul lato della pista, guardalo e colpirlo con la gamba. E’ stato intenzionale”.
Parole al veleno e che dimostrano che nemmeno i sette anni ormai trascorsi da quei fatti sono riusciti a sanare minimamente la crepa che si è creata nell’amicizia tra i due e nella stessa storia delle corse in moto, con Marc Marquez che da quel 2015 ha dovuto rivedere anche il suo rapporto con i social network. “Forse è il mio punto di vista – ha spiegato - ma ci sono sempre meno persone che mostrano carattere, preferendo nascondersi dietro un profilo. Ora ogni cosa che dici finisce sui social network, scatenando centinaia di commenti. Se ti metti a stargli dietro finisci con lo starci male. A me è successo, ma ora non più. Ho un account Twitter, ma non ce l'ho sul cellulare. Ho un social media manager, gli dico cosa deve mettere, la foto che decido sempre io e lui lo fa. Non leggo quello che viene dopo. Mi piace Instagram, ma neanche lì leggo mai i commenti. Twitter, invece, è una macelleria. Quando sono tornato a gareggiare ho capito che stare troppo sopra i social, mi distrae. Vivo molto meglio ora, limitandomi a qualche diretta cade su Instagram per flirtare con le ragazze”.