Sarà che nella sua Clinica Mobile ne ha visti passare a centinaia, sarà che lui li visitava con il cuore prima ancora che con gli occhi, nell’anima prima ancora che nel corpo, ma il Dottor Costa lo aveva immaginato e temuto. E, tra le righe, lo aveva pure detto che quella placca applicata a Marc Marquez dopo la frattura dell’omero rimediata a Jerez non lo convinceva. L’aveva detto senza dirlo esplicitamente, con la sua solita eleganza e con quel garbo che lo ha reso l’eroe dei suoi eroi: i piloti. Tra le righe, in più di una intervista, aveva parlato di “scelta condizionata”. Oggi, all’indomani della notizia che Marc Marquez è nuovamente finito sotto i ferri per sostituire proprio quella piastra danneggiata con una nuova, abbiamo contattato il mitico Claudio Marcello Costa: il DottorCosta tutto attaccato, come ama definirsi lui. Che, come al solito, non si è tirato indietro.
Dottore, ha letto cosa è successo?
“Mi dispiace, mi dispiace tantissimo per quello che è senza dubbio uno dei migliori piloti in assoluto incontrati in tanti anni di carriera. La mia, prima di entrare nello specifico, è una premessa doverosa e che viene dal cuore, perché questo ragazzo è nato per deliziarci delle sue prodezze in moto e sapere che deve fare i conti con il dolore di un infortunio e con le conseguenze di quell’infortunio è molto triste per me e dovrebbe esserlo per chiunque ami il motociclismo.
In una intervista rilasciata a moto.it e anche in altre uscite pubbliche delle scorse settimane ci era sembrato di leggere tra le righe che lei non fosse proprio convinto della bontà della scelta di applicare una placca in titanio…
“Non ero convinto perché di norma si tende a preferire sempre l’applicazione di un chiodo. Questo però non significa che chi ha eseguito l’intervento ha operato una scelta sbagliata, ma probabilmente una scelta condizionata”
Condizionata da cosa?
“Condizionata dal timore di andare ulteriormente a stressare la spalla di Marc Marquez, già operata in passato e oggetto di un infortunio. Per applicare il chiodo si passa dalla spalla e evidentemente si è voluto evitare, preferendo una sorta di piano b.
Si dice che sia stato anche per poter esplorare il nervo radiale e capire se c’erano lesioni importanti…
“Per capire se il nervo radiale è lesionato ci sono molti altri strumenti e percorsi di diagnosi. Quindi a questa ipotesi credo poco. Mentre è assolutamente credibile che si sia voluto evitare di andare a stressare la spalla, come ho già detto”
Lei avrebbe corso il rischio?
“Io avrei corso il rischio. Ma, ripeto, non è che chi ha scelto di non correrlo ha meno valore. Sono scelte e sono comunque sempre giuste. Anche perché io in sala operatoria non c’ero e quindi non ho un quadro perfettamente chiaro della situazione. Di norma, il chiodo è preferibile anche perché non intacca il rivestimento dell’osso, quella membrana meravigliosa che consente all’osso stesso di saldarsi rapidamente. Nel giro di tre settimane sarebbe tornato tutto, o quasi, alla normalità relativamente alle funzionalità del braccio e all’utilizzo che ne fa un pilota”
In queste ore molti hanno azzardato anche che la placca in titanio applicata a Marquez fosse troppo piccola. Lo era?
“In ferramenta, le rispondo con una battuta, si trovano ferri e viti di tutte le misure, se hanno scelto quella evidentemente l’hanno ritenuta idonea. In passato, fin quando, appunto, i chiodi non sono stati preferiti alle placche, si tendeva ad utilizzarne di più grandi possibili, con viti grandi e numerose per evitare deposizionamenti”
Noi di MOW siamo sfacciati e diretti: chi ha operato Marc Marquez ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare?
“Assolutamente no. Non mi faccia assolutamente dire cose che non penso. Chi ha operato Marc Marquez ha fatto delle scelte, come le avrei fatte io e come le fa ogni chirurgo in sala operatoria. Il concetto di giusto o sbagliato non esiste in questo senso o, almeno, non esiste in senso assoluto in questo campo. Ci sono più percorsi per arrivare ad una destinazione e ognuno sceglie quello che meglio ritiene. Ma nessuno ha scelto la strada sbagliata. Unica cosa che mi viene da dire, ma senza alcuna vena polemica e solo come considerazione ad alta voce, è che se è vero che la placca danneggiata è stata sostituita con una nuova placca, forse a questo punto, stress per stress, si potevano forzare i timori e procedere all’applicazione di un chiodo. Ma, ripeto, la mia è solo una considerazione”.
Marc Marquez sarà a Brno nel prossimo fine settimana?
Non le risponderò mai di no. I piloti sfidano l’impossibile, spostandone sempre il limite. Marc Marquez non è solo un pilota, ma è tra i migliori piloti in assoluto incontrati in tanti anni sui circuiti del Motomondiale con la mia Clinica Mobile. Vorrei dire che sarà a Brno a lottare per la vittoria, come nella sua natura e a impressionarci con le sue gesta eroiche, ma a Jerez abbiamo visto che il limite dell’impossibile va anche rispettato, sfidandolo sempre, ma accettando che a volte non può essere spostato. A Jerez è andata come sappiamo, Marquez ha indossato il suo bracciale gladatorio e c’ha provato, accettando con una sofferenza più grande del dolore stesso, ma con grande responsabilità, di non poter scendere nell’arena. E credo, visti i fatti, che anche l’arena di Brno dovrà fare a meno del gladiatore spagnolo. Ma, ripeto, i piloti sono piloti”