Ricomincia la MotoGP, è la prima dopo un quarto di secolo senza Valentino Rossi. Così alla conferenza stampa piloti in Qatar (sei in tutto) la stragrande maggioranza delle domande è per Marc Marquez. Piaccia o meno, ora è lui ad avere addosso quell’aura da fuoriclasse che serve a vendere i biglietti al pubblico e a scrivere i titoli sui giornali. Così al fenomeno di Cervera fresco di rientro viene chiesta la qualunque, dalla guerra scatenata da Putin all’assenza di Rossi in Qatar. Lui risponde sempre con una certa diplomazia: “Valentino non era uno degli avversari principali al titolo - le sue parole - lo scorso anno e nel 2020 ho guardato soprattutto a Fabio, a Pecco e a Joan. Chiaramente perdiamo un’icona, ma la MotoGP continua e credo che sarà una bella stagione”. Marc Marquez può stare antipatico, ma non si può certo dire che abbia torto. Non vedere in pista Valentino (che nel frattempo è diventato padre) durante le prime libere dell’anno fa uno strano effetto a tutti, ma non si può raccontare che abbia sbagliato a ritirarsi. Valentino ha vinto le sue gare, nella maggior parte dei casi, dominando sugli altri, poi c’è stata una seconda - e bellissima - parte della sua carriera in cui ha inseguito giocando d’esperienza. Così ci ha vinto altri due mondiali (2008 e 2009) e sfiorato il terzo nel 2015. Le corse in moto però proseguono, si evolvono. E adesso tocca a Marc Marquez giocare di esperienza, fare i conti con i più giovani e tentare di vincere qualche mondiale in più senza l’esplosività dei vent’anni.
A ribadire il fatto che senza Rossi è diventato Marquez il nuovo punto di riferimento (mediatico) della MotoGP è stata la domanda di un giornalista collegato via Zoom, che a fine conferenza gli ha chiesto della guerra in Ucraina: “Per me e per altri è davvero difficile da comprendere come si possa arrivare a questo punto nel 2022 - ha risposto Marquez - Tutta la MotoGP è contro la guerra. Non riesco capire, personalmente, come si possa fare una cosa del genere. E non so nemmeno come si possa fermare questo conflitto. Posso soltanto dire che dobbiamo dare tutto il nostro supporto alle persone, ai bambini e alle famiglie che stanno soffrendo per la guerra. So che non basta, ma ci sono persone molto più importanti di noi che devono fermare quello che sta accadendo”. Due risposte, quelle di Marquez, che confermano il fatto che a tenere il timone della MotoGP è ancora lui. Se saprà farlo anche in pista però, è presto per dirlo.