Marc Marquez è tornato, forte come prima, anzi, più forte di prima. Si sono da poco concluse le seconde prove libere del GP del Portogallo e quella che poteva essere una vaga speranza per i più onesti (almeno con loro stessi), tra i suoi colleghi, è oramai una certezza: Marquez non ha subito alcuna conseguenza nella sua capacità di portare al limite una MotoGP, è veloce come sempre, già più veloce del suo compagno di squadra, nonostante 265 giorni di lontananza da un prototipo, nonostante un dolore acuto, acutissimo, che avrebbe potuto rimanere impresso nella sua mente come un marchio indelebile, facendogli perdere quello smalto, quella velocità, che solo lui sembra in grado di esprimere, a quei livelli, su queste moto.
Marquez non sarà più quello di prima si era detto e questo, tuttavia, rimane ancora uno scenario plausibile. Perché se Marquez si è già dimostrato veloce come un tempo, quello che potrebbe dirci la gara e il resto del campionato è che Marc è davvero cambiato, ma - per quanto possibile - lo ha fatto in meglio.
Come un supereroe risorto dalle sue ceneri, come un Robocop col software aggiornato, Marquez potrebbe realmente dimostrare di essere diventato sostanzialmente invincibile. Perché un difetto - almeno uno - nel Marc di prima, a ben guardare, c’era. Di certo non si trattava della velocità, o della sua sensibilità o della maniera con cui era in grado di guidare la moto. Aveva piuttosto a che fare con il suo autocontrollo, con la capacità di rimanere sempre lucido, di misurare il rischio. Nel corso degli ultimi anni la sua attitudine a ponderare meglio le strategie di gara aveva già fatto enormi passi avanti. Il Marquez tutto o niente del passato aveva già lasciato il passo a un pilota più attento, più riflessivo, più cinico se vogliamo. L’incidente di Jerez e le sue drammatiche conseguenze potrebbero, però, aver ulteriormente affinato questo aspetto, stimolando le capacità analitiche e la riflessività di un ragazzo che è sempre stato soprattutto e prima di tutto un istintivo, un passionale, uno al quale, in moto, si chiudeva la vena. Un Marquez più completo, dunque, la ricetta di un pilota a cui potrebbe essere stato aggiunto un “tocco” di Dovizioso, per così dire, completando un quadro che era già - per la gran parte - ineguagliabile. In uno scenario di continui alti e bassi, di piloti sciuponi, di grandi promesse spesso deludenti, un Marquez, già velocissimo, ma ora anche iper consapevole delle proprie qualità e in grado di mantenersi altrettanto lucido e (all’occorrenza) controllato, potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova, lunga, era di dominio assoluto.