In un periodo in cui maschilismo e catcalling sono i temi caldi del dibattito, le parole di Francesca Sofia Novello in un’intervista a Vainity Fair hanno avuto un’eco inaspettata. La Novello, che all'inizio della sua carriera ha lavorato come ombrellina per la MotoGP, ha raccontato di un paddock spesso maschilista e nel quale è necessario muoversi con attenzione. Quasi immediata la replica (indiretta) di Rebecca Bianchi, che sui social ha scritto che “se scegli di fare l’ombrellina non puoi evitare che la gente del paddock ti guardi il sedere e non è maschilismo…è una tua scelta!”. Ne abbiamo parlato con Carmen Victoria Rodriguez, ombrellina in MotoGP per 7 anni e grande amica di Francesca Sofia Novello. Ecco cosa ci ha raccontato.
Partiamo dall’inizio: tu come vedi il catcalling?
“Come qualcosa che purtroppo è sempre esistito. Di sicuro molto dipende dall’educazione ricevuta a casa, a come sei stato cresciuto e abituato. Credo che bisognerebbe prestarci più attenzione, educando i ragazzi già da piccoli. Anche in Sudamerica c’è questo problema -se così vogliamo chiamarlo - solo che per noi purtroppo è ormai la normalità ed è questo a cui non si dovrebbe arrivare... Forse a casa dobbiamo fare più attenzione con l’educazione dei nostri figli.
Parliamo invece del Motorsport: Francesca Sofia Novello ha raccontato che quello della MotoGP è un ambiente maschilista e che a volte non è facile esserci. Rebecca Bianchi invece ha scritto che, se fai l’ombrellina, è normale che la gente ti guardi il sedere.
“Ho lavorato nella MotoGP per sette anni. E posso dire che in questo periodo mi è capitato di tutto, ma non in maniera negativa. Sono successe diverse cose, la Franci ha raccontato di aver dato un ceffone e anche a me è successo più volte qualcosa di simile. C’è sempre il tifoso che si viene a fare la foto e vuole fare il comico, il bello, e ti mette una mano sul fianco. Questo succede ovunque e a tutti, non solo in MotoGP. Pensa ad un’attrice famosa in centro a Roma. La gente comincia a chiederle una foto e di cento persone ci sarà sempre almeno un coglione che le mette la mano sul fianco. Ecco, questo coglione ci sarà sempre, ovunque e per tutte, ne sono sicura”.
Quindi più che l’ambiente della MotoGP è l’uomo in generale?
“Certo, può succedere ovunque, non solo nel motorsport. Mi è successo anche a Milano, uscendo da un ristorante vicino a Via Tortona. Erano le 11 di sera, vivevo a 500 metri dal ristorante ed ero a piedi. Un uomo è passato e mi ha messo le mani tra le gambe, a me è venuto da piangere. Io quest’uomo, un italiano, l’ho anche denunciato. Ripeto: sono cose che succedono ovunque. A me non fa piacere, ma la verità è che quello che succede in pista succede anche nel mondo reale”.
D’accordo.
“Quello che voglio dire a questa ragazza (Rebecca Bianchi, ndr.) che dice che bisogna concentrarsi sulla propria carriera è che non tutte possiamo fare il pilota, ci sono persone che nascono con dei talenti il suo e correre, il mio è essere alta un metro e ottanta. Ognuno può sfruttare come vuole i suoi talenti, io preferisco fare la modella, a me piace la mia vita e sto benissimo così. Che lei dica che è normale trovarsi in certe situazioni, che ce lo dobbiamo aspettare perché siamo in circuito a mostrare il sedere beh… Mi sembra assurdo. Poi vorrei anche dire che non abbiamo il sedere di fuori e che i vestiti che abbiamo addosso non vengono certo scelti da noi, ci sono una marea di persone che lavorano agli outfit. Poi è comunque un lavoro che a me ha dato da mangiare per sette anni, e io ho mangiato benissimo grazie a questo lavoro”.
Sempre di lavoro si parla.
“Ma sì, ci sono delle persone che parlano delle ombrelline ma non sanno niente. Non conoscono le vite di nessuna di noi. Ovviamente siamo tutte diverse, ma non bisogna giudicare a prescindere perché è sbagliato. Completamente sbagliato. Francesca non si è mai lamentata, ha semplicemente raccontato la sua esperienza come ombrellina nella MotoGP che di sicuro l’ha aiutata ad arrivare dov’è ora. Poi ovviamente ci sono brand che vorrebbero ragazze più vestite e altri meno... Lei non parlava delle persone del circuito, che sono stupende. La Dorna, i Team… tante persone su cui ancora oggi posso contare. Francesca parlava del pubblico”.
Come la gente dell’EICMA?
“Esatto. Uguale, stessa cosa. Gente che vede una ragazza sulla moto con la tutina, che magari si atteggia un po’… Io di base non lo farei, ma ognuno col suo corpo può dare il messaggio che vuole. Io posso anche mettere un vestito corto ma -secondo me - non darò mai un messaggio sbagliato. Dipende da come le persone sono cresciute, quello che è stato insegnato loro in famiglia”.
Nel frattempo, Rebecca Bianchi ha pubblicato un video su Facebook in cui chiarisce la sua posizione.