Il Catcalling è una parola inglese. In italiano non esiste. Ma Aurora Ramazzotti ha tirato fuori il problema anche da noi. In Spagna si catcallano di continuo, di contro in Giappone hanno dei compartimenti dedicati alle donne sui mezzi pubblici. E adesso? Meglio Instagram? In Direct? Nelle Dirette? Meglio un fischio per strada di un martellare di cuoricini in diretta? E poi c'è il motorsport. Probabilmente il binomio donne e motori è stato preso in considerazione a poche ore dall’invenzione del motore a scoppio e da lì si è trascinato ai giorni nostri. Ora le cose sono leggermente diverse, a cominciare dalle grandi fiere di settore come il Salone di Ginevra (dove il numero di ragazze era stato drasticamente ridotto e mescolato ai ragazzi) e continuando con il mondo delle corse: la Formula 1 ha bandito le ombrelline nel 2018 e poco importa, perché chi guardava le gare prima le guarda anche adesso.
La stessa cosa succede in MotoGP, che ne ha sospeso l’ingaggio a causa della pandemia. In questi giorni, in seguito ad un’intervista rilasciata da Francesca Sofia Novello a Vanity Fair, si è parlato di un paddock maschilista - che è difficile pensare altrimenti - finché Rebecca Bianchi, pilota e istruttore federale, ha innescato la polemica scrivendo sui social: “Se scegli di fare l’ombrellina non puoi evitare che la gente del paddock ti guardi il sedere e non è maschilismo... è una tua scelta!”. Solo che una fa la modella, l’altra il pilota. Così abbiamo contattato due ragazze, Elena Berlato e Francesca Ferigo, che hanno lavorato a lungo nell’ambiente dei motori come ragazze immagine. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Francesca Ferigo
Come vivi il catcalling? E come pensi che dovrebbe essere affrontato?
“Non dico di essere controcorrente, ma non la vedo come una cosa così grave. Il discorso è sempre lo stesso, dipende anche chi te lo fa. Se passa un bel ragazzo, ti guarda e ti dice ‘ciao bella’ non è come se a farlo è una persona trasandata da cui istintivamente cerchi di tenerti alla larga. Molto dipende anche dal contesto”.
Anche la differenza d’età è un tema: se succede tra coetanei è un conto, è diverso tra un uomo sulla sessantina e una ragazza sedicenne.
“Certo, ma dipende sempre da quello che uno dice. Se uno si limita ad un ‘ciao bella’, a prescindere dal genere e dall’età, non dovrebbe essere visto come una cosa strana. In America per esempio tutti ti salutano, lì è una cosa normale, che sia un uomo trasandato o un uomo in giacca e cravatta. Anche qua dipende molto dal tipo di cultura in cui ci si trova. Chiaramente se mi si avvicina un settantenne con la Porsche e mi dice ‘ciao bella ti posso conoscere’ è un altro discorso, perché a quel punto mi stai dando della escort senza neanche sapere chi sono. Però io a questi personaggi rispondo a modo, anche male”.
Quindi il catcalling è un’esagerazione?
“Ma si… Tutto questo discorso… Che poi allora dovrebbe essere così anche per i commenti sui social. Se io sono un personaggio pubblico mi metto a disposizione anche di critiche, non solo di commenti positivi. Allora gli insulti e i complimenti cosa sono, social calling? Davvero, mi sembra assurdo. Poi, ripeto, se uno mi si avvicina in un vicolo buio la notte è un’altra cosa. Ma se sono alla luce del sole o al bar e una mi fa un complimento vabbè, ciao anche a te”.
La sensazione è che stiamo complicando una cosa che è sempre stata semplicissima.
“Esatto, l’importante è sapere sempre gestire la situazione. Altrimenti ti puoi sempre allenare a casa e non al parco senza rompere le palle. Non vuoi essere avvicinata, commentata o guardata? Ti alleni in una stanza buia da sola con te stessa e sono finiti i tuoi problemi”.
Nell’ambiente dei motori c’è stata un’altra polemica, sollevata da Francesca Sofia Novello, che racconta di un paddock maschilista. Rebecca Bianchi le ha risposto che è ovvio che la gente ti guarda il culo se fai l’ombrellina. Tu hai fatto la ragazza immagine per diversi anni nel mondo dei motori, come hai vissuto l’ambiente?
“Beh certo, è ovvio che gli uomini ti guardino il culo. Ed è la stessa cosa per noi donne se ti arriva un ragazzo tutto palesato e pieno di olio in slip: Voglio dire, non lo guardI? Ma certo che lo guardi. Sta diventando una cosa esagerata, sembra si voglia togliere la libertà di espressione di qualsiasi cosa. Ripeto: vorrei vedere come reagirebbero le ragazze che denunciano il catcalling se un ragazzo bello come il sole su di una Ferrari le approcciasse con un ‘ciao bella’… probabilmente anche quelle ragazze sorriderebbero”.
Elena Berlato
Da un paio di settimane è esploso il catcalling, volevamo sapere la tua opinione sul tema.
“Ah beh, i complimenti per me sono sempre ben accetti, a meno che non cadano sul banale o volgare. A me non da fastidio, basta che non sia roba troppo estrema”.
Che ambiente è quello della MotoGP?
“Guarda, io ho fatto l’ombrellina sia per Suzuki che per LCR, il Team di Lucio Cecchinello. Poi anche per qualcun altro qualche anno fa. Sono sempre stata trattata molto bene, anche perché ho cominciato a fare l’ombrellina dopo aver fatto EICMA, quindi ero già conosciuta e tutti sono stati super gentili nel team, ho fatto tante foto e non ho avuto problemi. Lo rifarei volentieri, purtroppo lavorando con gli eventi questo periodo è stato molto duro per me. Ho dovuto reinventarmi perché come moltissime altre persone questo momento è stato difficile”.
Ti facevo questa domanda per via della polemica tra Rebecca Bianchi e Francesca Sofia Novello e sull’ambiente maschilista che si respira nel paddock.
“Per me quelle sono cavolate per far parlare. È sempre stato così, se giri in pantaloncino corto e top ti guardano il culo, è normale. Per me questi dissing sono fatti appositamente per creare un po’ di chiacchiera, farsi pubblicità a vicenda. Infatti quando mi dissano io non dico niente perché non porto pubblicità gratuita ad altre tipe”.