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Mario Cipollini furioso: “Senza sicurezza non è ciclismo. Ecco i responsabili”

  • di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

18 agosto 2020

Mario Cipollini furioso: “Senza sicurezza non è ciclismo. Ecco i responsabili”
Mario Cipollini contro tutto e tutti in difesa del ciclismo. Quello vero, che, come precisa più volte, “deve essere corso in sicurezza e con le risorse adeguate”. Attraverso i social ha lanciato varie bordate, sia agli organizzatori dell’ultima gara in Lombardia che ha registrato due incidenti clamorosi, che verso la Federazione che non farebbe abbastanza sulla sicurezza e per sostenere il ciclismo femminile.

di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

L’ex campione, in diversi video su Facebook e Instagram, si è scagliato contro l’organizzazione del Giro della Lombardia e la Federazione, riferendosi ad alcuni episodi che hanno decisamente scosso l’ambiente. Parliamo di due incidenti piuttosto clamorosi. Il primo riguarda la terrificante caduta del ciclista belga Remco Evenepoel nella discesa che dalla Colma di Sormano porta al Lago di Como con un volo di dieci metri che gli è costato la frattura del bacino e una contusione al polmone destro. Il secondo, alquanto paradossale per una gara di quel livello, l’urto con un’auto guidata da una donna da parte del tedesco Maximillian Schachmann (su questo episodio L'Unione ciclistica internazionale ha aperto un'inchiesta).

Due episodi che hanno mandato su tutte le furie il velocista, 53 anni, che nel suo palmares conta 189 vittorie in carriera tra cui Mondiale 2002, Milano-Sanremo 2002, Gand Wewelgem 1992, 1993 e 2002, 42 tappe al Giro, 12 al Tour e 3 alla Vuelta. Cipollini, di Lucca, non le ha mandate a dire a nessuno, segnalando poi un altro aspetto desolante per l’ambiente: che nel ciclismo femminile in molti team non hanno neppure 1500 euro che permetterebbero ad alcune atlete di effettuare il tampone utile ad avere il via libera a gare importanti come, da ultimo, il Giro dell’Emilia.

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Remco dolorante dopo un volo di 10 metri

Incidenti che non dovevano succedere

“Questi incidenti hanno sconvolto tutti, al di là della bellezza della gara. È vero che è impossibile controllare 250 chilometri di corsa, però l’incidente di Schachmann che trova una donna che decide di non fermarsi in auto e gli rovina la stagione è incredibile. Quando le trovo io queste persone gli chiedo: ‘Se lo facessero a suo figlio?’. Rimangono basite senza rispondere. Sulla caduta di Remco, è imponderabile e impossibile, forse, avere il controllo come in MotoGp e in Formula1. Il ciclismo vive sulle strade ed è anche la sua forza. Però non in una discesa come la Colma di Sormano che ha già avuto degli incidenti negli anni precedenti, una assistenza migliore era necessaria. In quel punto c’è una rientranza di più di un metro che è un muro senza protezioni. E stiamo parlando di un 20enne che va in bici da tre anni. Non ha quell’imprinting che abbiamo noi che ci andiamo da sempre, quindi ha trovato la difficoltà dello stare al passo di altri più esperti. Io ho iniziato a correre a 6 anni e mi capita di reagire di istinto, come tutti i professionisti. A me fa male averlo visto andare di sotto. Ho due figlie della stessa età e mi sono preoccupato come un padre a vedere un campione farsi così male. La frattura del bacino non è mai facile. Mi disse Eddy Merckx, che ebbe una caduta a 70 all’ora, che da quella volta non è più stato lo stesso. Speriamo che la tecnologia gli permetta di restituirci un ragazzo forte come prima.

Il tema sicurezza

“La cosa che più mi colpisce, visto che si parla di sicurezza per tutto, è che non se ne è parlato per la discesa della Colma di Sormano. C’è un garantismo generale, che mi ha fatto riflettere. Non dico che si debba controllare tutti e i 250 chilometri, però ci sono punti particolari come quello. Un contro è cadere e un altro cadere di sotto. Mi compisce moltissimo e mi fa male, perché mostra ancora di più che in questo momento è un ciclismo povero, troppo. Non compro più la Gazzetta dello sport da anni, ma spulciandola al bar mi ha colpito. Non metto in dubbio che le discese siano pericolose, che un atleta debba avere la qualità per scendere e tutta una serie di altri fattori, ma per quel tipo di discesa con le curve in contro pendenza ad altissima velocità, se non hai una grande esperienza e non la consoci è pericolosa. Remco l’ha fatta due volte in allenamento, poi si è trovato a seguire persone che già la conoscevano, come Nibali del quale sappiamo le qualità. Ecco, in una discesa in cui sono stati catapultati fuori dalla sede stradale altri atleti, vuoi metterci le giuste protezioni o una persona con bandiera e fischietto per avvertire di andare piano? Bisogna raddoppiare o triplicare la sicurezza in corsa. Tutte le curve pericolose in discesa andavano segnalate da una persona. Per non parlare dell’incidete con l’auto, dove una persona scende e sposta la bicicletta e se ne va. Mi è venuta la pelle d’oca a parlarne. La trovo una cosa indegna, una mancanza di rispetto, non solo per un campione, ma per la vita di un ragazzo”.

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Schachmann contro l'auto di una donna

La commissione tecnica

“Questo sport va cambiato, perché ci sono un sacco di cose che non funzionano. La gente che lo ama se ne rende conto e mi auguro che lo senta anche chi comanda. Senza parlare della Commissione tecnica. È una commissione di persone che dovrebbero andare sul luogo del percorso e rendersi conto se ci sono grossi rischi. Io vorrei capire meglio questo aspetto. È presieduta da Paolo Bettini. Non capisco, ha vinto due Lombardia e a una ci ha fatto commuovere tutti, con la vittoria dopo la scomparsa di suo fratello. Da lui vorrei che mi spiegasse se conosceva i rischi, perché secondo me non avrebbe autorizzato la discesa della Colma di Sormano”.

Le responsabilità

“Gli organizzatori non hanno mai parlato di una responsabilità propria. Non ne parlano neanche giornali o siti. E neppure il nostro sindacato, l’ACCPI, che in realtà dovrebbe protegge i diritti dei ciclisti. Nessuno ha detto niente, né un corridore né un addetto ai lavori. Sapete perché? Il presidente del sindacato Cristian Salvato è molto amico di Filippo Pozzato e stanno organizzando il Campionato italiano che si svolgerà a breve. Salvato, che avrebbe dovuto fare un comunicato immediatamente a difesa dei ciclisti e del ciclismo, sapete perché non dice niente? In vista di questo campionato si ha bisogno dell’appoggio di tutti, anche della Gazzetta dello sport, per essere illuminato come evento e naturalmente non se ne può parlare male, bisogna andare tutti nella stessa direzione e scendere a valle piano piano per godere insieme di questo sistema. Però stride con la situazione. Credo, inoltre, che il presidente di una associazione così importante non dovrebbe essere un ex ciclista, ma uno che ha ben chiari i diritti di un cittadino e di un ciclista. Io consiglierei che ci fosse un avvocato. Sarò un ignorante, però mi sembra più sensato”.

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Mario Cipollini in gara

Il ciclismo femminile alla canna del gas

“Si dice di fare così tanto per il ciclismo femminile, ma ci sono difficoltà eccessive. Come poter fare i tamponi per partecipare a una gara. Ci vorrebbero circa 1500 euro. E il 18 agosto si corre il Giro dell’Emilia, ma tante ragazze non potranno partecipare perché le squadre non hanno quel budget. La Federazione non potrebbe fare una richiesta al ministro della Sanità per regalare una serie di tamponi, per far sì che possano gareggiare appuntamenti così importanti? Se l’Emilia vuole ospitare la partenza del Tour de France, l’Asl di Bologna non potrebbe fare qualcosa? Bisogna impegnarsi per queste squadre che sono alla canna del gas. Quando è così non è ciclismo. Dobbiamo riflettere e qualcosa bisogna cambiare. C’è una ragazza che ho conosciuto e, tra l’altro, è già penalizzata non avendo l’udito. Il ciclismo è tutto per lei e le viene tolto per mancanza di un tampone, vi sembra giusto? Non si parla di stipendio, perché già non ce l’hanno. Non hanno nemmeno i rimborsi spesa. Almeno diamogli la possibilità di gareggiare”.

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