Che la nuova MotoGP avrebbe avviato il suo corso nel segno del passato e senza lasciarsi definitivamente alle spalle l’ormai insuperabile rivalità tra Marc Marquez e Valentino Rossi ve lo avevamo già detto. Raccontando anche di un documentario che sarebbe stato già messo in cantiere da Liberty Media e di una era che sarà pure nuova e tutta incentrata sulla comunicazione, ma che non riuscirà a prescindere dal 2015. L’ha capito anche Marc Marquez che, dopo aver provato a sorvolare sulla questione per anni e anni, adesso è tornato a parlare del suo rapporto con Valentino Rossi.
Lo ha fatto in una intervista realizzata in queste settimane da DAZN Spagna e che andrà in onda il prossimo 16 luglio. Qualche anticipazione è già fuori e, manco a dirlo, tutti i titoli in Spagna riguardano la risposta che il 93 ha dato su una eventuale riconciliazione definitiva tra lui e il 46. “Quando una cosa non dipende solo da te – ha affermato gelidamente - non puoi dire ‘non ho interesse’. No”. Sulle statistiche, ammette: “Mai contato le vittorie. So che Rossi ne ha 89, ma eguagliarle è difficile. I sette titoli in MotoGP? Più fattibili”.

Freddezza, ma anche ammissione di un rapporto che non è stato sempre così. “Ricordo – racconta ancora Marquez - l’emozione di vedere Pedrosa accanto a ‘The Doctor’, Valentino Rossi: condividere la pista o addirittura il box con i tuoi idoli ti lascia senza fiato”. L’esordio, per lui, è stato un tuffo nel mito a cui è mancato solo un vero e proprio duello con Casey Stoner: “Mi sarebbe piaciuto seguirlo in pista, non solo batterlo. Nei dati, il suo stile era simile al mio: faceva molto affidamento sulla ruota posteriore”.
Le vittorie, però, restano la parte da custodire e conservare che sta in cima a ogni ricordo dell’otto volte campione del mondo. “La prima nel 2013 è indelebile – ha ammesso - come un primo amore. Ma la prima con la Ducati ufficiale quest’anno è stata speciale, soprattutto per aver condiviso il podio con Alex”. Il legame con il fratello emerge con schiettezza disarmante: “La famiglia viene prima di ogni gara. Se in pista dobbiamo superarci, lo facciamo. Se cadiamo, restiamo fratelli. Poi la settimana dopo c’è un’altra corsa e tutto si sistema”.

Sulle rivalità, invece, Marquez riconosce che il più prezioso dei suoi rivali è stato proprio Dani Pedrosa. “È stato il mio maestro silenzioso – ha affermato - Ho imparato da lui a pilotare una MotoGP, anche se io ero più aggressivo. Jorge Lorenzo? Diceva che mi preoccupavo più dello spettacolo che della gara”. Ma è con Rossi che il confronto brucia ancora adesso: “Certe dichiarazioni a 20 anni potevano ferire. A me hanno solo motivato”.
Per ferire Marc Marquez serve altro e, forse, solo lo stesso marc Marquez è veramente in grado di farsi del male. “Ritornare in pista a Jerez fu l’errore più grande – ha ammesso in uno slancio di autocritica - Mi ha lasciato strascichi che porto ancora oggi. E’ una cicatrice ancora aperta perché forse le cose potevano andare diversamente”.
