Diciamolo subito: Alberto Puig ci piace. Ha una storia pazzesca (anche di sofferenza grande), i modi da duro vero e, quando parla, rifiuta politichese e diplomazie anche a costo di risultare poco simpatico. Però a guardare la storia recente di HRC sono poche, poche davvero, le mosse azzeccate su cui Puig è riuscito a mettere la firma. Ok, le attenuanti sono tantissime, vista la crisi tecnica di Honda e visti gli anni in cui la RC213V s’è seduta sopra il talento di Marc Marquez, però nel motorsport contano i numeri e, come in tutti gli sport che in qualche modo sono anche di squadra, a pagare per tutti è quasi sempre l’allenatore. Alberto Puig, invece, resta al timone, nonostante da anni si finisce per raccontare che per lui sarà l’ultimo anno. Adesso quell’ultimo anno è arrivato davvero? Forse no e forse Puig riuscirà a restare al suo posto di sempre, ma di sicuro l’ennesima bastonata grossa che sta per arrivargli addosso non lo aiuterà.

Se le cose andranno come sembra che andranno, Jorge Martìn resterà in Aprilia e HRC avrà rimediato un’altra figura non proprio da vetrina. L’hanno corteggiato, hanno provato a prenderlo e poi, per un motivo o per l’altro, si sono ritrovati con l’ennesimo rifiuto, nonostante un ingaggio faraonico messo sul piatto e una promessa di futuro di vittorie. Se a questo aggiungiamo che anche con Pedro Acosta potrebbe andare alla stessa maniera, visto che il giovane fenomeno spagnolo dovrebbe onorare fino al termine il suo contratto con KTM, ecco che Honda potrebbe rivelarsi ancora una volta il “marchio costretto a accontentarsi”.
La storia recente, soprattutto sulla valutazione delle scelte, è impietosa. Basta pensare alla porta sbattuta in faccia a quel Dani Pedrosa che poi ha fatto le fortune di KTM o che le ultime vittorie di Honda in MotoGP le hanno ottenute due piloti che proprio Honda ha in qualche modo scartato, indirizzandoli verso il team satellite di Lucio Cecchinello piuttosto che metterseli nel box ufficiale. Perché? Perché sia a Alex Rins, sia a Johann Zarco, Alberto Puig ha preferito altri: Johann Mir e Luca Marini. E uno, Alex Rins, se ne è poi anche andato altrove dopo un solo anno sulla RC213V. Ora anche Johann Zarco, che è in fase di rinnovo, sembra preferire – con la garanzia di trattamento economico e tecnico uguale a quello degli ufficiali – continuare a vestire i colori della squadra privata. Il rifiuto – anche se elegante e garbato – è qualcosa a cui Honda negli ultimi anni ha dovuto abituarsi: lo smacco di Ai Ogura, che per stagioni e stagioni ha detto no alla MotoGP pur di non arrivarci in sella a una Honda, dice tutto quello che c’è da dire. E, se non basta, ci si possono mettere sopra i rifiuti, nell’ordine, di Enea Bastianini (nel 2022), di Franco Morbidelli (a fine 2023) o il benservito affrettato rifilato nel recente passato a Alex Marquez (spedito nel team satellite già nel 2021 per Pol Espargarò, prima ancora di poter salire sulla Honda ufficiale e poi salutato senza troppi rimpianti dopo i successivi due anni) o a Fabio Di Giannantonio (quasi preso a fine 2023 e poi scartato per Luca Marini), due che adesso lottano con quelli davanti in sella a due Ducati.

Tutte scelte (e forse ne dimentichiamo anche qualcuna) che magari saranno anche state indirizzate dal Giappone, ma che, di fatto, portano la firma di Alberto Puig. Che ormai sembra condannato al ruolo del timoniere che ci prova sempre, ma non ci riesce più. Ha rinnovato la squadra, ha portato ingegneri italiani e provato a guidare il cambiamento anche ristrutturando con investimenti faraonici le strutture di supporto che HRC si porta in giro per il mondo, ma è come se mancasse sempre un Centesimo per fare 1 Euro. Il motivo? Lo buttiamo là come suggestione: non essere mai riusciti a dimenticare davvero Marc Marquez. Tanto che adesso, sotto la pioggia del Sachsenring e come racconta SpeedWeek, Alberto Puig ha pure ammesso di coltivare sotto sotto un gran sogno: ricongiungersi al 93.
Troppo concreto, e troppo crudo, Puig, per pensare che potrà accadere davvero. E lo dice anche: “Non ci stiamo pensando”. Ma c’è un “mai dire mai” che, a guardare da fuori le dinamiche di HRC, può fare la parte di una zavorra che non permette di costruire un futuro all’altezza del nome che Honda ha. “Marc – ha detto - ha trascorso gran parte della sua carriera in Honda. Ha ottenuto grandi successi. Quando ha deciso di lasciarci, ha definito la sua strada. E quella strada si è rivelata quella giusta, perché ora corre al vertice. Siamo arrivati a un punto in cui Marc e Honda hanno dovuto separarsi. Certo, abbiamo tanti bei ricordi insieme, ma lavorare di nuovo insieme sembra complicato al momento. A volte, però, la vita è strana e per la stagione 2027 i costruttori avranno nuove opzioni per ingaggiare piloti. Noi, come costruttori, stiamo valutando tutte le possibilità". Il grande dubbio, però, è se anche i piloti di punta valuteranno Honda come una opportunità
