Quella del Sachsenring è stata la Sprint Race più lunga di sempre in termini di minutaggio. Quindici giri sul brevissimo toboga tedesco, sì, ma bagnato da una pioggerellina costante che lo rendeva circa dieci secondi più lento rispetto alle normali condizioni d'asciutto. Risultato? Ventidue minuti e mezzo di garetta, un'eccezione per la corsa del sabato, che generalmente viene archiviata in diciannove minuti abbondanti, massimo venti. Invece questa Sprint, nel suo piccolo, è stata eterna. Maledettamente duratura. Marco Bezzecchi condanna proprio questa particolarità ai microfoni di Sky: "Sicuramente mi sarei divertito di più se ci fosse stato un giro in meno".
Se ci fosse stato un giro in meno avrebbe vinto, con un decimo abbondante di vantaggio su Marc Marquez. In questa eventualità, riferendoci al 93, il titolo sarebbe venuto da sé: "Marquez si sveglia troppo tardi per la rimonta". Invece la sua tempestività, dopo l'errore in partenza alla prima curva, è stata chirurgica, quasi sprezzante nei confronti di un Bez che all'inizio di quel quindicesimo giro di troppo si è visto affiancato da una sagoma tutta rossa. Marquez molla i freni, Marco lo vede sfilare e fa la stessa cosa. La Ducati finisce inevitabilmente lunga, l'Aprilia numero 72 è nella posizione giusta per replicare all'offensiva col più classico degli incroci, ma non si tiene conto della conformazione della prima curva, che è tutt'altro che classica: una piega a destra che termina in declivio e in leggero banking positivo in prossimità del secondo punto di corda, aiutando il pilota che finisce largo in staccata a recuperare la traiettoria e la sbavatura abbastanza agevolmente. Così fa Marquez, che sbatte la Ducati nel cambio di direzione a sinistra della due in faccia a Marco, prima di prendere il largo nelle successive curve mancine e chiudere sul traguardo con un secondo di vantaggio. Distacco sintomatico di due cose. La prima: Marc era troppo più veloce affinché Marco potesse disporre di qualsiasi possibilità di replica. La seconda, consecutiva: Marco aveva davvero bisogno che la Sprint Race terminasse al quattordicesimo giro, ciò che questa fosse una gara come tutte le altre.
Eppure, al di là di qualsiasi ironia, ciò che deve far felici Bezzecchi e Noale è che questa è stata una gara all'altezza delle ultime due, se non superiore. Ad Assen Bezzecchi era salito sul podio sia al sabato che alla domenica. Oggi, in Germania, assistiamo al terzo Prosecco consecutivo, che Marco ha spruzzato sul cupolino della RS-GP in un brindisi virtuale con la sua bella. In Olanda ne aveva forse leggermente di più di Marc, che sbarrava qualsiasi opportunità di sorpasso e chiudeva il weekend tirando sul traguardo un sospirone di sollievo lungo sei decimi. Oggi Marco ne aveva decisamente di meno rispetto a Marc, eppure per poco - per un giro - non ha vinto gara. Una Sprint che dal punto di vista del ragazzo di Viserba è stata impeccabile: quindici giri senza commettere mezza sbavatura sull'asfalto viscido tedesco, quindici giri sempre sul piede dell'1'29", quasi sfondandone la parete per sfiorare l'uno e ventotto quando sulla tabella di Bez - a sei passaggi dal termine - è comparso il nome più temuto. "Forse ho spinto troppo a metà gara - racconta - e alla fine ero un po' impiccato con la gomma dietro. Soprattutto nel T3, dopo curva otto, quando inizia la salita, spinnavo tantissimo e non riuscivo a prendere velocità. Ho iniziato a perdere gradualmente e purtroppo Marc mi ha passato. Avevo un secondino di margine su Quartararo, poi ad un certo punto mi hanno segnalato sulla tabella Marc ad un secondo e mezzo. Lì ho pensato 'ok, adesso tocca spingere perché lui starà venendo su forte'. Avevo visto che era andato lungo, non sapevo dove fosse finito in classifica ma se aveva rimontato voleva dire che ne aveva. In quel momento ho fatto il mio miglior giro, ma più di così non ne avevo. Il 29 basso non bastava per essere più veloce di lui".

Parole che, pronunciate a caldo, denotano una freschezza mentale e una lucidità nella tattica di gara notevoli. Chi vuole trovare il pelo nell'uovo chiede comprensibilmente a Marco se all'ultimo giro non fosse possibile proteggere la staccata di curva uno mettendosi più all'interno: "Sul rettilineo mi hanno dato un decimo di vantaggio sulla tabella" - risponde lui. "Ho staccato forte, lui è stato bravo perché ha lasciato i freni tardi senza affiancarmi subito. In questo modo mi ha costretto a spostarmi leggermente all'esterno, così ho provato a lasciare i freni anch'io nel tentativo di incrociarlo ma sono andato un pelo largo. Ho staccato più forte che potevo, il problema è che era già lì".
Marc Marquez è sempre lì. Adesso insieme a lui c'è quasi sempre Marco Bezzecchi. In Aprilia possono scegliere da che parte guardarla ma difficilmente, ripensando ad un paio di mesi fa, verrano assaliti dalla disperazione. Piove sul Sachsenring, eppure il cielo su Noale e sul futuro della MotoGP si schiarisce. Marco contro Marc. Chissà cosa ci aspetta.