“Martín rimane alla Honda”: questo è il titolo fatto da Mela Chercoles, collega spagnolo di AS. Mela è un bravo giornalista - appassionatissimo di Marc Marquez - ed è spesso in circuito a seguire le corse, ciò non toglie che spesso e volentieri ha dato notizie che sarebbe generoso definire fantasiose. Come la volta in cui Marc Marquez, all’epoca ancora in Honda HRC, avrebbe comprato la Gresini Racing per poi correrci assieme al fratello.
Di fatto però, come avevamo anticipato dopo il test a Misano organizzato da Aprilia per programmare il rientro di Martín a Brno, il rapporto tra le parti sta rapidamente cambiando. Jorge non ha ancora disteso completamente i nervi nei confronti della squadra veneta, tuttavia è vero che attualmente sono più le probabilità che rimanga rispetto a quelle che lo vedrebbero diretto verso la Honda.
Mela Chercoles scrive che Aprilia “Ha ottenuto ciò che voleva guadagnando tempo e rinunciando al TAS e Martín non potrà usare la clausola rescissoria per andare alla Honda”, tuttavia nell’analisi del collega spagnolo manca un punto fondamentale: la porta d’uscita da Aprilia ci sarebbe anche, tuttavia per Jorge Martín attraversarla risulterebbe spaventosamente dispendioso.

Come stanno le cose: tutta la vicenda
Per capire questa storia è importante fare qualche passo indietro. Jorge Martín firma con Aprilia al Mugello e lo fa d’istinto, ma quello firmato d’istinto è una sorta di pre contratto. In MotoGP si tratta di una pratica comune che serve a portare avanti il lavoro con media e sponsor, mentre il contratto vero e proprio viene siglato in un secondo momento. Quindi no, non c’è nessuna clausola inserita frettolosamente.
Jorge si infortuna a Sepang, all’inizio dei test pre stagionali. Torna in Qatar, forzando il rientro, e si infortuna nuovamente - oltre 20 fratture e uno pneumotorace - a fine gara, ormai stremato dai ritmi della MotoGP moderna. L’inizio era stato difficile, il rientro spaventoso. Così Jorge, dopo un difficile periodo negli ospedali del Qatar, rientra in Spagna per iniziare la riabilitazione. Qui vede il mondiale scappare e l’Aprilia in difficoltà, cosa che forse aveva già avvertito ad Austin, dove era rimasto nel box per conoscere meglio la squadra e per portare avanti alcune campagne promozionali.
Il suo manager, che in molti nel paddock chiamano Mister Bonus, tira fuori questa opportunità con la Honda: un contratto di tre anni, una cifra complessiva attorno ai 20 milioni di euro, buone prospettive future in termini di sviluppo. Martín accetta: firmare per tre anni vuol dire uscire dal girone dantesco dei contratti biennali, vuol dire non avere più paura di rientrare e fare fatica a trovare velocità e vuol dire, anche questo va considerato, correre col marchio più prestigioso e ricco del motomondiale.
Così pilota e manager decidono di attaccare l’Aprilia con quella che nei libri di storia verrebbe battezzata una guerra lampo. Eppure basterebbe averne letto qualcuno di questi libri di storia per sapere che le guerre lampo non esistono. È sempre peggio di come te l’immagini. Così, quando Martín comunica all’Aprilia del suo desiderio di andarsene - a Le Mans, con delle comunicazioni ai colleghi spagnoli - Aprilia punta i piedi: tu hai firmato con noi e con noi resti. Ti aspettiamo, ti coccoliamo, ti diamo quello che ti serve. Tu però non puoi lasciarci qui.

Passa del tempo, dai siti spagnoli escono delle notizie che rimetterebbero in prospettiva uno scenario impietoso. Una, ad esempio: Martín non ha preso lo stipendio. Falso. Si arriva alla vigilia del GP d’Inghilterra, a Silverstone, con un comunicato di Aprilia: "Il contratto fra Aprilia Racing e Jorge Martín è valido ed efficace, e come tale deve essere rispettato fino alla sua scadenza (fine del 2026) da entrambe le parti, come del resto ha fatto Aprilia Racing che lo ha onorato in ogni sua parte, nei tempi e nei modi previsti e così sarà anche in futuro”.
È il giovedì del Gran Premio. Stacco, Marco Bezzecchi vince suddetto Gran Premio. La settimana dopo, Jorge si presenta all’Aprilia All Stars e sale timidamente in moto. Il pubblico non lo fischia, lo incoraggia. La gente lo accoglie come un ragazzo con una ferita aperta, non come colui che potrebbe causarla. È un momento di grande umanità. Lui, tuttavia, dice (a noi di MOW) che sarebbe difficile restare anche se gli venisse offerta una moto competitiva.
Siamo al venerdì di Assen. Albert Valera prova l’ultimo colpo di mano dichiarando che “Jorge è libero di firmare con la Honda per il 2026 se vuole”. Aprilia sottolinea che non è così e, presumibilmente, chiede un intervento del deus ex machina della MotoGP, Don Carmelo Ezpeleta. Il numero uno di Dorna, che ha tutto l’interesse nel consegnare un campionato sano ai nuovi proprietari di Liberty Media, con cui per altro ha appena ufficializzato il passaggio di consegne, parla per due minuti netti e lo fa in maniera chiarissima.
Jorge ha due modi per lasciare Aprilia: trovando un accordo con loro o trovando il benestare di un giudice. Se dovesse firmare con Honda e poi offrirsi di pagare una penale a cose fatte - questa era l’idea di Albert Valera - Dorna e Irta non gli permetterebbero di iscriversi al campionato.
Valera è disperato. Al punto che, quando lo incontriamo a pranzo, ci confessa di volersi appellare al TAS per sveltire le pratiche del tribunale, considerando che andare per le normali vie legali avrebbe dei tempi incompatibili con la carriera di un atleta come Jorge: si parla di tre, cinque anni di stop tra processi e appelli. Il problema in questo caso è che per andare al TAS - che si occupa di vicende sportive, non esattamente contrattuali - bisogna essere d’accordo in due. Aprilia chiaramente non lo è. Per altro, chi si chiede cosa ci sia scritto nella clausola dovrebbe fare un ragionamento diverso: quella clausola con cui Martín potrebbe svincolarsi può avere valore tra tre, cinque anni a prescindere dalle parole con cui è stata formulata perché può essere impugnata solamente con l’intervento di un tribunale.
Come andrà a finire tra Aprilia e Martín
Arriviamo così a queste ultime settimane. La strategia che chiameremo fuga dall’altare, ovvero firmare con Honda e poi pagare una penale ad Aprilia, non può essere messa in atto. L’idea della clausola invece non può funzionare perché senza un tribunale che la validi è carta straccia e Martín non correrebbe. Resta, cosa che il collega spagnolo ha dimenticato di menzionare, la terza strada: Jorge Martín e Aprilia si siedono a un tavolo, negoziano una cifra e il pilota lascia la squadra a fine stagione. In un primo momento Aprilia chiede una cifra che Albert Valera definisce irraggiungibile, enorme. Poi però si avvicinano. Jorge capisce che sì, la possibilità di andare in Honda c’è ancora, ma andrebbe fatto con le tasche molto più leggere rispetto a come se l’era immaginato. Nel frattempo, Marco Bezzecchi ha portato a casa altri due podi, uno nella Sprint e uno in gara. La moto va forte. Martín può tornare a guidarla. E la Honda, che con Johann Zarco sembrava sulla via della rinascita, è tornata a soffrire.
Jorge lascia Misano su di un jet privato leggendo un libro motivazionale. Fa una foto al titolo del terzo capitolo: Adattarsi per trionfare. Difficile dire se a Noale siano effettivamente già riusciti in questo piccolo (?) capolavoro di diplomazia, di certo sarebbe da incorniciare. Di certo Jorge troverebbe gente pronta ad accoglierlo come in giugno a Misano, ma pure come un paio di giorni fa quando tutto il team si è messo al suo fianco per rendere l’esperienza del rientro in pista la migliore possibile. Per come stanno adesso le cose, è difficile pensare a qualcosa di diverso rispetto al lieto fine che ci si prospetta davanti.
