Il matrimonio tra Jorge Martín e l’Aprilia è la grande storia di questa stagione in MotoGP, l’unica grande incertezza in un campionato governato interamente da Marc Marquez. Era il primo giugno quando, durante l’Aprilia All Stars, avevamo chiesto a Jorge se, nel caso in cui si fosse trovato a proprio agio con l’Aprilia, avrebbe ripensato la sua idea di andarsene. Perché, in fondo, a quello si poteva ridurre la storia. Marco Bezzecchi aveva appena vinto a Silverstone, tuttavia non erano ancora arrivati i due podi di Assen con cui Aprilia ha mandato l’ennesimo segnale positivo sulla bontà tecnica della RS-GP. Jorge, al tempo, aveva detto che difficilmente sarebbe bastato trovarsi bene sulla moto. Eppure la strada per tornare a guidare era lunga e i tempi di recupero incerti.

Poi però la settimana scorsa sono arrivati i 110 giri di Barcellona con una RSV4, il via libera dei medici a tornare sulla MotoGP e, cosa da non sottovalutare, una doccia gelida da parte del patron della MotoGP, Carmelo Ezpeleta. Il numero uno di Dorna ha infatti spiegato chiaramente che le uniche opzioni concesse a Martín per correre nel 2026 con una moto diversa dall’Aprilia (e quindi la Honda, che gli avrebbe offerto un contratto da 20 milioni di euro in tre anni) avrebbe dovuto accordarsi con gli uomini di Noale o incontrare il favore di un tribunale. Quest’ultima opzione è sfumata immediatamente: i tempi della giustizia italiana (perché si tratterebbe, da contratto, del Tribunale di Milano) non gli permetterebbero certo di correre nel 2026. Per quanto riguarda un punto d’incontro con Aprilia invece, Albert Valera ci ha raccontato che “Dovremmo lavorare cent’anni per pagarci la penale”. Certo, poi magari le cifre si aggiustano, ci si viene incontro e i numeri non sono così lontani dalla capacità di spesa del pilota spagnolo, evidentemente però passare alla Honda sarebbe diventato decisamente meno conveniente.
La sensazione quindi è che le cose stiano lentamente cambiando. Jorge non è più a casa, innervosito da una stagione partita nel peggiore dei modi. Non è più sul divano a guardare le gare dalla televisione con l’incubo di un ritorno difficile e una proposta in caldo sul tavolo. Il suo compagno di squadra ha dimostrato ampiamente che con quella moto è possibile vincere, stare davanti, imporsi anche su quella Ducati che per più di una volta non ha voluto portare Martín nel team ufficiale.
Jorge è sceso da un aereo mercoledì mattina, si è infilato una tuta bianca ed è entrato in pista a Misano con la sua RS-GP, complice il nuovo regolamento richiesto da Massimo Rivola per i piloti di rientro da un infortunio. Jorge ha quindi avuto tre set di gomme da provare e ha lavorato soprattutto per ritrovare confidenza col mezzo, a partire dai 29 giri effettuati in mattinata. Più tardi, nel pomeriggio, ne ha completati altri 35, per un totale di 64 giri con tre treni di gomme: niente male, per un pilota che non vedeva la MotoGP da tre mesi.
“Sono veramente felice di essere qui, è stato un percorso lungo e difficile, più di venti fratture, ho passato tre mesi senza salire su di una MotoGP”, il suo commento a fine giornata. "È un peccato che sia stato fuori così a lungo, praticamente tutta la stagione, anche se la cosa importante è che ora sono tornato. Non vedo l’ora di ripartire perché il feeling era grandioso. Credo che abbiamo fatto un gran lavoro, spingendo sempre di più. Alla fine siamo riusciti a lavorare tanto e siamo pronti per quello che verrà. Il piano è tornare a Brno, spero vada tutto bene questa settimana”.
È contento, di sicuro tornare in moto era quello che gli serviva. E forse l’amore per quell’oggetto lì, un proiettile nero da 280 cavalli, ha cominciato a bussargli nel petto. La squadra va ricostruita, il tempo recuperato. Se Jorge vuole però, può ancora farcela: il vero bivio tra restare o partire è adesso.
