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"Ok le moto, ma la mia passione era un'altra": Jorge Lorenzo brutalmente onesto con MOW anche su Marquez, Pecco, il "caso Martìn" e Toprak dalla SBK alla MotoGP

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

3 luglio 2025

"Ok le moto, ma la mia passione era un'altra": Jorge Lorenzo brutalmente onesto con MOW anche su Marquez, Pecco, il "caso Martìn" e Toprak dalla SBK alla MotoGP
Sulla passione vera, che non sono state le moto, ma pure su come prova a essere felice adesso che non corre più, oltre che sulla MotoGP, Pecco Bagnaia, Marc Marquez, il caso Jorge Martìn e le scelte per il mercato di Aprilia. Al ProDay del Marco Simoncelli World Circuit di Misano Adriatico abbiamo incontrato Jorge Lorenzo e l'abbiamo intervistato. Ecco cosa ci ha detto...

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

“Io non ho la passione che hanno loro”. Jorge Lorenzo l’ha detto indicando Marco Melandri e Loris Capirossi, che parlottavano intorno alle loro Ducati Panigale V4 nel box di Misano, nel bel mezzo del ProDay andato in scena il primo luglio al Marco Simoncelli World Circuit. Jorge ha appena smesso di girare, si sistema qualcosa sugli stivali (che poi cambierà per un paio nuovo di fabbrica, ma tutto bianco) e è seduto sulla sua sedia. Guarda alternativamente cellulare e ombrelline, s’asciuga il volto, poi ributta un occhio sulle ombrelline e poi, puntando lo sguardo su Capirossi e Melandri, se ne esce con quella frase: “io non ho la passione che hanno loro”. Gli avevamo appena chiesto di intervistarlo, aveva fatto sì con la testa, ma poi sembrava come se non volesse iniziare. Invece ha tirato fuori la prima risposta senza neanche la domanda. E, in qualche modo, ha pure indirizzato tutta la chiacchierata.

Perché quel “io non ho la passione che hanno loro”, detto in quel modo e dopo aver guardato le (effettivamente bellissime) ombrelline, sembrava quasi una battutaccia. Invece era una riflessione molto più profonda. E s’è capito quando, pensando di stare al gioco, gli abbiamo chiesto conto di quella affermazione, quasi aspettandoci un commento goliardico.

https://mowmag.com/?nl=1

A che passione ti riferisci?

Le moto sono state la mia vita, ma io non le ho vissute come una grande passione. Mi piace stare qua, mi piace girare quella volta o quelle due volte l’anno e quando sono in pista non riesco a fare a meno di bagarrare, però, quando guardo gli ex avversari o comunque gli ex colleghi, è come se loro sono rimasti sempre un po’ piloti. Hanno quella passione negli occhi intorno alle moto che io non ho. E’ bello da vedere, sia inteso, non è una polemica la mia e non è un dire cosa è meglio o cosa è peggio. Quando guardo la mia carriera sono orgoglioso di quello che ho fatto, ma ripenso anche a tutti i sacrifici per correre: ero attento a tutto, dal mangiare a ogni singola parola che dicevo. La mia passione non era correre in moto per il gusto di correre in moto, ma vincere. Io volevo solo vincere, le moto erano il mezzo per farlo. Ciò con cui sentivo di poter arrivare a sentire quel gusto lì. Ecco, la mia passione era vincere e migliorare.

Ce l’hai fatta cinque volte, è roba che riesce a pochi…

Sì. E, come detto, sono fiero della mia storia da pilota. Oggi, però, voglio essere Jorge Lorenzo, fermo restando che poi, quando c’è da girare in moto con la mia Yamaha ritrovo le emozioni che hanno caratterizzato la mia vita fin da quando avevo tre anni. Qui, ad esempio, con loro (indica ancora Loris Capirossi e Marco Melandri) non è che non abbiamo provato a metterci le ruote davanti. Solo che c’è una parte che fa anche un po’ rabbia: perché prima lo facevi per trenta giri, adesso dopo cinque giri hai l’affanno. Insomma, mi piace, ma limitatamente a eventi così, perché vedere che non mi riescono più le cose di quando correvo e che anche il corpo non reagisce più come una volta è qualcosa che lascia sempre quella sensazione un po’ così. Essere competitivi richiede un impegno e una disciplina che annienta la vita.

Tra te, Capirossi e Melandri quindi chi l’ha spuntata oggi?

Abbiamo fatto una uscita sola e ne sono previste diverse altre, quindi dovresti tornare a chiedermelo a fine giornata. I conti si fanno sempre alla fine (ride, ndr)

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Mi pare di capire che la definizione “ex pilota” non ti piace, chi è Jorge Lorenzo oggi?

Un uomo che per anni, fin da quando ne aveva tre, ha pensato solo e esclusivamente a vincere, a migliorare le sue performance sportive, e che, adesso, cerca di godersi la vita. Viaggio tantissimo, vedo posti che prima non avevo mai visto nonostante da pilota ho praticamente girato il mondo ogni anno. Partecipo a eventi che mi piacciono e in cui sento di poter stare a mio agio come quello di oggi qui a Misano, mangio senza dovermi preoccupare troppo pur facendo un po’ di attenzione a non esagerare, guido auto che per molti sono solo un sogno. Insomma dai: cerco di essere felice. Porto avanti degli investimenti, ecco, quel settore lì mi piace molto e mi entusiasma. E poi, comunque, ci sono ancora le corse che uno spazio ce l’hanno, tra il ruolo di commentatore in TV o Duralavita.

A proposito di Duralavita, ma che salotto speciale è?

Sta avendo un successone. Ospiti giusti, competenti, penso che Duralavita sia il miglior podcast sulla MotoGP in assoluto e che è molto apprezzato si capisce anche dal fatto che voi giornalisti, non solo italiani o spagnoli, spesso fate riferimento ai contenuti emersi lì. L’avevamo messo su quasi per gioco e invece è davvero un bel prodotto.

Sulla MotoGP 2025, però, ormai sembra esserci più poco da commentare…

Credo che Marc Marquez vincerà il titolo se è a questo che ti riferisci. In questo momento penso che solo un infortunio, che di sicuro non auguro a lui come a nessuno, potrebbe impedirgli di diventare campione del mondo. Ora è il più forte e ha la migliore moto. A Assen, sia nella Sprint il fratello sia Bezzecchi nel GP, gli si avvicinavano in appena due curve, per il resto Marc riusciva a tenere quel gap che serviva per stare relativamente tranquillo: è il segno che ha tutto sotto controllo. Poi magari arriveranno circuiti in cui riusciranno anche a batterlo.

E Pecco Bagnaia?

Io l’ho già detto: credo a quello che dice. E lo capisco se sente di non avere feeling. I fattori sono due: Marc va di più, ma questo non significa che a Bagnaia non manchi davvero qualcosa. Lavoreranno per migliorare la moto e gli arriverà più vicino.

Anche tu hai condiviso il box con Marc Marquez, quanto è dura psicologicamente?

Psicologicamente è dura quando vedi che il cronometro non dice quello che vorresti, non è questione di compagni di squadra. Sicuramente Marc è un fenomeno, sicuramente non è facile, ma questo può essere anche uno stimolo.

Che consiglio daresti a Pecco adesso?

L’unico che paga sempre: lavorare. E’ quello che sta facendo insieme alla squadra, vedo che non molla e penso che sia l’atteggiamento giusto, perché alla fine tutto quello che conta è trovare il feeling di cui hai bisogno anche per poter osare un po’ di più, per provare quella manovra magari un po’ al limite che se senti che non è tutto a posto non provi a fare. Ci sono piloti, come ero anche io, che hanno bisogno di sentire di avere tutto sotto controllo e Pecco è tra questi, poi ci sono piloti, come ad esempio Stoner o lo stesso Marquez, che riescono a trovarsi anche quando il feeling non è perfetto. Però Ducati e Dall’Igna sono di quelli che hanno la forza di portare avanti anche due sviluppi se servirà.

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Qui al ProDay, oggi, ci sono anche Marco Bezzecchi, Lorenzo Savadori e Massimo Rivola, praticamente tutta l’Aprilia, pensi che saranno davvero loro gli anti Ducati?

Aprilia è cresciuta tantissimo negli anni e sembra un bellissimo ambiente. Chi sarà l’anti Ducati, però, lo vedremo solo alla fine leggendo il nome di chi sarà arrivato più vicino alle Ducati.

Conosci benissimo Albert Valera, che dici sul “caso Martìn”?

Che è una situazione complicata e che conosco solo da spettatore, più o meno come tutti…

Come andrà a finire? E chi prenderesti se Martìn e Aprilia dovessero separarsi?

Non lo so come andrà a finire, ma non sarei troppo sorpreso se alla fine varrà ciò che è scritto nel contratto e quindi se andranno avanti insieme. Non penso manchi molto prima di capire come si concluderà questa vicenda. Chi prenderei sei fossi Aprilia per rimpiazzare Martìn? Di piloti forti ce ne sono, bisogna capire su cosa Aprilia vuole puntare: sull’esperienza, sulla continuità o su un giovane da far crescere. Nell'ultimo caso c’è Moreira, che è anche brasiliano e sicuramente può essere una figura significativa anche per la MotoGP che dal prossimo anno tornerà in Brasile, oppure tra i giovani c’è Garcia che una RS-GP l’ha anche provata di recente, o anche Gonzales. Se punteranno sulla continuità non vedo male Ai Ogura, che sta facendo molto bene al suo primo anno e che guida già una Aprilia satellite. Oppure, se punteranno sull’esperienza, vedrei bene Enea Bastianini, che è uno che comunque ha già dimostrato di saper vincere in MotoGP. Però vedremo, perché potrebbe anche succedere che Martìn resti.

Tu hai vinto tantissimo con Yamaha, ma sei stato anche un pilota Honda. Pensi che i due marchi giapponesi torneranno competitivi?

Hanno la forza, anche economica, per tornare competitivi e credo che dal 2027, con le nuove moto, si livellerà un po’ tutto e potremo vedere più equilibrio. Già ora sono più vicine.

L’ultimissima: sei stato, probabilmente, il più analitico e attento ai dettagli tra i piloti della storia recente della MotoGP e sei anche quello che non ricorre mai a troppe diplomazie. Pensi che Toprak Razgatlioglu, arrivando dalla SBK, potrà davvero fare bene con i prototipi?

Le categorie sono incredibilmente diverse. Una MotoGP non è paragonabile con niente, quindi sarà tutto un po’ da capire. Queste moto con cui abbiamo girato oggi qui, ad esempio, sono molto simili alle SBK, ma la MotoGP è un altro mondo proprio. Quello che è certo è che se c’è un pilota della SBK che può fare bene con i prototipi, al momento quel pilota lì è Toprak.

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