Degli otto anni di Michelin in MotoGP si è parlato molto. Dell’arrivo critico, quando l’anteriore cedeva senza avvisaglie, delle nuove specifiche introdotte un po’ alla volta, del periodo in cui la MotoGP produceva gare endurance e, chiaramente, delle critiche da parte dei piloti, a volte anche estremamente dirette. L’ultimo esempio lo abbiamo avuto nella domenica del Qatar, quando Jorge Martín ha - di fatto - consegnato il titolo nelle mani di Pecco Bagnaia: “Con queste gomme perdevo un secondo al giro”, ha raccontato dopo il 10° posto in gara. Di contro, da Michelin hanno fatto sapere di aver svolto un gran numero di analisi in laboratorio, per poi scoprire che quelle gomme non avevano niente in meno rispetto a quelle impiegati dal resto dei piloti. Alessandro Barlozzi, Head of Michelin Motorsport Media, ha anche proposto ai giornalisti presenti a Valencia un giro in fabbrica a Clermont-Ferrand per capire davvero come vengono costruite queste gomme, in modo da apprezzare il processo produttivo e l’altissima attenzione impiegata dai tecnici elle fasi di controllo qualità. Il punto è sempre lo stesso: capita che le gomme non abbiano costanza di rendimento (specialmente se preriscaldate) e capita, di tanto in tanto, che i piloti se la prendano con il gommista anche quando magari hanno avuto problemi di messa a punto o confidenza con la moto.
In tutto questo però, nel lunedì dei test di Valencia si è presentata Pirelli, che ha già preso il posto di Dunlop in Moto3 e Moto2 con tutta la soddisfazione dei piloti, almeno a giudicare dai tempi sul giro, già migliori rispetto a quanto fatto durante la domenica di gara con il fornitore britannico. Il che lascerebbe intendere una volontà da parte di Pirelli di prendere in gestione anche il monogomma della prima classe, la MotoGP. D’altronde Pirelli è già fornitore unico in Superbike (sempre gestito da Dorna) e, soprattutto, in Formula 1, dove l’impegno è decisamente superiore rispetto ad un campionato motociclistico. Indicazioni, queste, che a Max Temporali, tester nonché telecronista della WSBK, fanno pensare a un interessamento del costruttore italiano alla MotoGP: «Tempo tre anni, e in MotoGP potrebbe arrivare Pirelli - ha scritto sui suoi profili social - La strada è tracciata e il riferimento sarà il ‘27. Il problema di Michelin è che non ha mai totalmente soddisfatto l’ambiente. Belle sono belle, eh: fatte a mano, una ad una, sono un'opera d'arte. Ma poi? Oltretutto non si capisce quale sia la politica dell’investimento. In MotoGP si usano gomme prototipo, che con le gomme in vendita non c’entrano niente. I prodotti in commercio sono silenziosamente sul mercato. Io sono appassionato del marchio, e leggere Michelin mi regala una bella emozione, però il mio entusiasmo si ferma lì. In azienda dovrebbero dedicare il mezzo busto all’ingegnere Piero Taramasso, che per la casa francese è responsabile MotoGP. Ci sono momenti che - mi si perdoni il gergo - prende “sberle” da ogni cantone, senza che scomponga un capello. Ci mette faccia e reputazione. Il più delle volte non condivido le sue dichiarazioni, ma ammiro la resilienza e l'impegno per la difesa della "sua" Michelin. Vado a sentimento, ma i francesi non mi sembrano reagire ai "difetti" dichiarati dai piloti. Come dire: andiamo avanti così, che se poi arriva il problema... “Piero, ci pensi tu?”»
Difficile dire se le cose andranno veramente così, come è difficile pensare che i piloti sarebbero contenti di un altro cambio di fornitura. Quello che sappiamo, piuttosto, è che Michelin e Pirelli troveranno il modo di avere i contratti in scadenza con i rispettivi campionati di punta allo stesso momento, in modo da potersi anche scambiare di posto nel 2027. Anno in cui, lo ricordiamo, la MotoGP vedrà l’introduzione del nuovo regolamento tecnico, che dovrebbe portare la cubatura massima a 850cc e ridurre l’impatto di elettronica e aerodinamica, in modo da rendere le moto più lente e sicure, aumentando invece lo spettacolo.